Italia nel mirino UE, troppe infrazioni

Ciascuno Stato membro dell’Unione Europea ha la responsabilità dell’applicazione corretta e completa dei Trattati ovvero dei Regolamenti, Direttive e Decisioni stabiliti dall’Unione e la Commissione controlla che applichino quanto in questi definito in modo puntuale. Nel caso in cui uno Stato non recepisca le Direttive della UE nel diritto nazionale e non comunichi alla Commissione le misure adottate, la Commissione può intervenire, così come può intervenire qualora un Paese faccia qualcosa che sia in violazione con il diritto dell’Unione.

In un primo tempo si cerca di trovare una soluzione rapida, se lo Stato membro non concorda con la Commissione o non mette in atto alcun tipo di misura per porre rimedio alla violazione del diritto dell’Unione, comportamenti che possono essere di natura attiva o omissiva, in cui è incorso, la Commissione può  avviare quello che viene definito un “procedimento formale d’infrazione”, che comprende una serie di misure previste nei Trattati, e deferire lo Stato membro inadempiente alla Corte di giustizia europea. La Commissione valuta l’attuazione delle varie politiche ed iniziative dell’Unione, per verificare la rispondenza agli obiettivi definiti e se queste sono suscettibili di essere migliorate, per effettuare eventuali correzioni nelle definizione, programmazione e attuazione delle politiche UE e per avere parametri utili per la modifica degli orientamenti in essere. Ma non solo.

La Commissione vuole anche mettere in evidenza in quali Paesi l’azione, a livello dell’Unione, produce un valore aggiunto, individuare modi, dov’è possibile, di semplificazione, riducendo la burocrazia e migliorando la trasparenza oltre che il tipo di democrazia in essere, accrescendo la legittimità delle Decisione e la responsabilità degli interlocutori politici coinvolti. Valutazione che vuole essere sia una valutazione della situazione che del quadro normativo esistente: una “valutazione d’impatto” per la più opportuna proposta di nuove disposizioni che di revisione di quelle in essere.

E’ vero, come non manca di sottolineare il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli Affari alle politiche europee, Sandro Gozi, che il trend per l’Italia per quanto riguarda le procedure d’infrazione è in decremento “…il numero si è ridotto confermando che siamo sulla buona strada e che abbiamo introdotto nuovi modelli e strumenti per gestire al meglio queste difficili tematiche” commentando l’archiviazione da parte della Commissione Europea di 5 procedure d’infrazione e 2 costituzione in mora (ex art.258 TFUE) e 1 parere motivato (ex art. 258 TFUE) nei confronti dell’Italia. Ma il numero continua a essere troppo cospicuo. La maggior parte di quelle che ancora sussistono riguardano questioni in violazione del diritto dell’Unione anche se permangono casi di mancato recepimento delle Direttive.

La Commissione Europea ha disposto, inoltre, l’archiviazione di 2 casi EU Pilot (il Sistema EU Pilot, ricordiamo, è il meccanismo con il quale la Commissione Europea può sollevare dubbi sui profili di violazione del “Diritto dell’Unione” prima che abbia inizio, ufficialmente, la procedura d’infrazione ex art 258).

Le procedure d’infrazione, purtroppo, comporteranno nuovi esborsi per le finanze italiane. Questo vuol dire che lo Stato e le Regioni saranno costrette a sborsare ogni anno milioni di euro e se non si onoreranno le scadenze imposte dalla Commissione vorrà dire che dovremo sopportare, ogni sei mesi, nuove penalità agli ulteriori ritardi che andranno ad accumularsi. La Commissione Europea ha indicato che l’Italia dovrà versare in via forfettaria circa 9,92 milioni di euro ad infrazione, cifra a cui bisognerà aggiungere la penalità di mora, che oscilla tra i 22 mila e i 700 euro al giorno a fronte di pagamenti dovuti dall’Italia a Bruxelles, nel solo 2015, pari a 150 milioni di euro.

Le Procedure d’infrazione più numerose sono in tema di reati o inadempienze ambientali ad esempio carenze nel settore depurazione della acque soprattutto in Sicilia, Calabria, Campania, ma anche Friuli e Lombardia e sono solo due in Italia le aree metropolitane che hanno raggiunto una depurazione pari al 100%: l’area fiorentina e torinese o l’emergenza rifiuti in Campania. Altre, come del resto era prevedibile, riguardano le condizioni di accoglienza i richiedenti asilo in Italia e questo sia per la situazione dei minori non accompagnati che per l’estensione dell’ambito di applicazione della protezione internazionale o il ritardo nel recepimento della Direttiva sul risanamento e sulla Risoluzione delle Banche in difficoltà o la questione degli “aiuti di Stato” ritenuti, invece, illegali o piuttosto le “quote latte”.

Queste le cose principali per cui l’Italia, ma con lei anche altri sei Paesi UE, continuano a rischiare il deferimento alla Corte UE.

©Futuro Europa®

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