Sharing Economy, l’Agenda europea
Con la Comunicazione COM (2016) 356 – A European agenda for the collaborative economy – la Commissione Europea prende posizione sul tema dell’Economia collaborativa, subito dopo la chiusura della Consultazione Pubblica relativa alla proposta di legge che è stata depositata alla Camera dei Deputati in Italia. Linee guida, orientamenti di tipo legale e di policy rivolti alle Autorità, ai portatori d’interesse, ai cittadini interessati sono gli strumenti con cui sta veicolando i propri indirizzi politici su una questione, quella della Sharing Economy (o Economia Collaborativa), tra i più dibattuti e controversi degli ultimi tempi.
La Sharing Economy, nata in California, è “l’Economia della condivisione”: un vero e proprio paradigma economico che ha modificato strutturalmente l’Economia tradizionale sia nel nostro Paese che in ambito internazionale, come siamo soliti conoscerla e questo, soprattutto, in settori come il manifatturiero o il turismo o i trasporti, creando un nuovo tipo di lavoratori indipendenti. Il principio che sta alla base è la “condivisione”. Condivisione di servizi che vengono offerti tramite beni, strumenti e mezzi che sono condivisi dagli utenti e sono basati su piattaforme tecnologiche avanzate, quali app per smartphone e infrastrutture online. Viene quindi a determinarsi un meccanismo che consente di produrre benefici in termini di costi sia per l’utente finale che pe il fornitore del servizio.
Il peso economico e sociale di questo fenomeno è stato ed è tale da rendere non più differibile la definizione di una seria regolamentazione dell’argomento ed è questa l’esigenza cui Bruxelles intende rispondere con la Comunicazione COM (2016) 356. In special modo a fronte di interventi normativi delle autorità nazionali, che rispondono sì alle esigenze provenienti dal Mercato Unico e dei rispettivi Mercati Nazionali dei singoli Paesi UE coinvolti, ma che risultano essere estremamente eterogenei tra loro. Concretizzando, di fatto, un approccio frammentato alla questione che crea incertezza sia negli operatori tradizionali che nei nuovi fornitori di servizi che si affacciano al Marcato e nei consumatori, che provoca un rallentamento nel processo del radicamento e sviluppo dell’innovazione, ma non solo: anche nella creazione di nuovi possibili fonti di occupazione.
E in questo senso si esprime il Vicepresidente e Commissario responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività Iyrki Katainen: “… perché l’economia europea sia competitiva c’è bisogno di innovazione, applicata sia ai prodotti che ai servizi. La prossima impresa europea da un miliardo di dollari potrebbe nascere nel contesto normativo che permetta ai nuovi modelli imprenditoriali di svilupparsi proteggendo i consumatori e garantendo condizioni eque sia in materia fiscale che di occupazione”.
A tutto questo la Commissione risponde, appunto, con la Comunicazione: “Un’Agenda Europea per l’economia collaborativa” e gli “Orientamenti” rivolti agli Stati membri per garantire lo sviluppo equilibrato dell’Economia Collaborativa e per fornire indicazioni all’applicazione del diritto vigente dell’Unione Europea in un settore tanto dinamico e in rapida evoluzione e annunciati nella sua Strategia del Mercato Unico, chiarendo le questioni essenziali affrontate dagli operatori oltre che dalle autorità pubbliche.
Per quanto espresso dalla Commissione nella Comunicazione la Sharing Economy “…si riferisce a modelli di business in cui le attività vengono facilitate da piattaforme collaborative che creano un marketplace per l’uso temporaneo di beni e servizi spesso forniti da privati”. La Commissione definisce cinque punti fondamentali su cui soffermarci: il mercato, la responsabilità, la protezione dei consumatori, la definizione del rapporto di lavoro e le questioni fiscali.
E’ un dato di fatto inequivocabile che la Sharing Economy, per sua stessa essenza, determina la creazione di possibili nuove opportunità di lavoro per i consumatori o gli imprenditori, comportando anche un miglior utilizzo delle risorse, promuovendo lo sviluppo del’ “Economia Circolare” di cui tanto parla la Commissione Europea.
Questi sono i motivi per i quali la Comunicazione sull’Economia Collaborativa della Commissione sottolinea l’esigenza dell’adozione di modelli economici collaborativi e il radicamento di questi in un “ambiente” favorevole che ne ottimizzi il possibile sviluppo futuro. “L’economia collaborativa può essere un’opportunità per i consumatori, gli imprenditori e le imprese se facciamo le scelte giuste. Se permettiamo al nostro Mercato Unico di frammentarsi a livello nazionale o persino locale, è l’Europa nel complesso che rischia di perderci. Gli orientamenti giuridici che forniamo oggi sono rivolti alle autorità pubbliche e agli operatori del Mercato per lo sviluppo bilanciato e sostenibile di questi modelli imprenditoriali – afferma Elz’bieta Bien’kowska, Commissaria responsabile per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI, continuando – invitiamo gli Stati membri a riesaminare le loro normative nazionali alla luce di tali orientamenti e siamo pronti a sostenerli in questo processo”.