Corea del Nord tra missili e fame

Domenica 24 Aprile la Corea del Nord ha confermato la riuscita del lancio di un missile da un suo sottomarino. Pyongyang afferma di essere in grado di colpire la Corea del Sud e gli Stati Uniti in qualsiasi momento. Questo test, per molti osservatori riuscito solo a metà, rappresenta un progresso tecnologico di rilievo, che fa salire di un gradino l’asticella della minaccia nucleare.

Tentativo dopo tentativo, la Corea del Nord continua a migliorare le sue tecnologie balistiche. Il ministero della Difesa sudcoreano ha confermato che Pyongyang aveva lanciato da un suo sottomarino un oggetto che somigliava moltissimo ad un proiettile. L’evento è accaduto al largo del porto di Sinpo, nel Mar del Giappone. Il missile è rimasto in aria solo pochi minuti, percorrendo una trentina di chilometri prima di esplodere. Una prova riuscita a metà, che suscita però molte preoccupazioni. Un lancio effettuato da un sottomarino è in effetti molto più difficile da intercettare che quello effettuato da una rampa di lancio terrestre. Se il regime di Kim Jong-un riuscirà un giorno a dominare questa tecnologia, le sue minacce nucleari diventeranno molto più credibili.

Questa nuova prova di forza avviene qualche giorno prima dell’inizio dello storico Congresso del Partito dei lavoratori nordcoreani, il primo da 36 anni. Kim Jong-un se ne servirà per consolidare il suo potere. L’evento è attesto per Maggio. Per la prima volta dopo 36 anni, i rappresentanti del PTC si riuniranno a Pyongyang. In programma: annunci in campo economico e il pieno sostegno al potere di Kim Jong-un. Un raduno del quale si conosce il poster, ma non ancora la lista degli invitati. Un mazzo di fiori primaverili su sfondo rosso, il titolo in giallo “7° Congresso del Partito del lavoro di Corea” e due grandi caratteri verdi: “Kyong Chuk”, espressione utilizzata in Corea in modo solenne per trasmettere le proprie “felicitazioni” durante le grandi occasioni. Il poster, svelato dall’agenzia sudcoreana Yonhap è uno dei tanti indizi lasciati per questo plenum di rappresentanti del Partito unico fondato da Kim Il-sung nel 1946. Lo scorso 18 Aprile,si è tenuta a livello locale nella provincia del Pyongan del nord, una prima riunione dei rappresentanti del PTC. Altre nove dovrebbero seguire prima dell’apertura del Congresso.

I rari tour operator che rientrano dalla Corea del Nord mostrano gli alacri preparativi per questo evento  e soprattutto  la mobilitazione dei cittadini come testimonia il video diffuso su Istagram dall’agenzia Giovani Pionieri  (Youngpioniers) e che mostra una coorte canterina. Il martello dell’operaio, la falce del contadino e il pennello del calligrafo, in poche parole il logo del Partito del lavoro della Corea, appare più spesso del solito sui media. I giornalisti dell’Agenzia NKNews hanno rilevato che la parola “congresso” è stata pronunciata 741 volte dall’inizio di quest’anno, dai siti anglofoni della stampa ufficiale nordcoreana. Per quanto riguarda le celebrazioni, soprattutto quelle previste alla vigilia del Congresso, gli osservatori della NkNews prevedono marce con torce illuminate al calar del sole, essendo la fiamma uno degli emblemi  dei movimenti giovanili della Corea del Nord.

Nel 1980, il 6° Congresso era stato per Kim Jong-il il palcoscenico che gli aveva dato la possibilità di ufficializzare la sua posizione al posto del padre. Anche questa volta, il 7° Congresso permetterà a Kim Jong-un di rafforzare il suo potere incarnandosi come degno successore di suo nonno. Anche un’occasione per annunciare le riforme necessarie al rilancio dell’economia, trasformando progressivamente il Paese nel modello cinese. Infine, forse un modo  per l’attuale leader di marcare la differenza con la politica del “Songun” cara a suo padre Kim Jong-il e prendere quindi le distanze con una dottrina che esaltava sopra ogni cosa la superiorità dei militari. Ciò non impedisce che mantenga il suo controllo sulla truppa, avendo il Partito nominato lo scorso 14 Aprile, Kim Jong-un rappresentante delle forze armate.

Nell’attesa, i diplomatici nordcoreani sembrano essere in difficoltà nel redigere la lista degli invitati. A sentire i Servizi sudcoreani, l’evento sarebbe previsto il prossimo 7 Maggio. Per ora nessuna data è stata ufficializzata da Pyongyang. Non si sa neanche quali Paesi verranno rappresentati. Trentasei anni fa, 177 delegazioni arrivarono da 118 Paesi, tra loro i vice-Presidente cinese Li Xiannian, il Presidente della Guinea Touré, e Robert Mugabe, all’epoca Primo Ministro dello Zimbabwe. Dopo l’esperimento nucleare nordcoreano dello scorso Gennaio, l’ONU ha adottato nuove sanzioni per isolare ulteriormente Pyongyang dalla comunità internazionale. Cosa che non sembra aver scoraggiato un regime che ha fatto dell’arma atomica una questione di sopravvivenza. Un nuovo esperimento sotterraneo come nuovi test su missili balistici potrebbero così essere attuati prima di questo Congresso.

Intanto più di tre nordcoreani su quattro hanno bisogno di aiuti umanitari ha fatto sapere l’ONU lo scorso 21 Aprile attraverso il rapporto “RPD Corea 2016: Bisogni e Priorità”. La malnutrizione rimane nella Corea del Nord un problema molto grave per la salute pubblica: 41,6% dei suoi abitanti sono sotto alimentati. Nonostante gli sforzi nazionali per raggiungere l’autosufficienza agricola, la Corea del Nord non produce abbastanza cibo per la sua popolazione, mostrano le agenzie della NU che operano in Corea del Nord. La situazione è aggravata dalla siccità che lo scorso anno ha ridotto il rendimento dei raccolti. La Corea del Nord, la cui economia e agricoltura sono in rovina dopo decenni di gestione disastrosa e di risorse destinate al programma nucleare, ha vissuto una pesantissima carestia nella seconda metà degli anni 90. Gli aiuti internazionali, in particolare quelli di Stati Uniti e Corea del Sud, sono stati ridotti di molto per via delle tensioni provocate dai programmi nordcoreani dal tono unicamente belligerante.

Kim Jon-un ha pochi miglioramenti economici da pubblicizzare e ha quindi bisogno di mostrare i progressi in campo militare. Una logica politica interna che spiega il suo rifiuto di cedere alle sanzioni internazionali. Intanto il suo popolo lentamente muore.

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