Berlusconi a Porta a Porta
Confesso che rivedere Berlusconi a Porta a Porta giovedì scorso mia ha fatto tenerezza. È stato un ritorno ad un passato per il quale, buono o cattivo, alla mia età si tende a sentire nostalgia e quasi un colpevole affetto. Eccolo lì, eguale a sé stesso, solo un po’ ingrassato e invecchiato (malgrado maquillage e tintura dei capelli), lo stesso imbonitore di sempre, quello a cui per molto tempo in tanti sono (siamo) andati appresso: con la sua bonomia, che non credo finta, la sua incapacità a fare qualsiasi autocritica, la sua tendenza ad affabulare, a riscrivere la Storia a sua convenienza. Persino con le sue barzellette, come l’incredibile storiella dei grattacieli vuoti di Doha. Un Vespa un po’ meno ossequioso del solito ha qua e là cercato di metterlo in difficoltà, ricordandogli per esempio che dei tanti mirabolanti programmi che oggi ripropone in tema di economia, giustizia, tasse, lavoro, diminuzione della spesa pubblica etc., in più di dieci anni al potere non ne ha realizzato neppure uno. E lui niente: la colpa è degli altri, sempre degli altri, in particolare dei suoi alleati del tempo, cattiva gente capace solo di mettergli i bastoni tra le ruote. Le sue disavventure giudiziarie? Colpa dei giudici persecutori (ora nella sua mira è la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, colpevole di non decidere sul suo ricorso). Delle seratine di Arcore, della nipotina di Mubarak, dei soldi sparsi a piene mani per comprare o far tacere testimoni scomodi, neppure un accenno.
E mi sono chiesto, ma non con cattiveria, quasi con ammirazione: ma con che faccia può una persona ormai vicina agli ottant’anni tornare a riproporci le stesse ricette, le stesse fantasie? Come può farci credere di poter realizzare una rivoluzione liberale non realizzata quando Forza Italia era al 35%, ora che è scesa attorno al 15%? E con quali alleati? Salvini e la Meloni? Con che faccia può dirci che sotto il suo governo si stava meglio, dimenticandosi completamente la voragine fiscale e lo spread a 547? Con che faccia può stracciarsi le vesti sul degrado di Roma come se Alemanno non fosse mai esistito? Con che faccia può dire che si pagano ora più tasse che nel 2011? Con che faccia giustifica la rottura del patto con Letta e poi con Renzi, che ha spaccato FI e l’ha messa fuori del gioco politico? Con che faccia, proprio lui, può parlare di “occupazione della RAI” e, peggio, di pericolo di regime se il Sì vince il referendeum su una riforma che lui stesso e il suo partito hanno appoggiata e votata? Con che faccia può attaccare come antidemocratica la legge elettorale chi volle l’infame Porcellum?
Al di là dell’usato imbonimento, un punto è però emerso in tutta chiarezza: Berlusconi ha detto solennemente di essere al centro e di riferirsi all’ideologia e alle tradizioni dei Popolari europei. Credo che in questo sia sincero. Però non può spiegarci come potrebbe realizzare un programma ispirato ai Popolari avendo come alleato di governo quello c’è di più retrogrado e illiberale nella destra italiana. Una destra razzista ed antieuropea, cosa che, facciamogli credito, Forza Italia non è. E chi guiderebbe questa alleanza? Vespa e Antonio Polito hanno ricordato maliziosamente la determinazione di Salvini a essere lui il leader del centro-destra. Berlusconi ha evaso la questione rifugiandosi dietro una formuletta scontata: “sarà la gente a decidere”. Non (badiamo bene!) attraverso primarie democratiche e aperte (non sia mai!), ma attraverso “sondaggi scientifici” che diano conto del peso rispettivo di FI e della Lega. Questa è la grande contraddizione, il labirinto in cui Berlusoni ha messo sé stesso e i moderati italiani, condannandoli a una scelta innaturale o spingendoli nelle braccia di Matteo Renzi. L’ha dimostrato quando si è rifiutato furbescamente di pronunciarsi su Donald Trump e sulle loro supposte somiglianze (ma si fa davvero torto all’ex-Cavaliere e all’Italia mettendoli sullo stesso piano, e fa torto a sé stesso quando lui non rifiuta sdegnato ogni paragone).
Ma lo ripeto, ho visto e ascoltato la performance berlusconiana con una certa umana simpatia. Un signore della mia età che si aggrappa a qualche scampolo di vita o di sogno, fa tenerezza. Tenerezza mi ha fatto specialmente quando l’ho visto commuoversi per la rievocazione fatta dalla RAI dei trionfi del “suo” Milan. Anni di gloria, finiti putroppo male, con una squadra che non vince più e che per risollevarsi è costretta a vendersi ai cinesi o agli arabi, con buona pace di Fratelli d’Italia. Una metafora della vicenda politica berlusconiana, alla quale purtroppo è legata tanta parte di quella nostra.
Un Commento
Carissimo,ovviamente condivido tutto. Purtroppo, però, la politica si fa con quello che si ha e non con quello che si vuole. Il vero pericolo oggi per il Paese è la smania di potere assoluto che caratterizza Renzi. Un potere assoluto che, pur occupando ogni spazio, ancora non da segni di ripresa del Paese.
Non resta che attendere i risultati Amministrativi e del Referendum, sperando che un “CENTRO” rinsavisca.