Rassegna stampa estera
I titoli delle prime pagine delle grandi testate internazionali sono stati ampiamente riportati dai nostri media. La vittoria del M5S, o meglio la vittoria delle due primedonne del M5S, ha fatto il giro del Mondo. Virginia Raggi, primo sindaco donna di Roma è già una notizia. Primo sindaco donna di un movimento “populista” come viene definito all’estero il M5S è una signora notizia. Anche l’elezione di Chiara Appendino a Torino ha suscitato scalpore presso gli osservatori esteri, ma adesso, finita la festa tutti cercano di capire cosa succederà. Non sono in pochi a nascondere la loro preoccupazione sul futuro di Roma, di Renzi, del Governo, dell’Italia tutta. Tutta questa incertezza non ci fa bene.
Dominique Dunglas sulla Tribune de Genève cerca di decifrare cosa si nasconda dietro la “razzia” dei 5 Stelle. Definito dai più “populista”, una prima differenza con i populisti europei gli viene fatta notare dal politologo Roberto d’Alimonte da lui intervistato. “ Il M5S prende voti da tutto lo scacchiere politico. Su 20 ballottaggi che vedevano opporsi candidati grillini a candidati del PD, 19 sono stati vinti dai ‘grillini’ (…) al secondo turno il M5S ha preso voti dalla sinistra della sinistra, che non vuole votare PD, dal centro orfano di Berlusconi, e dall’estrema destra, rappresentata dalla Lega Nord. Attira anche elettori che si erano allontanati dalla politica e non votavano più. In questo senso il M5S è diverso dagli altri partiti populisti europei, che non sono trasversali”. Dunglas sottolinea anche come questo successo debba poco ai programmi, “quello di Virginia Raggi a Roma si riassume in ‘trasparenza, onestà, trasporti pubblici, raccolta differenziata’. Fare campagna su argomentazioni così povere può sembrare un vero exploit”. Questo perché la gente ha votato candidati non appartenenti al vecchio establishment politico, gli spiega il Giovanni Orsina professore della Luiss di Roma. “Novità che Matteo Renzi pensava di incarnare,lui che aveva conquistato la Toscana, il municipio di Firenze,, la direzione del PD e la presidenza del Consiglio con la promessa di ‘rottamare tutti’. Ma il potere logora in fretta (…) E’ un Matteo Renzi indebolito quello che si presenterà ad Ottobre al referendum…sul quale ha commesso l’imprudenza di mettere in gioco la sua carriera politica”. In queste poche righe si delineano già le grandi, enormi, scommesse su Roma e sul futuro del Paese. Ma non è tutto.
Eric Jozsef su Libération parla di “conto salato” presentato al PD da queste elezioni amministrative dal sapore molto politico. “Si aspettavano di conquistare la luna a Roma. I 5 Stelle hanno anche vinto Torino (…) Se la vittoria in una città colpita dall’incuria burocratica e gli scandali per corruzione era attesa, il successo di Chiara Appendino a Torino è stata come un fulmine a ciel sereno. Abbastanza ben gestita dalla sinistra da 25 anni, la città piemontese ha intrapreso una vera trasformazione per uscire dalla sua mono-industria automobilistica legata alla Fiat (…) malgrado ciò, l’ex Ministro e sindaco uscente Piero Fassino è stato asfaltato.” Proseques Joszef ricordando che “per Matteo Renzi il conto presentato da queste elezioni amministrative è salato. Oltre a Torino e Roma, Napoli sarà guidata da uno dei suoi peggior avversari (Luigi De Magistris, ndr) (…) La vittoria, con soli il 51,7% delle preferenze, del candidato del centrosinistra Giuseppe Sala (…) evita a Renzi di mandar giù una pillola ancor più amara. Ma due anni dopo il suo arrivo al potere, il capo del Partito Democratico è seriamente indebolito. Per la prima volta registra una vera sconfitta elettorale. Polarizzando la vita politica italiana intorno alla sua figura, ha trasformato, malgrado i suoi dinieghi, uno scrutino locale in una scommessa nazionale. ‘E’ un risultato politico’, ha definito Piero Fassino la sua sconfitta elettorale .” Da qui a Ottobre, scrive il giornalista francese, “il Toscano dovrà trovare una nuova spinta e rispolverare lo slancio modernizzatore che aveva caratterizzato l’inizio del suo mandato”. I limiti della sua strategia? Aver contato troppo sull’elettorato ‘deluso’di destra. Conclude Joszef: “Rimane il fatto che Torino e Roma sono un test a grandezza naturale sulla capacità del M5S dall’uscire dalla semplice protesta”. Per ora tutti sotto stretta osservazione.
