Per la prima volta un Ddl contro il consumo del suolo

La Camera dei Deputati ha dato il primo via libera al Disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo ed il riuso del suolo edificato”. Il testo, in linea con gli obiettivi dell’UE di azzerare entro il 2050 il consumo del suolo, punta a valorizzare e proteggere il territorio, con particolare attenzione alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica, per salvaguardare l’attività agricola, il paesaggio e l’ambiente, contenendo i consumi e limitando il rischio idrogeologico. Nel testo, inoltre, vengono fissati i criteri del riuso del suolo edificato e della rigenerazione urbana.

Per la prima volta si definisce il termine “consumo del suolo” nell’Ordinamento italiano, vengono stabilite le definizioni di consumo del suolo come la variazione tra il suolo non consumato e quello consumato, l’impermeabilizzazione, ovvero il cambiamento della natura o copertura del suolo attraverso interventi che non siano connessi all’attività agricola tali da eliminarne la permeabilità.

Inoltre viene definita la superficie agricola, naturale o seminaturale, ovvero terreni agricoli secondo gli strumenti urbanistici e altre superfici non impermeabilizzate, l’area urbanizzata, la parte del territorio formata dai centri storici, aree edificate con continuità a destinazione residenziale, industriale, artigianale e commerciale e la rigenerazione urbana, l’insieme di interventi urbanistici ed edilizi nelle aree urbanizzate. Il consumo del suolo è consentito esclusivamente nei casi in cui non esistano alternative di riuso e rigenerazione delle aree già urbanizzate.

Spetta al Mipaaf (Ministero delle Politiche agricole) l’istituzione di un registro con l’iscrizione del Comuni che hanno adeguato i propri strumenti urbanistici a quanto stabilito dalle Regioni in ordine alla riduzione quantitativa di consumo di suolo e ai criteri e modalità da rispettare nella pianificazione urbanistica comunale. Verrà attribuita ai Comuni, iscritti nel registro degli Enti locali, la priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali finalizzati agli interventi di rigenerazione urbana e di bonifica dei siti contaminati e agli interventi volti a favorire l’insediamento di attività di agricoltura urbana.

Le superfici agricole che hanno ottenuto finanziamenti europei legati alla Politica Agricola Comune (PAC) e alla politica di Sviluppo rurale non possono, almeno per cinque anni, essere destinate ad uso diverso da quello agricolo né essere oggetto di  interventi di trasformazione edilizia. Il testo prevede, inoltre, la semplificazione delle procedure per la rigenerazione delle aree urbanizzate degradate dal punto di vista urbanistico, socio-economico, paesaggistico e ambientale, con forme d’intervento progettate sul riuso del suolo, la riqualificazione con la demolizione e la ricostruzione su edifici già esistenti e la creazione di aree verdi.

I dati sul consumo del suolo in Italia non sono confortanti, dagli anni ’70 la superficie coltivata è diminuita del 28%, 5 milioni di ettari di superficie agricola persa negli ultimi 30 anni, una superficie equivalente a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme. L’auto approvvigionamento alimentare attuale è di circa l’80-85% e dal 1950 ad oggi la popolazione è cresciuta del 28%, la cementificazione del 166% e la continua perdita di terreno agricolo costringe il nostro Paese a dipendere sempre più dall’estero per le provviste di risorse alimentari.

Ogni giorno in Italia vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali e dagli anni ’50 ad oggi sono stati impermeabilizzati 1,5 milioni di ettari ed il 6,7% è costituito da superfici edificate (ISTAT).La Pianura padana, ovvero l’area agricola più vasta e produttiva della Penisola italiana, ha una percentuale media di superfici edificate pari al 16,4% del territorio (dati ISTAT). Nella classifica delle regioni “più consumate”, secondo i dati ISPRA 2015, al primo posto Lombardia e Veneto (circa il 10%)  con Monza e Brianza ai vertici delle province più cementificate.  I comuni delle province di Napoli, Caserta, Milano e Torino oltrepassano il 50%, raggiungendo anche il 60%.

Viviamo, dunque, in un Italia sempre meno agricola e meno verde, serve un radicale cambiamento di mentalità che ci riporti indietro nel tempo per poter tornare a godere del nostro territorio.

©Futuro Europa®

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