Rassegna stampa estera

Molta economia questa settimana sulla Stampa Estera. E non con grandi slanci di ottimismo su quel che sarà del nostro Paese. Banche, banche, banche. Sempre loro la nostra spina nel fianco. Ma anche pensioni, riforme e imprenditori storici che, per reinventarsi scommettono su mercati importanti. Sorpresa: i funzionari pubblici italiani costano meno di quelli francesi o britannici. Pochi i riferimenti alle elezioni amministrative di Domenica 5 Giugno, se non un  ritratto pubblicato sul francese L’Obs in perfetto stile Marcelle Padovani. Non scenderemo nei dettagli perché non possiamo proporre confronti con gli altri candidati, ma varrebbe la pena leggerlo.

Primo fra tutti l’articolo che Giovanni Legorano ha scritto per il Wall Street Journal sulla relazione che il Governatore della Banca d’Italia Visco ha reso pubblica  lo scorso martedì 31 Maggio. Più o meno tutti nel conosciamo il contenuto, ma qui viene ancora una volta fuori il problema della Banche italiane e quanto poco convincano ancora gli investitori stranieri. Il giornalista riprende con cura termini usati da Visco, come “moderata ripresa economica” e spiega come i “prestiti in sofferenza siano un’eredità della lunga e profonda recessione”. “Le sofferenze hanno continuato a crescere negli istituti di credito locali nel corso degli ultimi anni, diventando il più grande problema del sistema bancario italiano”, scrive Legorano e “la persistenza di questo problema ha gettato dubbi sul settore, spingendo gli investitori a scaricare le azioni italiane dal’inizio dell’anno. “ Se la “moderata” ripresa economica ha giovato agli istituti di credito e il nuovo veicolo di investimento finanziario “Atlante” darà una spinta al mercato dei titoli, molto lavoro va fatto, e in fretta, per recuperare competitività e fiducia.

Olivier Tosseri per les Echos racconta il nuovo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Un altro nome importante per il futuro dell’economia italiana. Anche Boccia, come Visco, parla di “ripartenza dell’economia”, ma sottolineando che in realtà non è una “vera ripresa”. Scrive Tosseri: “Eletto con 9 voti di differenza a capo di una Confindustria molto divisa, non ha mostrato alcun trionfalismo nel suo discorso di investitura. Entro l’estate, una proposta di politica industriale verrà inviata al Governo insistendo sulla vocazione manifatturiera e industriale del Paese. Spiega Tosseri che Boccia chiede agli imprenditori non solo di accettare la sfida dell’”industria 4.0 per aumentare la produttività”, ma di “far evolvere i loro modelli di governance e di finanziamento che devono dipendere meno dalle banche”. Continua il giornalista “in perfetta sintonia con le raccomandazioni della Commissione Europea, Confindustria chiede “che la pressione fiscale sia ridotta sul lavoro e spostata sull’IVA, con un meccanismo di IVA sociale. Ipotesi per il momento sempre scartata dal Governo, che promette però importanti cali nelle imposte (…) Vincenzo Boccia non chiede contropartite o favori nei futuri bilanci dello Stato, ma che venga garantita la competitività senza creare nuovi deficit che verrebbero condannati dai mercati prima ancora che dall’Europa”. Conclude Tosseri “Bruxelles apprezzerà anche l’incoraggiamento e il sostegno dati alle riforme del Governo Renzi. Che sino economiche o istituzionali, portarle avanti viene giudicato indispensabile per modernizzare il Paese e attirare investitori”.

