Austria, un Paese diviso in due

La sua aria seria da professore di economia ha tranquillizzato la destra, il suo passato da ecologista ha convinto la sinistra: Alexander Van der Bellen ha vinto le elezioni presidenziali austriache grazie alla sua forza unificante. Ma basterà ad arginare una estrema destra organizzata e che difficilmente accetta le “sconfitte”?

In questa elezione presidenziale per la quale si è presentato come Indipendente, Alexander Van der Bellen, europeista convinto ed  ex segretario dei Verdi, non ha avuto altra scelta che fare campagna al centro con l’obbiettivo federare. Arrivato secondo al primo turno, molto in dietro rispetto al FPO (estrema destra), il settantaduenne Van der Bellen dice aver sentito un “impeto” particolare tra i due turni. Più modestamente, come hanno riportato molti quotidiani locali, è stato per molti elettori “il male minore”. Durante la campagna elettorale, le magliette colorate che riportavano la sua immagine e i concerti organizzati dai gruppi di simpatizzanti sono sempre apparsi in contrasto con la personalità austera di questo settantenne con la barba mia fatta di fresco. Di fronte al suo avversario di estrema destra, Norbert Hofer, grande utilizzatore di sofisticate tecniche di comunicazione, i secondi di silenzio di Alexander  Van der Bellen dopo le domande nei dibattiti televisivi sono spesso sembrati un’eternità. Ma questo economista, professore universitario si è trasformato ed è riuscito a passare all’attacco tra un turno e l’altro.

Senza reali indicazioni di voto in suo favore per i Partiti socialdemocratico (SPO) e conservatore (OVP), grandi perdenti del primo turno, Alexander Van der Bellen ha guadagnato la fiducia dei singoli individui, come ha fatto sapere il suo comitato elettorale rivendicando 4000 supporter che arrivavano dal mondo della politica, degli intellettuali, dell’arte. Argomento che Hofer gli ha rivolto contro durante un dibattito pubblico: “Avete l’élite, io ho il popolo”. In effetti l’FPO lo ha presentato come un “gauchista in abiti borghesi”, ricordandogli le posizioni del suo ex Partito in materia di immigrazione.  I Verdi hanno sempre difeso una società aperta e multiculturale, vero spauracchio per l’FPO. Nel suo trascorso da segretario dei Verdi, è riuscito a far diventare  il Partito quarta forza politica dell’Austria, sempre però dietro l’FPO. Ma per molti elettori, questo moderato è ancora troppo radicale, soprattutto nelle campagne conservatrici “dove i Verdi hanno ancora la reputazione di essere trafficanti di cannabis”, ironizzava la rivista di sinistra Profil. Una elettrice ha detto all’agenzia francese AFP aver scelto “tra la peste e il colera”, sentendosi costretta a scegliere un candidato “che non amava,visto che l’altro era assolutamente inconcepibile”. Utilizzando nel corso della sua campagna delle immagini del verde Tirolo, dove è cresciuto, Van der Bellen si è sforzato a rassicurare e presentarsi come uomo vicino al territorio. La questione migratoria è stata ovviamente al centro della campagna elettorale in questo Paese di 8,5 milioni di abitanti che ha accolto 90 mila richiedenti asilo, quasi l’1% della sua popolazione, nel momento clou della crisi dei migranti alla fine del 2015. Van der Bellen si definisce lui stesso “figlio di rifugiati”, rampollo di un aristocratico russo e di una madre estone fuggita dallo stalinismo. Nato a Vienna, la sua famiglia ha trovato rifugio al confine tra Austria e Italia quando l’Armata rossa è entrata nella capitale austriaca nel 1945. In quel Tirolo frontaliero, molto tradizionalista, dove è arrivato primo, questo fumatore incallito è semplicemente “Sascha”, diminutivo russo di Alexander.

