Mani assassine

Negli ultimi giorni, mani assassine hanno tolto la vita a due poliziotti in Francia e a la giovane deputatessa laburista Jo Cox in Inghilterra. Cosa hanno in comune i due crimini? Politicamente, non lo sappiamo ancora con certezza: l’assassino dei due poliziotti era un fanatico psicopatico islamico, affiliato a quanto c’è di peggio nell’estremismo della jihad e dell’ISIS (il quale non tarda mai a rivendicare orrende azioni di quel tipo, compiendo tra l’altro un monumentale errore d’immagine, perché  crede di aumentare il terrore in Occidente, mentre riesce solo a far crescere l’indignazione e, si spera, la vigilanza delle Autorità). Anche in questo caso, vale quello che avevo appena scritto per il massacro di Orlando. Gli autori sono persone conosciute dalla Polizia e dai servizi di intelligenza. Nel caso francese, l’assassino era stato addirittura già condannato a tre anni di detenzione per istigazione al terrorismo; era uscito di carcere. Nessuno lo vigilava? Ripeto una domanda già fatta prima: quando ci decideremo a prendere la minaccia sul serio e agire preventivamente?

Il crimine inglese pare avere radici diverse. Dico pare, perché una legame con l’ISIS potrebbe esserci, essendo la deputatesse uccisa membro di un gruppo “Amici della Siria” che si opponeva alla partecipazione britannica agli attacchi in quel paese del Medio Oriente. Ma testimoni dicono che l’assassino avrebbe gridato “Britain first”, richiamandosi al nome di un gruppo di estrema destra che conduce una virulenta campagna per l’uscita della Gran Bretagna dell’UE. Il gruppo in questione si è affrettato a dissociarsi (chiaro: prima si semina l’odio e poi si ritira la mano), ma questa matrice pare quella accettata dal Governo e dalle forze politiche a Londra, tanto da aver sospeso per un giorno la campagna referendaria. Per inciso, tutti quelli che conducono questa campagna, compresi i fogliacci dell’editore Rupert Murdoch, come The Sun, si distinguono per la volgarità dei loro argomenti e per la cieca violenza del loro sciovinismo. Temo che alla fine l’avranno vinta, perché gli argomenti, più sono rozzi e più, apparentemente, fanno presa. Il referendum non è di per sé decisivo, solo consultivo, poi toccherà alla Camera dei Comuni pronunciarsi, e lì la maggioranza è favorevole a restare in Europa, ma difficilmente potrebbe ignorare un’indicazione dell’elettorato, specie se con una maggioranza significativa.

L’ho scritto e lo ripeto: mi dispiace se la Gran Bretagna esce dall’Unione, soprattutto pensando alla speculazione che i “talibani” anti-Europa faranno anche da noi, ma sono convinto che a perderci saranno gli inglesi (a cominciare dal terremoto politico sul Governo Cameron) e che l’Europa può e deve andare avanti, forse alleggerita da un peso. Faremo valutazioni più complete quando si saprà il risultato. Una cosa però mi sento di poterla dire, per i tanti anni e la tanta passione dedicati alla causa europea: se l’Inghilterra se ne va, amen! Ma niente concessioni, niente privilegi, per favore! Se un ospite se ne va di casa nostra, dov’era entrato a suo tempo con il cappello in mano, sbattendo maleducatamente la porta, possiamo e dobbiamo dirgli, come dicono i nostri cugini francesi: “Bon debarras”.

Tornando ai due crimini, quello che è raccapricciante è che, nell’Europa di oggi, qualcuno possa morire solo per la sua condizione di servitore dello Stato o per le sue idee, giuste o sbagliate. A che punto sono arrivati la follia e l’odio se non abbiamo anticorpi sufficienti a combatterli?

Prevenire atti di folli isolati è per definizione impossibile. L’ha detto il Primo Ministro francese Valls e sono d’accordo. Come egli stesso ha detto, ci saranno altre vittime innocenti. Purtroppo sarà così. Almeno siano ridotte al minimo e questo richiede una vigilanza raddoppiata, triplicata, da parte delle forze dell’ordine e dei servizi d’intelligenza. È troppo chiederlo?

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