Italia delle Regioni
Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del Consiglio Nazionale Anci, ha concluso i lavori del Forum sulle Gestioni associate organizzato a Roma dall’Associazione per discutere della sua proposta di riassetto della cooperazione intercomunale e delle istituzioni di base.
“L’Anci chiederà al governo di approvare un collegamento ordinamentale alla prossima legge di Stabilità con cui mettere organicamente mano al tema delle gestioni associate. Non servono interventi spot o settoriali, abbiamo bisogno di una revisione complessiva, partendo eventualmente anche da un ‘secondo tempo’ per la legge Delrio. Il tutto, però, con i tempi e le garanzie certi che derivano dalla legge di bilancio”. “Questo è il terzo appuntamento che viene organizzato per spiegare i termini della nostra proposta di riforma della governance territoriale. Ma ora – ha sottolineato l’esponente Anci – è finito il tempo dei seminari ed è arrivato quello delle decisioni concrete per il processo riformatore del comparto dei piccoli Comuni”.
“Passare dalla logica dell’aggregazione secondo il criterio demografico a quella per bacini omogenei” è quanto invece ribadito dal vicepresidente Anci Matteo Ricci che ha evidenziato come il “tema dell’aggregazione comunale non riguarda solo i piccoli centri”. Per il vice presidente Anci, allo “svuotamento dei livelli di intermedi di governance territoriale non potrà che corrispondere il rafforzamento del ruolo dei Comuni, a meno che non si voglia attribuire alle Regioni poteri gestionali cosa – ha precisato – del tutto contraria alla logica della sussidiarietà secondo cui i servizi devono essere gestiti dagli enti più vicini ai cittadini, appunto i Comuni”. I bacini, poi, “dovranno aggregare almeno tre funzioni, per non ingessare subito la loro funzionalità e partendo dalle funzioni di scuola e trasporti estendersi ad altre funzioni”. “La intercomunalità può essere una grande opportunità per arrivare ad una gestione migliore dei servizi ai cittadini ma va accompagnata da una serie di interventi mirati e, soprattutto, di politiche dedicate ai piccoli comuni: rappresentiamo il 52% del territorio nazionale ed offrono servizi usando solo l’1% della spesa nazionale”.
Alle proposte dei sindaci hanno risposto i rappresentanti di governo a partire dal ministro per gli Affari regionali Enrico Costa che ha assicurato come non sia intenzione dell’Esecutivo quella di “calare dall’alto nessuna riforma” poiché si ritiene “fondamentale analizzare l’essenza dei piccoli Comuni al di là del dato contabile. Intorno al piccolo ente cresce una vivacità che se venisse meno verrebbe meno la rete istituzionale nei territori”.
Sulla stessa lunghezza d’onda del ministro i sottosegretari a Interno e Rapporti con il Parlamento, Gianpiero Bocci e Luciano Pizzetti. Per il primo “Le Unioni dei Comuni non possono essere vissute come un limite alla sovranità ma come un’occasione per farla crescere partendo dal basso”, per cui “la definizione dei bacini omogenei non può essere né statale né regionale ma va lasciata ai sindaci ed alle assemblee dei sindaci”, stesso concetto ripreso da Pizzetti, secondo il quale “l’area vasta può essere una grande ed unica opportunità per riorganizzare la Repubblica, ragionando dal basso sulle filiere corte.”
“Bando su riqualificazione periferie: opportunità per ripensare la trasformazione urbanistica delle città”. E’ questo il titolo dell’evento svoltosi giovedì 23 giugno per approfondire le problematiche del l bando da 500 milioni destinato alla riqualificazione delle periferie urbane. Alla giornata di lavori, a cui sono intervenuti sindaci, segretari e direttori delle Città metropolitane oltre che i presidenti delle Anci regionali, hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Ascoli Piceno e delegato alla finanza locale Guido Castelli, il sindaco di Pesaro e delegato alle Politiche istituzionali e Riforme Matteo Ricci e il vice segretario generale Anci Stefania Dota.