Islanda, un neofita per Presidente
Poche ore dopo la Brexit e in pieni Europei di calcio, lo scorso 25 Giugno gli islandesi hanno eletto Gudni Johannesson loro nuovo Presidente della Repubblica, dopo ben sei mandati consecutivi dell’uscente Olafur Ragnar Grimsson.
La scena politica di questa piccola isola composta di 330.000 abitanti era stata scossa nell’Aprile scorso dallo scandalo dei “Panama Papers”, che aveva portato alle dimissioni del Primo Ministro, Sigmundur David Gunnlaugsson. Il vincitore di queste presidenziali è l’accademico Gudni Johannesson, storico all’Università d’Islanda. Uomo del consenso arrivato primo dopo un voto eclissato dall’attesa di un’epica partita di calcio. Secondo i dati ufficiali annunciati la Domenica mattina dalla televisione pubblica, Johannesson candidato senza etichetta politica, ha superato la manager Halla Tomasdottir con il 39,1% delle preferenze. Il neo Presidente, che si presentava a delle elezioni per la prima volta, aveva già rivendicato la vittoria nella notte con un discreto “penso che abbiamo vinto”, annunciato nel suo quartier generale.
La carica di Presidente in Islanda è per tradizione soprattutto formale. Elezioni politiche molto più importanti sono previste per l’autunno. Tra i nove candidati che correvano per la successione di Olafur Ragnar Grimsson, 73 anni di cui 20 passati come Capo di Stato, lo storico è stato sempre ampiamente in testa dei sondaggi, anche subito dopo l’annuncio della sua candidatura (i sondaggisti Islandesi sembrano aver avuto più fortuna dei loro colleghi britannici e spagnoli), anche se il risultato finale è meno eclatante del previsto. Gli elettori hanno apprezzato la sobrietà e l’indipendenza dei due neofiti, in un Paese alla ricerca di rinnovamento della propria classe politica. Ricordiamo che anche la Tomasdottir correva da indipendente e per la prima volta. Hanno punito l’ex Primo Ministro conservatore David Oddsson arrivato quarto dietro allo scrittore Andri Snaer Magnason ( rispettivamente 13,7% e 14,3% delle preferenze). I Partiti tradizionali suscitano grande diffidenza dopo la crisi nata all’inizio di Aprile a causa dei “Panama Papers”, che hanno rivelato che un numero impressionante di islandesi aveva dei conti nei paradisi fiscali.
Contrario all’adesione dell’isola all’Unione Europea, Johannesson è anche in sintonia con l’euroscetticismo della maggioranza degli islandesi. Molti di loro non ha preso affatto male la vittoria di giovedì della “Brexit” nel Regno Unito. Il divorzio tra la Gran Bretagna e l’UE “cambia molte cose in positivo per gli islandesi”, affermava venerdì Johannesson. Potrebbe, per esempio, portare il Regno Unito a riavvicinarsi all’Associazione europea di libero scambio (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein). Il Governo di centrodestra aveva ritirato nel 2015 la candidatura dell’Islanda all’UE, depositata dal predecessore di sinistra nel 2009, mettendo così fine ai negoziati prima che questi arrivassero al delicato dossier sulla pesca.
Gudni Johannesson ha avuto dalla sua anche la grande passione per il calcio. E non è cosa da poco in questi giorni: qualificati per la prima volta in un grande torneo internazionale, l’Islanda sta portando avanti un grandioso percorso in questi Europei. Questo non ha impedito agli islandesi, che hanno dimostrato il loro coinvolgimento in politica durante le manifestazioni di Aprile, di partecipare alle elezioni in gran numero. Data al 75,7% degli aventi diritto al voto, “l’affluenza è stata una piacevole sorpresa: è stata più alta che quattro anni fa”, affermano gli osservatori. Ricordiamo che nove seggi sono stati aperti in Francia per permettere agli islandesi in trasferta di votare, uno di questi era completamente dedicato alla nazionale di calcio. Il nuovo Presidente, fine conoscitore della vita politica come osservatore, vuole contribuire a modernizzare le istituzioni. E’ favorevole all’organizzazione di referendum d’iniziativa popolare per migliorare, o sostituire, la Costituzione scritta nel 1944 in occasione dell’indipendenza. Ma non vuole sconvolgere il sistema. Ha promesso di rimanere nella continuità dei suoi predecessori: non prendere parte nei dibattiti sociali e rimanere indipendente dai gruppi di pressione e dai Partiti. “Mi sforzerò di essere non politico in campo politico”, ha precisato. La sua campagna è stata molto discreta e ha dato un’idea precisa del suo stile. Fino ad arrivare a innervosire la stampa, che ha spesso ottenuto da lui risposte sibilline intrise di moderazione.
La posta in gioco sarà molto più alta alle elezioni politiche. Con un economia fiorente – soprattutto grazie al turismo che dopa i risultati offrendo lavoro a tempo pieno e la crescita del potere d’acquisto – una grande pace sociale e il suo voluto isolamento dai problemi del resto dell’Europa, l’Islanda potrebbe tentare un’esperienza unica portando al potere il Partito pirata. Il movimento libertario che milita per la trasparenza della vita pubblica è in testa alle intenzioni di voto. La piccola grande Islanda sta dando prova di grande carattere. Tradizione e innovazione si amalgamano con equilibrio, equilibrio che sta dimostrando in molti campi. Aspettiamo di vedere cosa le riserva il futuro.