Ma se Alexander Van der Bellen ha battuto Norbert Hofer, lo ha fatto solo per un pugno di voti e al secondo turno, e questo non basta a dissolvere le preoccupazioni sull’Austria e sull’Europa. La cartina dell’Austria appare in maggioranza blu (colore dell’estrema destra), ad eccezione dei centri urbani, in particolare della capitale. Vienna ha votato per il 63% in favore di Van der Ballen. Vienna è però sempre stata un’eccezione in Austria. Il sindaco di Vienna, Michael Haupl, è a capo di una coalizione socialdemocratici/verdi dal 2010. I voti in favore del Partito di estrema destra FPO hanno anche un sapore tutto maschile. L’elettorato che ha scelto di votare per posta e che ha invertito la tendenza che dava per vincitore Hofer, assomiglia più a quello dei centri urbani che a quello delle campagne. Non è la prima volta che si osserva un fenomeno di questo tipo. Si tratta di espatriati, di persone impossibilitate a votare per motivi professionali, e in generale, di persone istruite, a loro agio con i meccanismi amministrativi necessari per questa tipologia di voto. Già Domenica sera, molti simpatizzanti di Norbert Hofer invocavano al “complotto” del voto per corrispondenza che avrebbe privato della vittoria il loro candidato.

Per molti osservatori la vittoria del candidato ecologista non è una vera sorpresa. I Verdi sono ben radicati in Austria, molto più pragmatici di molti altri “colleghi” europei, hanno saputo allearsi con i socialdemocratici, ma anche con i conservatori. I Verdi, come molti erroneamente credono, non sono fondamentalmente ostili al liberalismo, tanto che le loro ambizioni in favore dell’ambiente vengono tenute da conto. Hanno imposto al loro Paese una politica energetica audace: dal 1978, grazie ad un referendum, l’Austria ha detto no al nucleare. 75% dell’elettricità del Paese viene prodotta con fonti rinnovabili; Vienna è una delle capitali più ecologiche al Mondo e gli austriaci sono i capisaldi nella lotta all’utilizzo di prodotti tossici nell’industria agroalimentare. Ricordiamo però che la vittoria di Van der Bellen non toglie nulla al fatto che il 49,7% degli austriaci abbia votato in favore dell’estrema destra. E questo da un sapore amaro a questo risultato. La situazione politica rimane bloccata. Van der Bellen ha raccolto i voti di una coalizione eterogenea di verdi, indipendenti, conservatori e socialdemocratici. Ci si sta dirigendo nuovamente verso la grande coalizione bocciata dagli austriaci al primo turno delle presidenziali e grandi questioni  politiche andranno risolte: Unione Europea, rifugiati, fiducia nel sistema…  Il Presidente della Repubblica austriaco condivide l’esercizio del potere esecutivo. Van der Bellen avrà carisma sufficiente a guidare questa delicata fase politica fino alle elezioni del 2018 o dovrà anticiparle come è in suo potere? Una vittoria del candidato di estrema destra avrebbe potuto portare una soddisfazione simbolica suscettibile di calmare l’elettorato popolare. La sconfitta per pochi voti di Norbert Hofer rischia al contrario di esasperare gli elettori, inasprire la frattura sociale, economica e politica dell’Austria. Gli elettori frustrati vorranno prendersi la rivincita e la marea dell’estrema destra rischia di ripresentarsi alle prossime elezioni politiche. Con conseguenze ben più serie.

Teniamo ben presenti tutte e due le facce della medaglia. Il candidato dell’FPO ha realizzato un risultato storico. Voto eurofobico, voto anti immigranti, i prossimi mesi e il 2017 saranno pieni di appuntamenti elettorali importanti che permetteranno di misurare il progresso dei Partiti di estrema destra e dei Partiti populisti conservatori. Primo tra questi il referendum sulla Brexit del prossimi 23 Giugno,  a ruota segue il referendum sulle quote di immigranti nell’Ungheria di Orban che agita da masi lo spettro dei “terroristi” che si nascondono dietro ai rifugiati. C’è poi Marine Le Pen in Francia data per certa al secondo turno delle Presidenziali del Maggio 2017 e subito dopo in Germania, si voterà per rinnovare il Bundestag. Questa volta il Partito antieuropeo AfD ci sarà visto che è diventato il terzo Partito del Paese.

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