Stefano Simone di nuovo all’opera, Fuoco e fumo
In questi giorni esce l’ultimo volume della Storia del cinema horror italiano – da Mario Bava a Stefano Simone (Il Foglio Letterario, vol. 1/5), nella quale il regista pugliese gioca il ruolo di estremo limite temporale, da un Maestro (Bava) a un giovane (un tempo) alle prime armi. Ma sono ormai molti i film – cortometraggi, medio metraggi e lungometraggi – convincenti che ha realizzato, non ultimo il fantastico bergmaniano Gli scacchi della vita e il soprannaturale Una vita nel mistero. Ed eccolo di nuovo all’opera con Fuoco e fumo, questa volta realismo puro, niente horror, ma un tema sociale, insolito: bullismo e cyber bullismo. Abbiamo avvicinato Stefano Simone per rivolgere alcune domande.
Perché un film così diverso dalla tua vecchia produzione?
Ho pensato che potesse essere interessante trattare questo argomento. Così ho parlato col Preside Iannelli del Toniolo che si è dimostrato subito disponibile. Mentre stavamo ancora concludendo la sceneggiatura, abbiamo fatto un casting tra i ragazzi che si presentavano di volta in volta e, dopo un’attenta valutazione, ho scelto quelli che potevano andare meglio per ogni singolo ruolo. Oltretutto, l’Istituto Tecnico Commerciale di Manfredonia si presta molto come location, essendo tra le scuole più grandi della Puglia e quindi potrò avere ampio margine di movimento.
Che tipo di film stai preparando?
Lo stile sarà ovviamente estremamente realistico, diretto e crudo. Il punto di riferimento sarà Stefano Sollima, miglior regista italiano del momento e degli ultimi anni, ma anche William Friedkin e Peter Berg.
Che cosa ci dici su stile, storia e tipo di regia?
Utilizzerò prevalentemente macchina a mano, sperimentando nuove soluzioni visive, l’audio sarà in presa diretta. Non segnerò posizioni particolari per gli attori, lascerò abbastanza margine di libertà. Non batterò nemmeno i ciak per non creare la tipica atmosfera da set. Chiaramente, pur svolgendosi al sud, darò alla storia un respiro molto ampio, dinamiche e episodi che possono succedere ovunque e comprensibili a chiunque.
Il tratto comune con le opere precedenti sono i giovani attori…
Questa sarà la quinta volta in cui mi troverò a lavorare con dei ragazzi e, oltre a essere sicuro già da adesso che si tratterà di una nuova bellissima esperienza, sarà un’altra occasione per arricchirmi ulteriormente da un punto di vista umano.
Parlaci della storia. Qualche antcipazione…
Tutto ruota attorno ad alcuni ragazzi che, sin dall’inizio dell’anno scolastico, si trovano a dover fronteggiare un gruppo di bulli (cinque in tutto, compreso una ragazza). La vicenda si sviluppa alternando momenti tipicamente noir ad altri che seguono lo schema del romanzo di formazione.
Quindi ancora contaminazione dei generi? E uno stile non uniforme…
Diciamo che anche in questo caso, un po’ come ne Gli scacchi della vita e in parte minore nei miei lavori precedenti, il film non avrà un unico stile. Alla fine, però, l’elemento thriller è quello più in evidenza, anche per come finisce la storia. Come amo fare, il finale resta aperto e lascia un gusto amaro in bocca allo spettatore.
Come tratti un tema così delicato?
Tratto il tema del bullismo in maniera fisica. Non m’interessa il cyber bullismo, anche per un discorso prettamente visivo e d’impatto sullo spettatore, oltre al fatto che si è sviluppato negli ultimi anni, mentre quello classico è un fenomeno che risale a molto tempo prima ed è sempre ricorrente, ovunque.
Le riprese di Fuoco e fumo inizieranno il primo settembre e, in perfetto stile Joe D’Amato, salvo imprevisti, in 17 giorni il film sarà pronto. Siamo molto curiosi di vedere il nuovo lavoro del regista pugliese che in passato ci ha sorpreso, realizzando lavori di buon livello pur disponendo di pochi mezzi e di attori non professionisti.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]