PIL, la Natura produce più dell’Uomo

La natura produce valore economico per una cifra superiore al prodotto interno lordo di tutte le economie del mondo intero: per l’esattezza, centoquarantacinquemila miliardi di dollari l’anno in beni e servizi, secondo la stima effettuata dal WWF in occasione dell’Earth Day 2016. A rivelarlo è uno studio sul valore dei servizi eco-sistemici realizzato da un team di studiosi di economia ecologica, capitanato dallo statunitense Robert Costanza. La notizia sorprende perché la ricchezza generata dalle attività umane e quella derivante dalla natura stessa, sono messe a confronto in termini monetari. Insomma, per una questione di forma, di metodo, non di merito.

Ma la notizia vera non è che la natura produca valore, ma che noi, vendendola quantificata in dollari, ce ne sorprendiamo: la nostra sorpresa è notizia perché la natura produce da sempre, sia spontaneamente in termini di condizioni biologiche per la vita sia attraverso attività umane come l’agricoltura, la caccia, la pesca, l’allevamento e le attività minerarie; ma noi siamo abituati a considerare ‘valore economico’ solo quello che esce dalle mani dell’uomo, anche se si tratta di semplice trasformazione, a ‘fine filiera’, niente di più. Esattamente come facciamo quando consideriamo dotati di ‘valore’, e paghiamo cari, il pane, la pasta, la brioche; e deprezziamo il frumento, senza il quale questi prodotti non esisterebbero, che paghiamo pochi centesimi al contadino. E’ la tara culturale di ‘Homo faber’, il cui strabismo antropocentrico è giunto al punto di far danni con la moltiplicazione inverosimile dell’ottuso Sapiens Sapiens e le accresciute pretese di molti suoi esemplari: e che oggi  mette a rischio, con inquinamento e uso insostenibile delle risorse, foreste, boschi, paludi, terra fertile, acqua pulita, ossigeno, risorse alimentari, ambienti ed ecosistemi senza i quali la nostra specie non avrebbe neanche lontanamente potuto esistere.

E’ nel linguaggio contemporaneo del rapporto uomo-natura che si trovano alcuni dei più interessanti elementi rivelatori di questa visione delle cose: come quando si usa l’espressione ‘valorizzare’ un terreno quando lo si inzeppa di cemento. Peggio ancora va con la ‘coltivazione’ delle cave: neanche producessero come campi, mentre restano sul paesaggio come orride tracce ideogrammatiche della ‘banda del buco’ di turno. Si ‘coltivano’, si capisce, anche i giacimenti: come quelli, in primis, di petrolio. Tutto è normale, ovvio, accettato. La verità è che ci è andata bene. Fino ad ora: ma la pacchia è finita.

E infatti il clima impazzito ci dà la sveglia; ma interi popoli imboniti dai mercati e intontiti dai telefonini non la sentono. Bene fanno allora quelli che, come il WWF, provano a svegliarci tutti con un’altra musica: come il linguaggio internazionale del Sapiens Sapiens contemporaneo, quello del dollaro. “Attenzione”, dice l’associazione ambientalista, “foreste, boschi, paludi, terra fertile, acqua pulita, ossigeno, assorbimento di carbonio, risorse alimentari, ecosistema marino, bellezza del paesaggio sono ricchezza! Ricchezza, caspita! Dollari, capito? Centoquarantacinquemila miliardi l’anno! Dai ragazzi, vogliamo inquinarli ancora, buttarli via, sprecarli?”. In fondo, come disse nel 1800 il geografo Eliseé Reclus illuministicamente innamorato del Sapiens Sapiens che saremmo noi, ‘l’Uomo è la Natura che prende coscienza di sé’: chissà se stavolta, tradotta nell’amato giocattolo della moneta, noi, l’ominide più evoluto mai apparso sul pianeta, questa cosetta terra terra del valore immenso della natura riusciremo finalmente a capirla.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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