L’enfant – Una storia d’amore (Film, 2005)
I fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne sono due registi belgi che scrivono e sceneggiano il loro cinema d’autore, caratterizzato da una forte componente stilistica. Pellicole a basso costo e documentari, spesso premiati dalla critica, intrisi di crudo realismo, in certi casi interpretati da attori non professionisti, dove spicca soprattutto il loro modo unico di fare cinema. I loro ultimi lavori sono Il ragazzo con la bicicletta (2011), ben accolto a Cannes, Due giorni, una notte (2014) e La fille inconnue (2015), ma il film che li fa trionfare sulla Croisette è L’enfant – Una storia d’amore, meritata Palma d’Oro nel 2005.
L’enfant è una storia marginale, ambientata nel mondo della micro delinquenza, con protagonisti due giovani fidanzati irresponsabili – Bruno e Sonia – che senza starci troppo a pensare mettono al mondo un figlio. Bruno è un ventenne poco cresciuto, incapace di provare sentimenti paterni, un adolescente che pensa solo al denaro e a come procurarselo con poco sforzo. Dirige alcuni ragazzini che insieme a lui compiono furti e scippi, affitta la casa della compagna quando lei è in ospedale a partorire per guadagnare denaro, vive senza riferimenti morali, da perfetto sbandato. Quando nasce il figlio pensa subito di venderlo al maggior offerente, senza considerare la prevedibile reazione della madre, che prima si fa cogliere da un malore e subito dopo lo denuncia. Bruno recupera il figlio ma si mette nei guai con i trafficanti di bambini che pretendono il risarcimento del danno e il mancato guadagno.
Gli autori descrivono la vita di Bruno, cacciato di casa dalla compagna, che continua a dedicarsi a furti ed espedienti, fino al giorno in cui non mette nei guai il ragazzino suo complice e per salvarlo si costituisce. Un’azione nobile – in fondo la prima assunzione di responsabilità – che riabilita Bruno agli occhi di Sonia, che va a fargli visita in carcere, lo stringe a sé e insieme a lui scoppia in lacrime. L’amore trionfa, in fondo, non in maniera sdolcinata ma con il solito crudo realismo di cui è pervasa tutta la pellicola. L’enfant è un film crudo e intenso, ben scritto e sceneggiato come un thriller, a suo modo cinema polar francese, tra ottime sequenze di inseguimenti – stile poliziottesco alla Castellari – e grande tensione narrativa.
Condivisibile la scelta di una totale assenza di colonna sonora, sostituita dal suono in presa diretta e dai rumori di fondo. Fotografia grigia e plumbea per dipingere un intenso cielo invernale che si fa ocra e soffusa nei cupi notturni. Montaggio rapido senza tempi morti. Interpretazione sofferta e partecipe dei due protagonisti, in questo caso due ottimi professionisti del cinema belga. Un film che scava nei meandri dell’animo umano per mettere a crudo esistenze marginali che vivono ai limiti della legalità, nei bassifondi di una metropoli. I registi sono talmente bravi che a un certo punto spingono lo spettatore persino a parteggiare per il protagonista, descritto nelle sue molteplici sfaccettature, non come un cattivo, ma come una persona del tutto incapace di comprendere il senso delle proprie azioni. Un bel noir, credibile e appassionante, pervaso da un senso immanente di sconfitta, capace di coniugare le esigenze dello spettacolo a quelle del cinema d’autore. Non è impresa facile.
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Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne. Fotografia: Alain Marcoen. Montaggio: Marie-Hélène Dozo. Scenografia: Igor Gabriel. Produzione: Jean-Pierre e Luc Dardenne, Denis Freyd. Paesi di Produzione: Belgio, Francia. Case di Produzione: Les Films du Fleuve, Archipel 35, RTFB, Scope Invest, Arte France Cinema. Distribuzione: Bim. Interpreti: Jérémie Reniel (Bruno), Deborah Françoise (Sonia), Jérémie Segard (Steve), Fabrizio Rongione (malvivente), Olivier Gourmet (poliziotto), Hachemi Haddad (Shelter Janitor). Palma d’Oro Festival di Cannes 2005.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]