Cronache dai Palazzi

L’ennesima strage terroristica di Nizza getta di nuovo sangue sull’Europa e sull’Occidente. Il terrore islamico semina ancora rabbia e sgomento e allerta i sistemi di intelligence già ampiamente impiegati nei vari Paesi UE.

Il nostro ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha confermato a sua volta la disponibilità dell’Italia al fine di provvedere al rafforzamento delle barriere, soprattutto sulla frontiera italo-francese all’altezza di Ventimiglia, anche per evitare un nuovo caso Salah, il terrorista del Bataclan fuggito in Belgio dopo la strage di Parigi dello scorso 13 novembre. “Nizza e l’Europa sono colpite in modo orribile. Con l’Unità di crisi seguo lo sviluppo della situazione”, ha dichiarato il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha invece ribadito la necessità, a livello europeo, della lotta contro un nemico comune.

È alto quindi il livello di sicurezza sia in Francia sia in Italia. Il Viminale ha rafforzato le misure per la tutela degli obiettivi sensibili, intensificando nel contempo gli scambi di informazioni con le altre forze di polizia europee. Tutto ciò è stato oggetto di discussione nel corso di un vertice (presieduto dal ministro Alfano) del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica con i vertici delle forze dell’ordine, i Servizi e lo Stato Maggiore della Difesa. Alfano ha inoltre attivato un Comitato di analisi strategica antiterrorismo, nonostante non ci siano pericoli effettivi per l’Italia. I “warning” sono però continui e i rischi più preoccupanti derivano dal rientro in questi giorni in Italia di foreign fighters dai luoghi di guerra della Siria e dell’Iraq.

Colpire ovunque in Occidente: è questa la terribile strategia dell’Isis in nome di Allah. “Le nostre strutture di intelligence e delle forze di Polizia lavorano 24 ore al giorno per fare il massimo della prevenzione – ha assicurato Alfano – ma nessuno Paese può dirsi a rischio zero”. Le misure di protezione sono rivolte in particolare al trasporto pubblico, siti aeroportuali, ferroviari e marittimi ma dopo il Bataclan, i fatti di Dacca e l’ultima strage sulla Promenade des Anglais di Nizza sono obiettivi sensibili anche i cosiddetti “soft target”, luoghi di intrattenimento, bar, ristoranti, siti di spettacolo o di eventi sportivi che assembrano molte persone, in questi periodi di ferie in particolar modo. Il nostro ministro dell’Interno ha comunque colto l’occasione per ribadire che dal primo gennaio 2015 sono stati espulsi dall’Italia 99 stranieri tra cui sette iman  contraddistinti da caratteri di pericolosità.

Sul fronte di politica interna continua invece la battaglia pre referendaria a proposito di riforma costituzionale, la cosiddetta riforma Renzi-Boschi che cancella il bicameralismo perfetto: solo la Camera vota la fiducia ed è il motore del processo legislativo. Il Senato non è più eletto direttamente dai cittadini ed è composto da sindaci (21), consiglieri regionali (74) e membri scelti dal presidente della Repubblica (5).

Il referendum costituzionale, che si dovrebbe tenere in autunno, ha assunto fin dall’inizio un carattere politico, e tuttora il campo è diviso tra i ‘sì’ e i ‘no’, rispettivamente vociferati da chi è a favore della riforma – Pd con qualche malumore all’interno della minoranza dem, Ap, Scelta civica e Ala di Verdini – e da chi, il fronte del ‘no’, si oppone categoricamente ad essa, opponendosi nel contempo al lavoro del governo Renzi. Appartengono al fronte del ‘no’ Sinistra italiana, Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Movimento Cinque Stelle.

Un sondaggio condotto tra i cittadini italiani, firmato da Nando Pagnoncelli, testimonia inoltre una generale e scarsa conoscenza dei contenuti della riforma Renzi-Boschi: meno del 10% dichiara infatti di esserne al corrente. Il 42% dichiara invece di conoscere superficialmente i contenuti generali. Ne sa comunque almeno qualcosa il 51%, ossia la maggioranza assoluta. Ragionando per parti politiche, i più informati sono coloro che votano per i partiti di governo. Se si votasse oggi, in pratica, circa il 58% degli italiani si recherebbe alle urne in maniera più o meno trasversale all’appartenenza politica. La partecipazione crolla invece verticalmente nell’area buia degli astensionisti. Un panorama non del tutto granitico quindi, in cui emerge comunque un fronte del ‘no’ minoritario, anche se non può essere data per scontata la vittoria del ‘sì’, nonostante la rimonta degli ultimi giorni e il superamento delle cinquecentomila firme. All’interno del Partito democratico, in particolar modo, le varie voci sembrano aver ritrovato una relativa coralità per portare avanti un’idea più o meno unitaria sul referendum costituzionale.

In definitiva, per il governo si rivela prioritario un riallineamento dei contenuti della riforma soprattutto sul piano informativo, cercando di alleviare la tendenza degli italiani a dare una preferenza nettamente politica. In sostanza con il  voto al referendum d’autunno molti pensano di bocciare (o approvare) il lavoro di Renzi e della sua squadra, concedendo quindi poco spazio al merito della riforma. L’aver trasformato il referendum costituzionale in un plebiscito sul governo è ormai un dato di fatto e nei sondaggi prevale quindi la tendenza degli italiani a votare in base al proprio orientamento politico, schierandosi a favore o contro l’esecutivo in carica. In questo scenario non è escluso infine un eventuale risanamento dell’Italicum, necessario dato che per molti la nuova legge elettorale favorirebbe il fronte del no in quanto ritenuta un concentrato di poteri a favore del leader vincente, senza prevedere per l’appunto adeguati contrappesi.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Pastorizia di nuovo in auge

successivo

A cena con la cultura

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *