Cultura, motore del Made in Italy

E’ la cultura il motore del Made in Italy: il sistema produttivo culturale e creativo produce infatti 89,7 miliardi di valore aggiunto, il 6,1 per cento della ricchezza prodotta; e ne muove in totale 249,8, pari al 17 per cento di quanto prodotto nel Bel Paese. E’ quanto emerge dal Rapporto 2016 Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi, presentato a Roma dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini. Considerata dal punto di vista del suo valore in euro, la cultura riesce a parlare al cuore di chi la considera un peso inutile. Ed è stata presa in considerazione persino dal Parlamento Europeo. Che ha assunto una decisione notevole per il tipo di istituzione: un impegno per il suo inserimento tra le priorità del Piano Juncker. All’undicesimo posto.

Il rapporto di Symbola e Unioncamere ha preso in considerazione la redditività di tutti i settori dell’ ‘industria culturale’: il patrimonio storico-artistico, ovvero musei, siti archeologici, monumenti, biblioteche e archivi; il settore filmografico e di produzione di film, video, radio-tv, videogiochi, software, e poi musica, stampa ed editoria; e le industrie creative nel settore del design, dell’architettura e della comunicazione. Fra le regioni a maggiore incidenza del valore aggiunto dell’industria culturale sul totale dell’economia, primo è il Lazio, con l’8,9 per cento, seguito dalla Lombardia con il 7,5 per cento e dal Piemonte con il 7,1. Dal punto di vista dell’occupazione, al primo posto è ancora il Lazio, seguito da Lombardia e Val d’Aosta. Se il dato è analizzato a livello provinciale tuttavia, il podio spetta alla provincia di Milano, seguita da quella di Roma.

Consapevole della ricchezza del settore il Ministro Dario Franceschini: per il Ministro, l’Italia deve puntare proprio su cultura e turismo, e se nel passato poco è stato fatto, oggi l’impegno del Governo per la cultura è deciso e l’aumento del bilancio del Ministero del 37 per cento in un anno ne è la dimostrazione. Per il presidente di Symbola Ermete Realacci le cifre del prodotto della cultura “sono  la chiave per leggere il Paese non solo per ciò che era, ma per ciò che può essere: perché quando l’Italia fa l’Italia e scommette su se stessa, è un Paese formidabile”. Per il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello “Grande Bellezza può significare anche Grande Ricchezza se riusciamo a sfruttarla, come hanno fatto in questi anni molte delle 400 mila imprese del settore. Perché è proprio la nostra cultura a ‘dare un senso’ anche a prodotti, servizi, luoghi. Ciascun prodotto che esportiamo è ambasciatore della nostra idea di bellezza, una piccola parte d’Italia che condividiamo con i nostri clienti esteri”.

Il Rapporto annuale di Symbola e Unioncamere sulla Cultura ha l’importante funzione di mostrare al Paese quello che forse è troppo vicino alla quotidianità di tutti per essere percepito come straordinario: la sua ricchezza e la sua bellezza. Ancora oggi gran parte degli Italiani considera cultura e ambiente come realtà aliene all’economia, marginali al mondo del lavoro, entità costose anziché produttive e dotate di funzioni meramente ricreative. Una sorta di lussi sociali. Una mentalità che persiste, tramandata dentro troppe famiglie e formata da troppe scuole e dipartimenti universitari, ma sempre più negata dalla produttività della cultura, del turismo, e della green economy: i settori del Made in Italy  che stanno lentamente prendendosi una rivincita sull’industria, svenduta e impoverita o delocalizzata all’estero, e sul commercio, fonte di guadagni passeggeri e posti di lavoro virtuali. Dare coscienza della sua bellezza e ricchezza ad un Paese ancora assopito è una missione: forse ‘la’ missione per l’Italia, che non è solo un pezzo di carta geografica.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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