Italicum, il PD ci ripensa?
Il Movimento 5 Stelle vince a Roma e Torino e scatta l’allarme Italicum. Dal primo luglio entra in vigore la nuova legge elettorale che, però, così com’è rischia di favorire i grillini al prossimo voto. Che fare, dunque? Al Pd, evidentemente, questa legge non piace più. Matteo Renzi rassicura sul fatto che non ci saranno ripensamenti. “Mi scrivono di non cambiare l’Italicum”, ha tagliato corto il presidente del Consiglio, “a me lo dite?”.
Il sospetto di molti, al di là della solite dichiarazioni di facciata, è che la legge elettorale torni comunque in discussione. “Renzi vuole cambiare le carte in tavola perché ha paura di perdere”, scrive Beppe Grillo sul suo blog e sottolinea il concetto definendo il premier “un baro da due soldi e con la coda tra le gambe”. Il M5S avverte che non occorre “cambiare le legge elettorale per cercare di evitare l’inevitabile. Non si può fermare il vento con le mani. Quando il M5S sarà al governo la legge elettorale sarà ancorata alla Costituzione per evitare che i partiti possano cambiarla quando fa comodo a loro”. Secondo il leader penstastellato “si fanno le regole ad partitum e quando non gli vanno più bene le cambiano, impegnando la Camera che costa 100mila euro al giorno ad occuparsi dei loro affari e non degli interessi di dieci milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà o delle imprese che chiudono a centinaia ogni giorno”.
La paura del Pd è quella di perdere al ballottaggio, come successo a Roma. Ma in che modo è cambiata la legge elettorale con l’entrata in vigore dell’Italicum dal primo di luglio? Prevede un premio di maggioranza alla lista che supera il 40 per cento dei voti, o ballottaggio tra i due partiti più votati se nessuno supera quella soglia, sbarramento al 3 per cento e capilista bloccati. Ecco spiegato il nuovo sistema elettorale, in estrema sintesi. La minoranza interna del Pd vorrebbe modificarlo. Nelle scorse settimane Pier Luigi Bersani aveva fatto tre richieste per “evitare una drammatica spaccatura”: abbandonare i toni aggressivi e divisivi, presentare una legge elettorale per l’elezione diretta dei futuri senatori e dare la disponibilità a rivedere l’Italicum. Alla fine la legge è passata e dal primo di luglio è in vigore.
La modifica più richiesta è al momento il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista. Lo vorrebbe Forza Italia, pensando magari di riunire il centrodestra con Lega e Fratelli d’Italia, diversamente nessuno dei tre partiti avrebbe reali possibilità di pesare alle prossime politiche. Piacerebbe anche ad Area Popolare e l’idea è condivisa pure dai renziani vicini a Dario Franceschini. Per qualsiasi modifica, comunque, servono i voti in Parlamento. I pentastellati non ne vogliono sapere. E’ innegabile, però, che se il Pd intendesse davvero modificare la legge, compattandosi e con l’ok della minoranza Dem, i voti li avrebbe.