James Politi e Davide Ghiglione, per il Financial Times, si concentrato sulla proposta di Matteo Renzi nel delicato campo delle pensioni. “Una proposta di Matteo Renzi, primo Ministro italiano, per consentire ai lavoratori di rivendicare le loro pensioni statali in anticipo sembra piacere alle decine di migliaia di italiani che hanno visto la loro pensione slittare ad un età superiore. Ma qualcuno a Roma teme che provocherà le ira di Bruxelles oltre che preoccupazione per le finanze italiane. Il piano di Renzi, che consentirebbe di andare in pensione tre anni prima, ha lo scopo di aumentare il ricambio generazionale nel mercato del lavoro del Paese e affrontare con determinazione l’altro tasso di disoccupazione giovanile (…) Il piano, i cui dettagli devono ancora essere definiti, sarà essere ben accolto dalle imprese italiane desiderose di sostituire un personale vecchio e disincantato con giovani e acuti dipendenti.” Ovviamente spiegano i due giornalisti tutto questo ha un costo che ricade sui pensionati. Se è vero che andrebbero in pensione a 63 anni invece che a 66, andrebbero anche a pagare una penalità tra l’1 e il 4% del loro reddito. Alzata di scudi dei sindacati, e potenziale preoccupazione da Bruxelles. Nel dettagliato articolo si leggono i pareri a favore e quelli contrari dati dagli osservatori di più alto livello. Quello che è certo, come riportano Politi e Ghiglione è che “per le strade di Roma l’idea di un pensionamento flessibile è generalmente ben accolta”. Vedremo se vincerà la flessibilità o la rigidità ereditata in materia dal Governo Monti.

E ci sono poi imprenditori storici che si “reinventano”. Karen Lentschner su Le Figaro racconta la scommessa americana di Barilla. “Barilla prevede aprire il suo quarto ristorante negli Stati Uniti. Il gruppo italiano, numero uno mondiale della pasta, si è lanciato nella ristorazione due anni fa. Ha cominciato con New York dove sono nati i suoi primi punti vendita. In un’atmosfera volutamente rustica, pasta, pizza e insalate vengono servite ai tavoli in pochi minuti e con un costo non superiore ai 15 euro. I clienti potranno presto ordinare la pasta su misura, scegliendo tipo e ingredienti.” L’obbiettivo di Guido Barilla è aprire una ventina di ristoranti negli Stati Uniti da qui a cinque anni. Spiega la giornalista che il successo dei ristoranti newyorchesi è ad immagine e somiglianza della fama ottenuta dai prodotti Barilla negli USA. Questo Paese è diventato nel giro di 15 anni, il secondo mercato del gruppo (17% del giro d’affari) dopo l’Italia (…) Barilla non esita ad adattare i suoi prodotti ai suoi mercati (…) Altro motivo del successo di Barilla: scommettere sul savoir-faire  italiano e non ad ogni costo sul made in Italy.” (…)

Cecile Thibaud ci sorprende con un rapporto pubblicato dal 27° Forum della Funzione pubblica che corregge un luogo comune: “la burocrazia, palla al piede dell’economia italiana che le impedisce di correre allo stesso ritmo dei suoi vicini. “I funzionari pubblici italiani sono più ‘economici’ dei loro colleghi europei. Hanno pesato 7 miliardi di euro in meno quest’anno sulle casse dello Stato e costano nel loro insieme rispettivamente 120 miliardi di euro  e 75 miliardi di euro in meno dei loro omologhi francesi e britannici. Bisogna dire che i tagli di bilancio fatti nei ministeri transalpini per via delle diverse cure apportate all’austerità sono stati accompagnati dal congelamento dei salari (…) Una funzione pubblica meno onerosa ma anche meno numerosa (…) E’ anche meno nervosa. Il rinnovamento generazionale è uno dei grandi problemi della penisola e l’età media dei funzionari è di 50 anni (…) Sono solo l’8% i funzionari di meno di 35 anni, contro il 25% del Regno Unito e il 27% della Francia. (…) Il ringiovanimento della funzione pubblica italiana è una grande sfida che il Governo ha tentato di rilevare promuovendo la mobilità geografica e i cambiamenti di lavoro per l’istante senza grandi risultati. (…)

Marcelle Padovani, “Sexy Grillina” en route pour la mairie de Rome, Marcelle Padovani, L’Obs, 30 Maggio 2016; Giovanni Legorano, Italy Banks’ Loans at Turning Point, Visco Says, The Wall Street Journal, 31 Maggio 2016; Olivier Tosseri, Le nouveau patron de la Confindustria favorable à la TVA sociale, Les Echos, 31 Maggio 2016; Karen Lentschner, Barilla mise sur les Etats Unis pour grossir car les pates reculent en Italie, Les Echos, 30 Maggio 2016; James Politi e Davide Ghiglione, Matteo Renzi’s early pensions proposal draws mixed reactions, Financial Times, 29 Maggio 2016; Cecile Thibaud, ça se passe en Italie: Des fonctionnaires peu couteux et des entreprises qui exportent,Les Echos, 31 Maggio 2016.

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