Hunger (Film, 2008)
Come ogni anno siamo alle prese con il tappeto rosso di Cannes, anche se nessun film italiano partecipa alla kermesse come opera in concorso, dobbiamo accontentarci di Valeria Golino in giuria e di qualche invito nelle sezioni speciali. Non c’è miglior pretesto di Cannes che andarsi a rivedere un grande film premiato sulla Croisette nel 2008 con la Caméra d’or per la miglior opera prima. Regista il debuttante Steve McQueen (Londra, 1969), interprete principale uno straordinario Michael Fassbender, nei panni del prigioniero politico Bobby Sands che si lascia morire al termine di uno sciopero della fame dai toni estremi.
Stiamo parlando di Hunger, film rivelazione prodotto da Irlanda e Regno Unito, che scoperchia un mondo di soprusi e violenze nelle carceri britanniche ai danni dei terroristi irlandesi dell’IRA, nei primi anni Ottanta, durante la lotta per ottenere repubblica e indipendenza. Un film caratterizzato da lunghi silenzi, fotografia spettrale, immagini di abbrutimento fisico e morale, ma anche da un piano sequenza di venti minuti, interminabile dialogo tra il protagonista e un prete, nel quale il terrorista giustifica le azioni autolesioniste. Il piano sequenza è la cifra stilistica della pellicola, girata in modo sublime da un regista che usa la macchina da presa per indagare stati d’animo e sofferenza, tra lunghe parentesi introspettive e immagini di crudo e cupo realismo. Hunger è teatro allo stato puro, prison-movie politico ed estremo, film di denuncia che mette in primo piano una lotta non violenta dei detenuti, a base di blanket protest (rifiuto di indossare l’uniforme), dirty protest (urina ed escrementi rovesciati nella cella e nel corridoio), infine sciopero della fame durante il quale molti ribelli perderanno la vita.
Cinema d’autore, molto europeo, basato su poetiche dissolvenze che aprono il campo a ricordi d’infanzia, momenti indistinti di felicità lontana che si alternano a sofferenza contemporanea. Lo stile è freddo, essenziale, la fotografia ocra rende la narrazione ancora più cupa e bergmaniana, senza concedere niente allo spettacolo. Hunger non è un film per un pubblico impreparato, soprattutto non si propone il compito di giudicare moralisticamente un torbido momento del passato, non vuole dare giudizi affrettati e manichei, ma soltanto fotografare con fredda determinazione un periodo storico buio attraversato da tutto il Regno Unito. Da recuperare.
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Regia: Steve McQueen. Soggetto: L.D. Goffigan. Sceneggiatura: Enda Walsh, Steve MacQueen. Fotografia: Sean Bobbitt, John Sawyer. Montaggio: Joe Walker, Jessica Kehrhahn. Musica: John Califra. Scenografia: Tavia Trepte, Sim Lawson. Interpreti: Michael Fassbender, Liam Cunnigham, Stuart Grahm, Brian Milligan, Lian McMahon, Helena Bereen, Larry Cowan. Durata: 96’. Paesi di Produzione: Gran Bretagna, Iralnda. Distribuzione: Bim. Genere: Drammatico.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]