Dov’è il Centrodestra?
Forse cambierà nome. Il centrodestra prova a riorganizzarsi. Lo fa con fatica da Parma, all’incontro “Il Cantiere”, organizzato sabato scorso dalla Lega con la partecipazione di tanti, anche se non tutti, gli esponenti di quello che fu il centrodestra. “Cambierà nome”, ha detto il leader del Carroccio Matteo Salvini, “perché le distinzioni fra centrodestra e centrosinistra sono ormai superate e frustranti”.
Più che altro anacronistiche. Il bipolarismo è già un’idea vecchia nel panorama della politica nazionale in cui il terzo, ormai mica tanto incomodo, lo fa il Movimento 5 Stelle. Il Pd, e centrosinistra, perde consensi – nonostante Matteo Renzi continui a raccontare il contrario – e quello che una volta era il centrodestra di Silvio Berlusconi disgrega voti ovunque. L’ex Cav è ancora ricoverato al San Raffaele di Milano, il suo cuore sta bene dopo il check-up, ma la coalizione di centrodestra non esiste quasi più. Al di là del pasticciaccio politico per la corsa al Campidoglio, la partita adesso si gioca sul futuro. Già, ma quale? Chi farà il leader e se si votasse davvero nella primavera del 2017? Semplice, per come stanno le cose oggi, il centrodestra perderebbe.
L’incontro di Parma dovrebbe essere il primo di una lunga serie. Un’occasione per confrontarsi per ascoltare la voce di tutti – a proposito c’erano Paolo Romani, Maria Stella Gelmini, Renato Brunetta, Giovanni Toti, Giorgia Meloni ma anche Roberto Maroni, Raffaele Fitto, Gaetano Quagliariello, Gianfranco Rotondi e Daniela Santanché, tra i tanti politici – con il fine di trovare una sintesi, prima o poi. “Sono contento che oggi ci siano qui i rappresentanti di Forza Italia e di altri partiti – ha detto il governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni -. Se accettiamo la sfida, ricominciare daccapo e costruire un’alleanza su basi solide, su programmi e non su schieramenti, allora ce la possiamo fare”. Tempus fugit: “Secondo me si voterà a marzo 2017, abbiamo poco tempo”, ha concluso.
Il confronto di idee ha tirato in ballo i soliti grandi temi. Leadership, primarie, programmi e via dicendo. Ma prima di discutere sul cosa, evidentemente, occorre capire chi voglia davvero sedersi al tavolo per parlare. Il centrodestra praticamente è evaporato. Dal 2013 quando perse per pochi voti le politiche, è stata un’escalation al ribasso. Emorragie di voti, Movimento 5 Stelle che fagocita il malcontento che una volta era prerogativa dei lumbard e via andare. Silvio Berlusconi non è eterno, il futuro è oggi. D’accordo fare incontri e parlare di programmi, ma quello che conta, alla fine, sono i voti. E la gente ha bisogno di una proposta credibile e assolutamente nuova.