Etichettatura al vaglio di Bruxelles
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che è stato inviato a Bruxelles, per la prima verifica, lo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero-caseari in Italia, è stato avviato, in questo modo, l’iter autorizzativo previsto a livello europeo. Passo determinante per la valorizzazione del Made in Italy ed impegno concreto per la salvaguardia della qualità e della trasparenza di una filiera che vale più di 20 miliardi di euro e che crea opportunità di lavoro a 120mila persone solo nelle stalle.
Da un indagine demoscopica Ismea emerge che il 67% dei consumatori italiani si dichiara disposto a pagare dal 5 al 20% in più per un prodotto lattiero-caseario che abbia chiara in etichetta la sua origine italiana. Per 9 Italiani su 10 è importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare, per latte fresco e i prodotti lattiero-caseari.
In questo modo, infatti, si era espresso il 95% degli oltre 26 mila partecipanti alla consultazione pubblica online, tra i cittadini, svoltasi sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Il decreto, in sostanza, prevede che il latte e i suoi derivati debbano avere obbligatoriamente indicata in etichetta l’origine della materia prima e precisamente il Paese di mungitura, il Paese di trasformazione e il Paese di confezionamento. Qualora il latte puro o il latte usato come ingrediente nei formaggi, ma non solo, nel burro, yogurt e mozzarella, sia stato munto, prodotto e trasformato nello stesso Paese, allora nell’indicazione di origine ci potrà essere una sola dicitura, ad esempio, “Origine del latte: Italia”.
In ogni caso sarà obbligatorio indicare il Paese di mungitura del latte e se le fasi di trasformazione e confezionamento avranno luogo in più Paesi, diversi dall’Italia, si potrà scrivere che l’origine del latte è avvenuta in Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non EU. Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
Il Piano del Ministero a sostegno del settore lattiero-caseario ha previsto investimenti da 120 milioni di euro. Sono stati stanziati, infatti, 32 milioni per l’aumento della compensazione Iva al 10% per il latte venduto alla stalla ed è stato attivato il fondo latte per ristrutturare i debiti e potenziare la moratoria dei mutui bancari ottenuta con ABI (Associazione bancaria italiana). Altri 25 milioni di euro europei sono stati utilizzati per il sostegno diretto agli allevatori e 10 milioni sono stati investiti per l’acquisto di latte crudo da trasformare in UHT (latte sterilizzato ad altissima temperatura) e destinare agli indigenti.
In numeri del settore lattiero-caseario in Italia sono rilevanti, solo per la fase agricola si contano 34mila allevatori, 1,8 milioni di mucche da latte, 11 milioni di tonnellate di latte vaccino prodotto, di cui il 50% circa trasformato in formaggi Dop e 4,8 miliardi di euro valore della produzione. Per la fase industriale si calcolano 3400 imprese con 39mila occupati e 14,5 miliardi di euro di fatturato.
Questa filiera è la voce più importante dell’agroalimentare italiano sia dal punto di vista economico che dell’immagine del Made in Italy. I formaggi italiani, nei mercati esteri, hanno fatturato 2,3 miliardi (+5%) nel 2015, di fronte a questi risultati il Governo italiano ha il dovere di difendere e valorizzare i successi ottenuti.