Per The Economist la vittoria delle due “donne populiste” può significare guai per il Primo Ministro. “Secondo le parole degli stessi vinti è stata una sconfitta ‘chiara e assoluta’ (…) Lo scorso 19 Giugno il Movimento populista 5 Stelle stravince ai ballottaggi per l’elezione a sindaco di due delle quattro più grandi città italiane, Roma e Torino. Questi risultati si trasformano in formidabile sfida per il Primo Ministro riformatore, Matteo Renzi, che si prepara a ipotecare la sua carriera in un referendum previsto per l’autunno che dovrebbe trasformare l’Italia in un Paese più governabile”. L’articolo analizza le vittorie di Raggi e Appendino riproponendo le stesse conclusioni di molti osservatori e sottolinea che “la vittoria di De Magistris a Napoli rafforza il messaggio centrale di queste elezioni. Gli italiani sono affamati di nuovo – anche se attraverso idee non convenzionali – e sono stanchi dei loro leader affermati, considerati corrotti o compiacenti. Come ogni candidato la Raggi ha promesso molto (…) cosa più importante ha convinto un gran numero di romani che era una giovane donna con la testa sulle spalle, pulita, onesta e che aveva veramente a cuore la sua città. E’ difficile non capire la risonanza di questo messaggio sulla travagliata capitale d’Italia.” A differenza degli altri, l’Economist si sofferma anche sull’importanza della vittoria per tutte le donne italiane “che solo di recente hanno cominciato ad acquisire peso politico (…) Il M5S suggerisce anche che non è più un contenitore di voti di protesta: ha raccolto la fiducia di parte dell’elettorato che ha deciso di mettere nelle loro mani la gestione di due grandi città, ossia di 3,7 milioni di cittadini”. Ora sta a Renzi riconquistare la fiducia di parte dell’elettorato e convincerlo che la riforma del Senato è fondamentale per la futura buona gestione del Paese intero.
Chiara Albanese e Kevin Costello su Bloomberg riprendono le analisi dei risultati, ma aggiungono un qualcosa in più: la preoccupazione non tanto velata degli investitori. “Gli italiano hanno eletto i candidati del movimento anti-establishment M5S alla guida di due grandi città come la capitale Roma e Torino, portando ad una battuta d’arresto i piani di revisione del sistema politico del Paese , emanazione del Primo Ministro Matteo Renzi (…) Il calo di popolarità per il Partito Democratico di Renzi nelle due città chiave minaccia il referendum ‘o la va o la spacca’ programmato per Ottobre, su una proposta di riforma del Senato che dovrebbe mettere fine a una lunga storia di Governi volanti. Renzi, 41 anni, ha promesso dimettersi se perde (…) E questo preoccupa come si percepisce dalle parole di Chris Sicluna, economista della Daiwa Capital Markets Europa di Londra che all’Economist dice “i risultati delle elezioni suggeriscono che Renzi non è su un terreno così stabile come lo vorrebbero gli investitori (…) e sanno di populismo”.
