Italia delle Regioni
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, coordinatore del settore Agricoltura in Conferenza delle Regioni a proposito della recente audizione in Commissione Agricoltura del Senato: “in Audizione abbiamo evidenziato alcuni aspetti positivi del provvedimento sul caporalato, ma abbiamo anche sottolineato come vada rafforzata la legge”. Rossi ha guidato una delegazione della Conferenza delle Regioni in audizione sul disegno di legge n. 2217 in materia di “Contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura”.
“Ben vengano quindi questi nuovi interventi legislativi che aumentano le pene e la certezza che sia colpita l’intermediazione al lavoro agricolo, in quanto sono ormai evidenti le sofferenze e le negatività per l’intero settore dovute all’intermediazione illegale di manodopera. Fenomeno che non è più relegabile solo ad alcune Regioni. In questo disegno di legge è anche positiva l’estensione delle denunce da parte dei lavoratori.
Ma su un punto in particolare le Regioni auspicano una maggiore attenzione, ed è quello dell’introduzione della cosiddetta condizionabilità all’erogazione dei fondi. Serve, infatti, un allargamento del fattore condizionabilità anche al rispetto dei diritti dei lavoratori, introducendolo tra i fattori per l’erogazione di risorse in agricoltura. Il rispetto del diritto al lavoro va esteso in particolare anche all’accesso dei fondi europei.
Inoltre bisogna rafforzare il provvedimento intervenendo anche sul lavoro interinale e sui voucher. Le Regioni intendono fare la propria parte – ha sottolineato Rossi – e assumersi le proprie responsabilità. In tal senso abbiamo proposto di poter avere un ruolo importante di coordinamento tra le istituzioni locali, per svolgere così in modo sempre più efficace i controlli sul territorio nella lotta contro il caporalato. Chiediamo insomma un maggior ruolo nella lotta contro il caporalato, collaborando in modo stretto con lo Stato”.
Piero Fassino, presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani chiede flessibilità per l’approvazione dei Bilanci consuntivi e previsionali dei comuni. “Un autorevole intervento affinché le Prefetture adottino la massima cautela e attenzione nell’avvio delle procedure, a fronte delle obiettive difficoltà che i Comuni stanno incontrando” nel chiudere sia i bilanci previsionali che quelli consuntivi entro il 30 Aprile. Lo chiede il presidente dell’Anci Piero Fassino, in una lettera inviata al ministro dell’Interno Angelino Alfano, e alla luce del fatto che “registriamo da giorni e con maggior intensità in queste ore numerose e motivate segnalazioni circa la difficoltà a rispettare la scadenza del termine di approvazione del bilancio, nonché dei consuntivi. Segnalazioni che pervengono anche da numerosi Presidenti di ANCI regionali”.
Fassino ricorda che l’Anci aveva già manifestato preoccupazione “all’atto di fissazione della scadenza del 30 aprile, circa la complessità delle procedure e l’impegno a cui sono chiamati gli uffici, derivante anche dalla coincidenza dei due adempimenti”. Il presidente dell’Anci sottolinea anche che l’Associazione “ha ulteriormente verificato la disponibilità a consentire uno slittamento di ulteriori 30 giorni, senza allo stato alcun riscontro positivo”.
Secondo Fassino, infatti, non devono essere sottovalutate le complesse attività connesse alla redazione dei documenti contabili in scadenza. “Va in primo luogo considerata – spiega il Presidente – la sovrapposizione al 30 aprile delle scadenze relative al rendiconto 2015 e alle previsioni 2016, coincidenza mai prima d’ora registrata che investe il personale tecnico degli uffici finanziari comunali, fortemente provato anche dalle restrizioni finanziarie degli scorsi anni e dai perduranti limiti alle assunzioni. I documenti contabili in questione – prosegue – sono inoltre caratterizzati dalle numerose novità dovute alla progressiva entrata in vigore delle nuova contabilità armonizzata”.
Da qui l’appello al Ministro, affinché “le Prefetture adottino la massima cautela e attenzione nell’avvio delle procedure, improntando la propria condotta alla massima collaborazione e concedendo quella flessibilità utile a consentire l’approvazione dei bilanci e dei consuntivi, tenendo conto che trattasi di un atto eminentemente politico che richiede un ampio dibattito democratico e che ogni intervento esterno ha delicate implicazioni in termini di autonomia politico-amministrativa locale”.
In ambito delle riforme costituzionali del Senato della Repubblica e gli effetti sull’organizzazione e le funzioni degli organi territoriali: “Il sistema delle Conferenze (Stato-Città, Stato-Regioni e Unificata) assicura trasparenza, capacità di comunicazione e confronto tra autonomie territoriali e governo e soprattutto consente un pieno dibattito sulle questioni centrali che riguardano gli enti locali. Per questo il nuovo Senato non è sostitutivo al sistema delle Conferenze ma complementare ad esso, per un continuo e condiviso confronto tra poteri centrali e locali, garantito fino ad oggi dall’attuale sistema di concertazione. E’ questa, in sintesi, la posizione espressa oggi dall’Anci nel corso dell’audizione presso la commissione parlamentare per le Questioni Regionali, che ha ascoltato l’Associazione in merito all’indagine conoscitiva sul sistema di concertazione enti locali-Stato centrale. “L’attuale sistema delle conferenze – ha spiegato il vicepresidente Matteo Ricci che ha guidato la delegazione Anci – garantisce un corretto rapporto tra esecutivi e quindi non è alternativo al nuovo Senato delle autonomie, cui spetterà esprimere la rappresentanza politica dei territori.
Inoltre – ha continuato Ricci – il Senato non avrà competenze su tutte le materie di interesse degli enti locali come ad esempio la Legge di Stabilità, che dopo la riforma sarà votata solo dalla Camera ma che rappresenta uno dei tavoli principali di confronto all’interno delle Conferenze”. Il vicepresidente Anci ha poi rimarcato come “quasi mai, in questi anni, le Conferenze sono state ‘arena politica’, conservando il ruolo di importante di confronto istituzionale per il Paese
Ricci ha quindi dedicato un passaggio alla riorganizzazione della governance comunale, ricordando la proposta Anci che parte dall’aggregazione si servizi per bacini omogenei, passando dagli incentivi a unioni e fusioni volontarie “perché se si riorganizzano i luoghi di confronto istituzionale è importante che i Comuni riorganizzino se stessi, cosa che auspichiamo venga fatta anche dalle Regioni”.