Nord Corea, sanzioni UE dopo test nucleare
Il rapporto tra l’Occidente e la Corea del Nord continua ad avvolgersi in una morsa sempre più stretta, ogni volta con meno opportunità di dialogo pacifico: ancora una volta le istituzioni internazionali hanno deciso di inasprire i provvedimenti contro il regime autoritario di Pyongyang. In questo scenario, il Consiglio europeo ha approvato la scorsa settimana nuove misure restrittive in materia di scambi commerciali, servizi finanziari, investimenti e trasporti, seguendo il regime di sanzioni imposto alla Corea dalla risoluzione 2270 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dello scorso 2 marzo.
Tali misure sono state avviate in particolare in reazioni al test nucleare effettuato dalla Repubblica di Corea il 6 gennaio 2016, seguito dal lancio di missili balistici il 7 febbraio. Già lo scorso 2 marzo il Consiglio europeo aveva recepito la risoluzione Onu nel diritto dell’UE, aggiungendo in questi ultimi mesi nuove misure restrittive e inserendo ulteriori nomi di soggetti ed entità, per un totale di 66 persone interessate (es. militari di alto rango, con funzioni in organismi centrali) e 42 enti coinvolti.
Già da lungo tempo le azioni di potere esercitate dalla Corea del Nord costituiscono una grave minaccia per la pace internazionale e la sicurezza nella regione. Nella propria lotta per la salvaguardia dei diritti fondamentali e la condanna a ogni forma di dittatura, l’UE ha deciso di indirizzare le azioni punitive soprattutto in materia di nucleare, di armi di distruzione di massa e missili balistici.
Con la risoluzione appena siglata, le sanzioni coinvolgeranno una serie di aree e ambiti specifici, limitando fortemente i rapporti tra Europa e Corea: nel settore commerciale, sono previsti il divieto di importazione dalla Corea di prodotti petroliferi e beni di lusso, il divieto di fornitura, vendita o trasferimento di altri prodotti, materiali e attrezzature legati a beni e tecnologie “a duplice uso” (cioè sia civile che militare), oltre al divieto di sostegno finanziario pubblico; in ambito finanziario, il divieto di trasferimenti di fondi da e verso la Corea, tranne che per alcune finalità prestabilite e autorizzate precedentemente; in tema di investimenti, sarà vietato qualsiasi tipo di azione economica della Corea verso l’Unione europea; dall’altra parte, un divieto di investimenti da parte di cittadini o entità dell’UE nei settori estrattivo, della raffinazione e chimico oltre a qualsiasi entità coinvolta nei programmi illegali coreani; nel settore dei trasporti, le norme restrittive prevedono il divieto di atterraggio, decollo o sorvolo del territorio dell’UE per ogni velivolo proveniente o gestito da vettori della Corea del Nord, oltre al divieto di ingresso nei porti dell’UE per qualsiasi nave posseduta, gestita o dotata di equipaggio coreano.
Come si può notare, la comunità internazionale conta dunque sul mantenimento della tolleranza zero verso il regime di Kim Jong-Un. Le misure restrittive dell’UE nei confronti Corea del Nord sono state introdotte per la prima volta nel 2006 e nel 2009, con l’embargo su missili balistici, armi di distruzione di massa e beni di lusso, per colpire direttamente i complici del regime nel settore delle armi nucleari. Tra questi nomi, Paek Chang-Ho, capo del centro di controllo satellitare del comitato per la tecnologia spaziale e Chang Myong Chin, general manager della stazione di lancio Sohae. Sul piano finanziario risulta la Korea Mining Development Trading Corporation, uno dei maggiori esportatori, secondo l’Onu, di equipaggiamenti legati ai missili balistici e alle armi convenzionali. La Bank of Est Land, secondo il Consiglio di sicurezza Onu, ha facilitato il passaggio di armi alla Green Pie, con cui ha lavorato anche per il trasferimento di fondi a Pyongyang, aggirando così le sanzioni.
Tra le conseguenze del crescente isolamento della Corea del Nord dal resto del mondo, resta da valutare l’impatto che sanzioni di questo tipo hanno sulla popolazione civile: dati Unicef mostrano infatti come un terzo dei bambini e delle donne soffra di malnutrizione. Come in ogni altra dittatura ancora attiva nel mondo, non è ancora ben chiaro se “l’esportazione della democrazia” da parte dei paesi occidentali abbia davvero efficacia o serva soltanto ad aumentare la tensione internazionale. Al momento, i rapporti con la Corea del Nord non sembrano affatto positivi. Se il vento dall’Est soffia costantemente sull’Europa in maniera sempre più insistente, sarà bene per l’Occidente capire come non lasciarsi spazzare via in pochi istanti, premendo sull’idea che tutto il mondo possa un giorno diventare democratico.