A rafforzare l’aurea di pessimismo sugli investitori ci pensa Satyajit Das con il suo articolo scritto per The Independent, dove spiega perché l’economia italiana stia per collassare. Il tutto riassunto in due righe: “Un’economia contratta, un sistema bancario inadeguato, un settore pubblico ingolfato e una corruzione purulente mostrano che l’Italia sta affrontando un futuro problematico.” Ancora peggiore il commento successivo: “ora che il M5S si è garantito il timone di Roma, il Primo Ministro Matteo Renzi capirà probabilmente cosa vlesse dire Mussolini quando affermò: ‘governare gli italiani non è impossibile, è semplicemente inutile’. I tentativi di riforme di Renzi non hanno dato i risultati sperati. Da qui una lista nera che più nera non si può. Economia, recessione, disoccupazione, consumi e investimenti “flaccidi”. “Il danno è sul lungo termine, con il 15% della capacità industriale italiana distrutta, conseguente riduzione dell’occupazione e del potenziale di crescita. Una volta la sua forza, le imprese più piccole si sono contratte a causa delle scarse vendite, della redditività in calo e per la mancanza di finanziamenti. “ E non è finita, problemi strutturali, burocrazia, fiscalità al 46%, esecuzione dei contatti che dura in media tre anni rispetto ai 18 mesi di media OSCE. “Il business non è migliore, dominato da un gruppo di imprese monopolistiche o oligopolistiche”. Ciliegina sulla torta la citazione di Trasparency International che ci colloca al 69° posto su 175 Paesi per livello di corruzione pubblica. Articolo fastidioso, ma i numeri parlano.
II Financial Times ci riporta con i piedi per terra. “Il fascino rischioso del Movimento 5 Stelle” titola il quotidiano britannico . “Il partito populista non è un concorrente credibile per governare il Paese”. Spiegata la vittoria di Roma e Milano, l’articolo prosegue affermando che “anche se Renzi è un giovane Premier, politica e affari rimangono dominati da uomini di mezza età se non anziani. Il successo personale delle due donne che rompe un baluardo maschilista è positivo. I risultati del Movimento 5 Stele riflettono in gran parte la determinazione degli elettori di protestare contro il Governo, dopo anni di crescita lenta, salari stagnanti e alta disoccupazione. Il partito è popolare anche per la sua forte presa di posizione contro la corruzione, che rimane endemica (…) anche con queste premesse il Partito fondato da Grillo è ancora lontano dall’essere un concorrente credibile a livello nazionale, a causa delle sue politiche economiche incoerenti. E’ a favore di un reddito di cittadinanza, ma non spiega come pagarlo. Auspica un referendum sull’adesione alla zona euro dell’Italia, evento che sarebbe altamente destabilizzante per l’Italia e l’Europa. Le sue politiche fiscali sono focalizzate sulla riduzione delle tasse e l’aumento della spesa. Questa è una cosa che l’Italia non può permettersi; il debito pubblico è del 132 per cento del PIL.” Consiglio del FT a Renzi è che alla luce di questi risultati e in vista del referendum riprenda in mano il gioco, ma non come “one man show”, ma trasmettendo il senso di grande gioco di squadra. Altrimenti avrà veramente perso. Per quanto riguarda il M5S, “dopo le vittorie di Roma e Torino, il Partito dovrà andare oltre alla sua facile retorica populista (…) Il partito ha introdotto volti nuovi nella politica italiana, ma non è neanche lontanamente in grado di guidare l’Italia”.
Dominique Dunglas, Ce qui se cache derrière la razzia de 5 Etoiles, Tribune de Genève, 20 Giugno 2016; Eric Joszef, En Italie, l’addition éléctorale est salée pour Matteo Renzi, Libération, 20 Giugno 2016; The Economist, Italy’s Five Star Movement has taken Rome, and Turin too, 20 Giugno 2016; Chiara Albanese, Kevin Costelloe, Italy’s Five Star Inflicts Setback on Renzi With Anti-Elite Win in Rome, Bloomberg, 20 Giugno 2016; Satyajit Das,Why Italy’s economy is about to collapse, The Indipendent, 21 Giugno 2016; Financial Times, The risky allure of Italy’s Five Star Movement, 20 Giugno 2016.