Cercasi Gesù (Film, 1982)
Cercasi Gesù è un film non molto conosciuto di Luigi Comencini (1916-2007), grande regista che si ricorda per il neorealismo rosa di Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), ma anche per La ragazza di Bube (1963) e per il televisivo Le avventure di Pinocchio. Comencini è uno dei padri della commedia all’italiana, genere cinematografico che sapeva far sorridere raccontando la realtà. Uno dei suoi film manifesto è Tutti a casa (1960). Ha girato anche film minori, commedie più semplici e senza troppe implicazioni sociali, ma realizzate con grande gusto: La donna della domenica (1975), Mio Dio come sono caduta in basso! (1974), Signore e signori buonanotte (1976), Voltati Eugenio (1980). Attivo in televisione e autore di molti film dedicati all’infanzia come Incompreso (1967), Cuore (1984) e Marcellino pane e vino (1991), il suo ultimo lavoro. Cercasi Gesù è un’opera della maturità, che lancia Beppe Grillo attore, gli fa guadagnare un David di Donatello e un Nastro d’Argento per l’interpretazione da protagonista. Un altro Nastro d’Argento va al soggetto originale e fantastico che caratterizza il film, a metà strada tra la storia surreale e la satira politica.
Una casa editrice cattolica che vuole pubblicare immagini di Gesù Cristo, persino un album di figurine ispirato alla sua vita, e per far questo cerca un volto che soddisfi i gusti contemporanei. Don Filippo (Fernando Rey) incontra casualmente l’autostoppista Giovanni (Beppe Grillo) che pare perfetto per il ruolo. Insieme a Giovanni c’è anche la terrorista Francesca (Maria Schneider), che non perde occasione per criticare le istituzioni ecclesiastiche e i vizi occulti del clero. Giovanni si fa convincere dai preti e il suo volto campeggia sui manifesti della capitale come icona pubblicitaria, mentre lui trova alloggio presso un falegname. Il film resta sempre nell’incertezza sulla figura di Giovanni e lo spettatore non comprende sino a che punto il protagonista è soltanto un sosia di Gesù. Le analogie sono molte: il negozio di falegname, la sua grande bontà, l’ingenuità di fronte al male e il desiderio di redimere tutti. Giovanni fallisce sempre, sia con una ragazza drogata che con la terrorista, non riesce a fare del bene e a riportarle sulla retta via. La terrorista viene uccisa dai suoi compagni perché dopo aver rapito Giovanni per ottenere il riscatto non riesce a concretizzare la richiesta. I bambini sono la salvezza del mondo, perché Giovanni sta bene soltanto con loro: gioca a pallone, porta a passeggio un ragazzino paralitico, si fa portavoce nei confronti dei preti delle istanze di un’infanzia affamata.
La Chiesa viene criticata aspramente come istituzione secolarizzata che pensa soltanto al profitto e alle operazioni commerciali, mentre ha smarrito la sua vera funzione. I preti lasciano senza lavoro gli operai di una tipografia, non si occupano dei poveri, ma pensano al denaro e agli affari. Alla fine Giovanni viene ricoverato dai preti in una casa di cura, ma prima di andarsene riceve l’ultimo saluto dal bambino paralitico con cui passava le giornate. Il finale è fantastico, perché il ragazzo chiede a Giovani di compiere un miracolo, l’uomo afferma di non essere il vero Gesù, lui non può fare i miracoli, ma non appena l’auto scompare all’orizzonte il bambino comincia a camminare.
La pellicola è dotata di profondo senso critico nei confronti della Chiesa e vuole affermare che se Gesù tornasse sulla Terra potrebbe fare ben poco, finirebbe in manicomio, trattato come un pazzo e i suoi miracoli avrebbero effetto soltanto sui bambini, gli unici ancora non corrotti e puri di cuore. Il tema dell’infanzia tanto caro a Comencini viene fuori ancora una volta con prepotenza.
Gli attori sono bravi. Beppe Grillo è perfetto nel ruolo di un ingenuo che non comprende la realtà (ogni riferimento all’attualità di oggi è casuale) che è costretto a vivere. Brava anche Maria Schneider – fresca interprete di Ultimo tango a Parigi – come terrorista pentita e notevole Ferdinando Rey come prete affarista.
Paolo Mereghetti non è convinto, concede soltanto una stella e mezza: “Parabola modestamente provocatoria, che stecca tutta la parte sul terrorismo. Grillo esordisce al cinema ma non funziona; la sceneggiatura (anche di Antonio Ricci), d’altronde non è strepitosa”.
Morando Morandini concede due stelle e mezzo nel Dizionario affermando che “Luigi Comencini lavora con discrezione pudore, in difficile equilibrio tra patetico e comico, ma il perno del film e la sua forza è Beppe Grillo, con la sua recitazione sobria, sotto le righe, al risparmio, tutta genovese”. Condivido il giudizio ma aggiungo che il film realizza un quadro interessante del periodo storico, tra attentati brigatisti, difficoltà economiche e illusioni rivoluzionarie. Da riscoprire, anche con l’aiuto del satellitare Sky Italia che replica film interessanti e spesso introvabili.
. . .
Regia: Luigi Comencini. Soggetto: Luigi Comencini e Massimo Patrizi. Sceneggiatura: Luigi Comencini, Massimo Patrizi e Antonio Ricci. Fotografia: Renato Tafuri. Montaggio: Antonio Siciliano. Musiche: Fiorenzo Carpi. Scenografia: Ranieri Cochetti. Interpreti: Beppe Grillo, Maria Schneider, Fernando Rey, Alexandra Steward, Nestor Garay, Memè Perlini.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]