Giosetta Fioroni, Roma anni ’60
Catanzaro – Il museo Marca quest’anno ha voluto dedicare molte mostre ad importanti donne che si sono distinte per la loro passione e vitalità trasmessa con le loro opere. Oggi apre la mostra dedicata ai lavori di Giosetta Fioroni – importante esponente della pop-art romana ed oggi ottantatreenne – che si concluderà il 31 Agosto 2016, e che rientra nel vasto progetto portato avanti da Rocco Guglielmo che “intende stringere nuove collaborazioni con istituzioni culturali italiane e internazionali” portando il Muso Marca nel novero dei più importanti musei non solo del Sud ma sopratutto del territorio nazionale.
Curata da Marco Meneguzzo, Piero Mascitti ed Elettra Bottazzi (Archivio Giosetta Fioroni), in collaborazione con la Fondazione Rocco Guglielmo, l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, la Fondazione Zoli, l’Associazione culturale Spirale d’Idee e l’Associazione culturale Accademia, la mostra intende accompagnare il pubblico, secondo una linea temporale, nel mondo della Fioroni. L’esposizione Giosetta Fioroni. Roma anni ’60 è un tripudio di colori, blu, rosso, argento, che hanno accompagnato l’artista in diversi periodi della sua vita e che potranno essere meglio compresi attraverso un percorso ragionato che raccoglie le opere secondo i periodi e i temi affrontati dall’artista nel corso della sua vita.
Come si legge nel titolo della mostra qui sono raccolti i lavori degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta, periodo in cui l’artista era maggiormente attiva, la mostra infatti si conclude con l’opera Grande freccia, che indica la casa in campagna dove l’artista si ritirò con il compagno di vita, lo scrittore vicentino Goffredo Parise. Il percorso espositivo si apre con le opere prodotte tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta: Galeon (1959), Il segreto in azione (1959-1960), Laguna (1960), Interno con freccia rossa (1960), La lampadina (1960), L’amour (1962), Interno famigliare (1963), L’orologio (1963). Opere coloratissime contraddistinte da simboli semplici, siano essi cuori, labbra, frammenti di parole, numeri o oggetti, sono sempre disegnati su uno sfondo piatto in modo tale da spiccare all’occhio dell’osservatore.
Proseguendo il percorso, le opere diventano sempre più complesse e ricche, come ricco diviene il bagaglio di esperienze collezionato dalla Fioroni, tanto da emergere alla Biennale di Venezia, tra il 1963 e il 1964, nonostante il confronto con i più importati esponenti della Pop-art Romana del tempo, quali Franco Angeli, Tano Festa, Titina Maselli, Mario Schifano. Questo periodo è contraddistinto da fotogrammi sovrapposti e affiancati facilmente riscontrabili nell’opera prima di questo periodo, Cosmesi, o da tele affiancate, a voler evidenziare una continuità narrativa, una sorta di dialogo tra un’opera e l’altra, come si vede in L’incubo (1964), Ragazza TV (1964), Doppio Liberty (1964-1965), Villa R (1965), Ragazza a villa R (1965) o nel ritratto a Goffredo Parise.
Seguendo la linea temporale tracciata dai curatori si giunge alle opere più impegnate (biennio 1967-1968), dove la Fioroni esprime il suo impegno politico ed il suo dissenso verso determinati eventi che hanno segnato la storia italiana ed internazionale. In questo periodo rientrano le opere dove predomina il colore argento, colore dedicato al tempo della memoria, infatti l’artista si concentra su fotografie della sua infanzia e le rielabora attraverso il filtro di una consapevolezza tipica dell’età adulta, qui dunque troviamo Bambino solo (1968), Obbedienza (1969) e Autoritratto a nove anni (1966), opere dove la Fioroni esprime tutta la fragilità di quell’età.
Ma il suo impegno non è circoscritto solo alla politica, si estende anche sul versante antropologico, psicologico e sociologico del mondo dell’infanzia regalandoci la sua interpretazione di importanti fiabe come La guardiana delle oche (1969) e La bella addormentata nel bosco: Rosaspina (1969-1970). Lungo il percorso espositivo sarà anche possibile ammirare numerosi documenti provenienti dall’Archivio Fioroni, tra cui i bozzetti di La Spia Ottica (performance che inaugurò nel 1968 il Festival Il Teatro delle Mostre), i disegni degli abiti per la Carmen di Alberto Arbasino del 1967, i film in Super8 e 16mm ed illustrazioni per copertine di libri.
L’esposizione è inoltre corredata da un corposo catalogo, edito da Silvana Editoriale, dove un saggio critico di Marco Meneguzzo e un’intervista di Elettra Bottazzi a Giosetta Fioroni ripercorrono l’interessante e avventurosa vita creativa dell’artista durante gli anni Sessanta con l’ausilio di documenti storici, di cui alcuni inediti.