Marò a casa, è ora di fare i conti

Quanto è costato all’Italia il braccio di ferro con l’India? Sulla vicenda dei due fucilieri di Marina ci sono le spese ufficiali e computi che non godono dell’ufficialità governativa ma pesano tanto quanto un mega-contratto da 300 milioni di dollari annullato a Finmeccanica da parte di Nuova Delhi.

Partiamo da qui. Nessuno è sembrato accorgersi, oppure se ne sono resi conto tutti ma ognuno ha fatto finta di girarsi dall’altra parte. La coincidenza è sorprendente. Proprio nelle stesse ore in cui la Corte Suprema indiana accettava, ovviamente non di buon grado, di rendere esecutivo l’ordine del Tribunale internazionale dell’Aja di far rientrare in Italia il marò Salvatore Girone, il Ministero della Difesa indiano annullava un maxi-contratto da 300 milioni di dollari con Finmeccanica per la fornitura di siluri da sistemare nei sottomarini. Una coincidenza? Difficile crederlo perché il contratto era stato stipulato – ancora una volta guarda i casi della vita – nel marzo del 2013, proprio quando il governo Monti prendeva la clamorosa decisione di rispedire in India i due fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, smentendo l’allora titolare della Farnesina, Giulio Terzi. Un disastro diplomatico, bello e buono.

Meno suggestivi sono, invece, i conti ufficiali che l’Italia ha sostenuto dal 15 febbraio 2012, quando nel Mare Arabico ci fu lo scontro a fuoco in cui morirono i due pescatori indiani. Otto milioni, più o meno. Spese vive, parcelle legali e via dicendo. Harish Salve, uno degli avvocati indiani più famosi, ha incassato circa tre milioni e mezzo di euro. Il governo di Mario Monti ha versato all’India 140mila per ognuno dei due pescatori uccisi, totale 280mila euro come “risarcimento” alle famiglie. Per il Ministro degli Esteri indiano un’ammissione di colpa da parte del nostro governo. Per chiudere i conti ci sarebbero anche 800mila euro di cauzione che il governo italiano pagò nel 2013, oltre alle spese per le trasferte che sono durate quattro anni.

Tirando le somme, circa 8 milioni di euro. Senza contare, però, il contratto che Nuova Delhi aveva con Finmeccanica. Un centinaio di siluri pesanti Black Shark prodotti dalla Wass di Livorno, azienda del gruppo Finmeccanica. La motivazione ufficiale è lo scandalo delle tangenti pagate dalla stessa Finmeccanica sull’appalto da 560 milioni per 12 elicotteri AW101 AugustaWestland, venduti all’India nel 2010. Resta il sospetto che sia stata una ritorsione verso l’Italia per aver fatto rientrare in Patria i due Marò. Rimane anche difficilmente comprensibile come in questi anni di tensione con l’India il nostro governo, quello Monti, Letta e Renzi, abbia continuato a inviare forniture belliche: “Qualsiasi altro Paese, al posto dell’Italia avrebbe sospeso le forniture”, ha detto Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle armi (Opal) di Brescia. “Nei soli due anni del governo Renzi – ha concluso – sono state autorizzate esportazioni per quasi 145 milioni per forniture di ogni sorta, aeromobili, navi da guerra, munizionamento e sistemi elettronici”.

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