Cronache dai Palazzi

Con un altro colpo di fiducia arriva al traguardo il ddl Cirinnà. Le unioni civili diventano “legge”. Il premier Renzi esulta insieme ai suoi stretti collaboratori e, nell’insieme, tutta la squadra di governo manifesta la propria soddisfazione per una battaglia sui diritti civili che ritiene “giusta”.

Sull’altro versante le opposizioni che, pur avendo incassato la legge, parlano già di referendum abrogativo. In sostanza “noi non siamo contrari al riconoscimento dei diritti degli omosessuali ma ricorriamo al referendum perché Renzi ci ha impedito di emanare e discutere la legge e noi ridiamo la parola ai cittadini che rappresentiamo”. Con queste parole Carlo Giovanardi di Idea spiega il perché del referendum abrogativo, accompagnato dai suoi compagni di partito, come Gaetano Quagliariello, insieme a Maurizio Gasparri e Lucio Malan di Forza Italia, l’ex ministro Sacconi e altri esponenti del centrodestra tra cui i leghisti Centinaio e Molteni. Il gruppo del referendum si è costituito anche su Twitter con l’hashtag  #cenericorderemo, lo stesso adottato dal promotore del Family Day, Massimo Gandolfini, il quale non nasconde l’intenzione di mobilitarsi, in primo luogo per votare ‘no’ al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale.

Renzi, a sua volta, ha comunque difeso la scelta della fiducia a proposito di unioni civili pur ammettendo alcune contraddizioni. Sinistra Italiana, ad esempio, ha votato no alla fiducia ma alla fine ha detto sì al voto finale della legge. “Io auspico che questo referendum ci sia”, ha commentato invece la senatrice Monica Cirinnà di fronte ai microfoni di Sky, argomentando: “Perché se il referendum ci sarà noi lo vinceremo e sarà soprattutto il viatico per arrivare presto e bene all’uguaglianza piena”.

In pratica la nuova legge garantisce alle coppie omosessuali una serie di diritti finora violati. L’unione civile comporta l’obbligo reciproco di assistenza morale e materiale; l’obbligo di contribuire ai bisogni comuni; garantisce la reversibilità della pensione e riconosce al coniuge dello stesso sesso il diritto di eredità. Non è previsto invece l’obbligo di fedeltà e non viene concessa l’adozione co-genitoriale, la cosiddetta stepchild adoption. La Cirinnà riconosce inoltre anche diritti e doveri dei “conviventi di fatto” etero o gay uniti “stabilmente da legami affettivi di coppia”. A costoro vengono riconosciuti i medesimi diritti di assistenza del coniuge nel caso di carcerazione e ricovero, oltre al subentro nell’affitto o il diritto a rimanere fino a 5 anni nella casa di proprietà del partner in caso del suo decesso. Ed infine la possibilità di chiedere gli alimenti in caso di separazione.

Sulla stepchild, in particolare, frena anche Matteo Renzi che nello studio di Porta a Porta, discutendo della legge sulle unioni civili, ha affermato di non essere certo di poter arrivare alle adozioni per le coppie omosessuali in questa legislatura. “È prematuro parlare di stepchild e di adozione”, ha ribadito Renzi aggiungendo: “È chiaro che per questo non ci sono i numeri in Parlamento”. Proprio sul tema delle adozioni si sono inoltre registrate varie defezioni a partire dalla gerarchia del Pd ma il premier-segretario ha voluto ribadire la sua laicità, pur non nascondendo di essere cattolico.  “Ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo”, ha dichiarato Renzi, non dimostrandosi sorpreso di certe reazioni del mondo cattolico e non solo. Sul tema delle adozioni è inoltre in corso d’opera una bozza di legge, un testo che il Pd tende a difendere come una bandiera, dato che dovrebbe essere firmato da entrambi i capigruppo, Ettore Rosato a Montecitorio e Luigi Zanda a Palazzo Madama. Si tratta in pratica della riforma della vecchia legge 184 già annunciata da Maria Elena Boschi a fine febbraio, dopo lo stralcio della stepchild adoption dalla Cirinnà. Si prometteva “una legge sulle adozioni che però riguardi tutti, i gay, i single e le coppie di fatto”, partendo in sostanza dal soggetto “più debole” ossia il bambino. Il primo marzo la Commissione giustizia della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva sul tema ma finora è stata registrata una sola audizione, tantoché il Movimento Cinquestelle ha denunciato lo “stallo, una vera e propria paralisi”. I grillini hanno depositato anche una proposta di legge sulle adozioni internazionali rispetto alle quali, in virtù degli ultimi dati forniti dalla CAI (Commissione per Adozioni Internazionali), hanno denunciato un crollo del 30%. Secondo la presidente Donatella Ferranti lo stallo non è volontario dato che nell’ultimo mese, in particolare, alcune priorità hanno intralciato l’iter delle adozioni.

Tra le priorità le nomine della magistratura che scadono il 31 maggio, per cui “si rischiava un blocco totale, e i 900 emendamenti sulle unioni civili”. Per quanto riguarda le adozioni internazionali con la nuova legge dovrebbe essere riformata completamente la CAI che molto probabilmente verrà trasformata in un’agenzia governativa. Secondo la proposta dei Cinquestelle, in particolare, la CAI “diventa di competenza del ministero Esteri e cambia la sua composizione”. Oltre al crollo della adozioni – secondo l’Istat del 30 per cento tra il 2011 e il 2013 – il M5S ha ribadito anche gli estenuanti tempi di attesa per le famiglie, e i costi che vanno da 20 a 50 mila euro per ogni procedura. In sostanza verrà trattato anche il tema del bisogno di genitorialità  delle coppie gay e “lo faremo come punto di arrivo di un percorso”, ha affermato Walter Verini, capogruppo del Pd in Commissione giustizia a Montecitorio. Mentre Renzi ha auspicato che da qui al 2018 si trovi il modo di “discutere serenamente” di questioni fondamentali in una società che si trasforma.

Sull’altro piatto della bilancia del governo ci sono le questioni economiche, e quindi anche i vari accordi con Bruxelles a proposito di Patto di Stabilità, per cui il giorno del verdetto è fissato per il 18 maggio. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha a sua volta replicato ai commissari europei Dombrovskis e Moscovici, e quindi al rapporto stilato dalla Commissione, con una lettera alla quale ha allegato un documento di ben 78 pagine, e nella quale argomentare tutte le buone ragioni del governo Renzi. Nella lettera il ministro Padoan sottolinea che il debito “virtualmente stabilizzato” nel 2015 – anno in cui è salito dal 132,5 per cento al 132,7 per cento – dovrebbe iniziare a calare nel 2016, al 132,4 per cento per poi scendere ulteriormente e in maniera più decisa negli anni successivi. A proposito di “clausole di salvaguardia” il ministro pone infine l’accento sugli aumenti dell’Iva che dovrebbero scattare dal 2017 dovendo rispettare gli impegni di bilancio. Le clausole per ora restano in vigore e gli aumenti dell’Iva verranno annullati solo se la riduzione del deficit darà segnali positivi, superiori alle aspettative. L’Italia intende in pratica rispettare i requisiti del Patto di Stabilità ottenendo magari un approccio più morbido da parte della Commissione il 18 maggio.

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