Perfetti sconosciuti (Film, 2016)

Non ci volevo andare. Non mi fidavo di Paolo Genovese regista, soggettista e sceneggiatore. Poi leggo che Perfetti sconosciuti ha vinto un sacco di David di Donatello, che da qualche parte l’hanno premiato per la sceneggiatura e per i dialoghi. Non solo, un collega recensore mi paragona Genovese a Woody Allen e grida al capolavoro. Bisogna andarci. Non posso fare a meno di vederlo. Prendo l’auto e mi faccio 50 chilometri fino a Cecina, ché là proiettano questo capolavoro. Risultato: delusione su tutta la linea ma conferma che da una quercia non nascono limoni.

Perfetti sconosciuti mette in campo la fiera del luogo comune durante una cena tra amici, soluzione spazio temporale unitaria, film molto teatrale, arricchito da buchi di sceneggiatura e soluzioni irreali, dialoghi ridondanti e grondanti retorica, situazioni da fotoromanzo Lancio e telenovela colombiana. Tre coppie piene di problemi e un amico gay che non ha mai avuto il coraggio di confessare la sua diversità (nel 2016!) mettono in campo un gioco crudele con i telefonini, decidono che per una sera li terranno aperti e risponderanno con il vivavoce. Il vaso di Pandora delle situazioni problematiche deborda, salvo poi scoprire, con un colpo di scena ancor più assurdo della storia, che lo sceneggiatore ha soltanto scherzato. Non abbiamo visto quel che è stato ma quel che sarebbe potuto accadere.

Un film irritante, imbarazzante, inutile, che spreca il talento degli interpreti, mettendo nel calderone una tale quantità di temi da poter sceneggiare almeno dieci pellicole. Va da sé che ogni argomento è trattato dal regista con una superficialità sconcertante, sia l’adolescenza come la presenza invasiva dei cellulari, passando per psicanalisi e chirurgia estetica, toccando omosessualità, mariti e mogli che tradiscono con leggerezza, rapporti finiti che si trascinano per abitudine. Tutto in una sera. Al tavolino. Complice un gioco assurdo che mette in primo piano l’amato-odiato cellulare, compagno delle nostre esistenze.

Il regista di Immaturi vuol fare Scola ma è soltanto Genovese e gli viene male, purtroppo. Convince tutti, comunque, persino la giuria dei David di Donatello. Non gli sconvolgerà la vita il fatto di non aver convinto Gordiano Lupi.

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Regia: Paolo Genovese. Soggetto: Paolo Genovese. Sceneggiatura. Paolo Genovese, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini, Rolando Ravello. Fotografia: Fabrizio Lucci. Montaggio: Consuelo Catucci. Effetti Speciali: Bluma Lab. Musiche: Maurizio Filardo. Sigla di coda: Perfetti sconosciuti, canta Fiorella Mannoia. Scenografia: Chiara Balducci. Produttore: Marco Belardi. Casa di Produzione: Lotus Production. Durata: 97’. Genere: Commedia/Drammatico. Interpreti: Giuseppe Battiston, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Edoardo Leo, Kasia Smutniak, Anna Foglietta, Alba Rohrwacher.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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