Cronache dai Palazzi
Una “occasione per rilanciare” i principi di “libertà, uguaglianza e solidarietà”. Il presidente Sergio Mattarella ha commentato così il 2 giugno di fronte alle telecamere del Tg5. Un’occasione, inoltre, per ricordare che “è la festa che riunisce tutti gli italiani e della libertà di scelta”. Il 2 giugno 1946 “furono i cittadini a scegliere la forma di Stato, ad eleggere i membri dell’Assemblea Costituente, a determinare la formazione dei governi”. Un elogio alla “sobrietà che ha caratterizzato la presenza delle Forze Armate” ma anche alla “calorosa partecipazione dei cittadini”, segno tangibile “dell’affetto del popolo italiano verso le Forze Armate”.
Una cerimonia, quella del 2 giugno, in cui hanno prevalso solennità e semplicità nello stesso tempo. Per la prima volta hanno sfilato i sindaci di 400 Comuni italiani come rappresentanza di tutti gli 8 mila. Un’unità manifesta anche per difendere i principi della Carta ricordando che “neppure il presidente della Repubblica può attribuirsi compiti che la Costituzione affida ad altri”. In pratica è “indispensabile rispettare le regole che presidiano la democrazia e che tra queste vi è quella, fondamentale, di non superare i limiti delle proprie competenze”.
Ovviamente c’è molto da fare ma l’Italia “è molto migliore di come noi stessi, a volte, la dipingiamo”. A tutti i livelli ci sono persone che si distinguono per far “prevalere la legalità e il senso dello Stato”. In tutti i campi, scientifico, culturale, imprenditoriale, ci sono italiani che “eccellono”, anche se “la carenza di fondi o le difficoltà acuite dalla recente crisi economica” non favoriscono di certo i vari progetti. Le “grandi risorse umane” che caratterizzano l’Italia la rendono comunque “un grande Paese”.
Dall’autocelebrazione ai dati modesti sulla ripresa. Lo indica l’Ocse che delineando lo stato di salute dell’economia e dei conti pubblici italiani prefigura una crescita del Prodotto interno lordo pari all’1% nel 2016 e all’1,4% nel 2017. Dati che non si discostano da quelli elaborati quattro mesi fa. I dati Ocse sono più bassi di quelli previsti dal governo italiano e dalle istituzioni europee che, nel 2016, ipotizzano un Pil in crescita rispettivamente dell’1,2% e dell’1,1%. Il rapporto tra il deficit e il Pil, infine, nel 2016 si assesterebbe a quota 2,3%, mentre nel 2015 era pari al 2,6%. Tra le raccomandazioni si distingue la “riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica”.
L’Ocse riconosce che le riforme varate finora dal governo italiano delineano il giusto percorso ma rimane l’urgenza di intervenire in maniera più decisa per quanto riguarda il rilancio della produttività. Tra le priorità la risoluzione dei crediti deteriorati, progetti infrastrutturali specifici e una Pubblica amministrazione più efficiente. Occorre inoltre non trascurare l’innovazione, la riduzione dei contributi previdenziali sugli stipendi più bassi e il trasferimento della tassazione sugli immobili per spianare la strada alla crescita.
Per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il potenziale di crescita del Belpaese rischia di essere “deludente”, e tutto ciò al netto degli sconquassi internazionali, considerando che su scala mondiale la ripresa dell’economia resta debole, anche secondo l’Ocse. Anche Visco promuove più investimenti, incentivi all’innovazione, riduzione del cuneo fiscale, sostegno ai redditi più bassi erosi dalla crisi. Visco riconosce i meriti del Jobs Act e di un’Irap più leggera, i benefici dei “superammortamenti”, ma ricorda al governo che tutto questo non basta. In pratica “si deve e si può fare di più” e l’obiettivo deve essere quello di “tornare su un sentiero di crescita solido e stabile”. I Bonus messi in campo finora avrebbero riattivato i consumi ma ora sono necessarie misure più radicali. Anche via Nazionale suggerisce di intervenire sui deficit dell’amministrazione pubblica, oltreché della giustizia civile; sul surplus di regole per le imprese, sulle limitazioni alla concorrenza, sugli stimoli non sufficienti all’occupazione.
Gli investimenti rappresentano forse l’urgenza primaria, dato che sono ai minimi storici, ben al di sotto dei limiti raggiunti ancor prima della recessione. Su uno scenario di questo tipo pesa anche l’incertezza della domanda estera dovuta all’acuirsi dei rischi geopolitici. Il governatore Visco suggerisce di puntare sul settore delle costruzioni, “sulla ristrutturazione del patrimonio esistente, sulla valorizzazione delle strutture pubbliche e sulla prevenzione dei rischi idrogeologici”. Un piano simile “avrebbe nel tempo effetti importanti sull’occupazione e sull’attività economica”. In questo contesto l’ammodernamento del patrimonio urbanistico necessita di nuove leggi che “creino condizioni più favorevoli per gli investimenti di operatori privati”.
Allargando lo sguardo sull’Europa, infine, occorre raggiungere le condizioni per un bilancio condiviso “che non può che passare attraverso ulteriori cessioni di sovranità nazionale”. Il debito pubblico rimane il fardello italiano e, nonostante le buone intenzioni del governo, la Banca d’Italia dimostra dei dubbi riguardo ad un effettivo calo del rapporto debito/Pil già da quest’anno, come del resto è stato messo nero su bianco nell’ultimo Def (Documento di economia e finanza). La mancata crescita nominale è il vero assente e per “avvicinare il più possibile questo obiettivo” è necessario mettere in atto “uno stretto controllo dei conti pubblici e la realizzazione del programma di privatizzazioni”. Nonostante tutto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan afferma che “la crescita accelera e l’economia italiana ha svoltato”, e per quanto riguarda la possibilità di anticipare il taglio dell’Irpef al 2017 “non esclude niente”. Per il bonus di 80 euro da concedere alle pensioni minime, invece, “gli spazi non sono infiniti”, ammonisce Padoan, “a un certo punto bisognerà fare una scelta”.
In definitiva, tornando all’Ocse l’Italia fatica a proposito di lavoro e istruzione ma è sopra la media per aspettativa di vita e coesione sociale, anche se le diseguaglianze di ricchezza si dimostrano rilevanti. Il nostro Paese resta al di sotto della media Ocse anche per quanto riguarda i livelli di reddito con poco più di 25.000 dollari annui contro 29.016. In pratica, nonostante la bassa occupazione, la debole istruzione e il modesto reddito, gli italiani si rimboccano le maniche e cercano di non spegnere i fari della speranza. Fino a che punto sarà così resta una responsabilità di chi governa e di chi ci rappresenta, tutti coloro ai quali gli italiani hanno dato la fiducia. Il prossimo appuntamento per concedere questo tipo di fiducia è fissato per domenica 5 giugno. Anche in quell’occasione si vedrà come andrà a finire, e cosa succederà nelle più grandi città italiane a proposito di elezioni amministrative. “Non è un test sul governo”, avverte il premier.
L’altra questione scottante riguarda i migranti, per cui Sergio Mattarella in visita a Lampedusa, Porta d’Europa, ringrazia gli abitanti dell’isola e sottolinea: “l’Italia è orgogliosa di Lampedusa. Il livello di civiltà della vostra gente è straordinariamente ammirevole. L’Italia e l’Europa tutta sono debitrici di riconoscenza per le vite salvate, per l’assistenza e per l’ospitalità che Lampedusa ha offerto a queste persone mostrando il volto migliore dell’Europa”.