L’arte contro Brexit e per l’Europa
La Campagna Britain Stronger in Europe, ha richiesto a 14 artisti britannici di fama internazionale la realizzazione di poster relativi a Brexit (British exit), il referendum del prossimo 23 giugno. L’invito agli elettori a votare a favore della permanenza parte da Antony Gormley, Rankin, Tacita Dean, Eva Rothschild, e Rankin, tra gli altri.
Per alcuni la politica è la prassi della propria pratica artistica, come nel caso di Bob & Roberta Smith (l’identità in arte di Paetrick Brill) e di Ewan Mitchell, ma per la maggior parte non lo è. Ebbene, questa commissione richiede a una categoria ben precisa di esprimersi in materia, di sbilanciarsi pubblicamente; alcuni responsi potrebbero suonare eccessivamente diplomatici – probabilmente quelli di Axel Scheffler e di Michael Tierney -, là dove si è deciso di indicare un preciso aspetto per richiamare l’attenzione su uno spettro di problematiche e implicazioni ben più ampio, o ancora si è considerata una questione che ha interessato il vissuto personale dell’artista nel tentativo di includere le esperienze di vissuto dell’intero corpo-votanti, se non i colleghi delle industrie creative.
Del tutto rispettabile l’iniziativa di contattare gli artisti – chi meglio di loro è capace di comunicare a livello visivo? Qui parla l’arte che punta al coinvolgimento del proprio pubblico, l’arte impegnata, attivista, l’arte che risponde e prende parte al dialogo con l’attualità, l’arte che non è giusto “un fare altro”. Tutti i poster sono in vendita sul sito della Campagna filo-UE, la metà di loro pure sono stati trasferiti su tessuto sotto forma di T-shirt; i supporti di stampa non sono pregiati, ma sicuramente in linea con il progetto e il suo gusto d’urgenza, in accordo con prezzi relativamente modici.
Altri responsi presentano una certa efficacia a livello di slogan, assieme a un contenuto visivo pregno di pervicacia in particolare nel caso di coloro per cui il mondo della pubblicità è il proprio quotidiano, come lo è per Dog & Rabbit, e per Jon Burgeman. Il messaggio viaggia dritto all’osservatore, la cui attenzione dell’osservatore è stata catturata oramai da lungo tempo, come del resto l’immagine è stata stampata nella sua memoria visiva.
Andiamo a vedere nel dettaglio i risultati di questa commissione. Iniziamo da Sir Antony Gormley – noto per la sua statua Angel of the North che sa della preoccupazione propria di un momento liminale – il quale dichiara a caratteri cubitali il passato e il futuro collettivo di Unione Europea e Regno Unito; in entrambi il UK gioca un ruolo di grande rilevanza. “WOMAN[,] MAN[,] FAMILY TOWN[,] NATION[,] CONTINENT[:] EUROPE”.
Dog & Rabbit dà una faccia allo scellerato equipaggio di politicanti che attentano di far naufragare il vascello del futuro dei giovani cittadini britannici. Perché a sostegno dell’estrema destra, lo sappiamo che si schiera una fetta succulenta della popolazione più vecchia, e certamente conservativa. Il Kraken si staglia all’orizzonte, al seguito della flotta di politici festanti. Lo slogan non lascia alcun dubbio.
Axel Scheffler, da bravo illustratore per l’infanzia, ha pensato bene di far indossare a 28 bambini i vari colori delle bandiere UE. Al centro, il bambino britannico che non ha ancora raggiunto la maggiore età e si appella alla saggezza degli adulti da cui dipende il futuro di tutti i cittadini del domani all’interno dell”Unione Europea.
Jon Burgeman pensa alla ricchezza culturale, oltre che finanziaria, che la Gran Bretagna verrebbe a perdere. Nel fare ciò, riflette sulle collaborazioni che ha avuto modo di intraprendere durante la propria carriera, grazie alle facilitazioni di viaggio UE che sono senza eguali. Il poster, mediante l’impiego di testo e illustrazione, funge da memento di un po’ tutto ciò che andrebbe messo a rischio o addirittura perso a livello di valori condivisi dalla rete UE: lavori, sanità, spostamenti, finanziamenti, uguaglianza, servizi alla persona, diritti degli animali, ma soprattutto la collegialità.
Tacita Dean sostiene che uscire dall’UE significherebbe un ritorno al futuro, un futuro che si prospetterebbe fratturato come pre-UE. Il nazionalismo Il nazionalismo britannico è il seme della discordia, il principio generatore di questo referndum.
Ognuno di questi poster può insegnarci qualcosa – quantomeno farci pensare a ogni singolo aspetto che, per quanto ovvio, ognuno di questi artisti trova lo spazio e il tempo per presentarci o magari più semplicemente enfatizzare. Una voce a cui è legato un nome, un medium, un’identità, ecco: un testimonial. L’artista come voce della coscienza dei votanti, possibilmente non esclusivamente gli amanti d’arte, che comunque non sono pochi. Trovarci una funzione, una logica.