Egitto ed Israele, prove di mediazione
Un Ministro degli Esteri egiziano in visita ufficiale in Israele dopo nove anni di stallo nei rapporti tra i due Paesi. Questa visita, inedita a così alto livello dal 2007, ha come obiettivo il rilancio del processo di Pace israelo-palestinese, in stallo da più di due anni.
Per la prima volta dopo nove anni, un Ministro degli Esteri egiziano si è recato in Israele per incontrare il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e tentare di sbloccare i negoziati con i Palestinesi. La visita di Sameh Choukry segue la proposta fatta lo scorso Maggio dal Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi di aiutare a rilanciare un processo di Pace tanto delicato quanto fondamentale per la stabilità della Regione. Poche settimane fa, un alto funzionario americano aveva sottolineato che se i dirigenti israeliani e palestinesi non avessero cambiato politica, qualsiasi speranza di arrivare alla pace con una soluzione a due Stati sarebbe stata distrutta. Il Ministero degli Esteri del Cairo ha fatto sapere che il capo della Diplomazia egiziano e il Premier israeliano avevano riesaminato a fondo il dossier e studiato delle misure che rilanciassero la fiducia per poter “creare un ambiente favorevole alla ripresa dei negoziati diretti” tra le due parti “con il fine di arrivare ad una soluzione definitiva e giusta”. Da parte sua, Netanyahu ha dichiarato essere “felice” per questa visita, che è “importante per diversi motivi.” Il Primo Ministro spiega che questa “riflette i cambiamenti che ci sono sati nelle relazioni tra Israele ed Egitto, che si sono tradotti nell’importante appello del Presidente egiziano per far avanzare il processo di Pace con i Palestinesi e i Paesi arabi”. Per la radio pubblica israeliana, la visita del Ministro egiziano anticipa un possibile viaggio di Benjamin Netanyahu al Cairo.
Samed Choukr, che dirige la diplomazia egiziana dal 2014, si è già recato a fine giugno a Ramallah in Cisgiordania, sede dell’Autorità Palestinese presieduta da Mahmoud Abbas, per incontrarvi dei dirigenti palestinesi. L’Egitto tenta di giocare un ruolo chiave di mediatore dopo essere diventato nel 1979 il primo Paese arabo – e uno dei soli ad oggi con la Giordania – ad aver firmato un accordo di Pace con Israele. Le relazioni tra i due Paesi rimangono tuttavia un soggetto delicato per l’opinione pubblica e i media egiziani. Per questo motivo Sissi aveva già affermato in Maggio che una Pace duratura tra Israeliani e Palestinesi avrebbe permesso di riscaldare i rapporti tra il suo Paese e Israele. Ricordiamo che lo scorso 3 Giugno, una trentina tra ministri e rappresentanti dei Paesi arabi e occidentali, rappresentanti delle nazioni Unite e dell’Unione Europea, si è riunita a Parigi per appoggiare l’iniziativa della Francia che punta ad organizzare una Conferenza Internazionale con Israeliani e Palestinesi entro la fine dell’anno. Benjamin Netanyahu ha categoricamente respinto la proposta francese, accolta invece da Palestinesi e UE. Anche il “Quartetto” per il Medio Oriente composto da Stati Uniti, Russia, UE e ONU è intervenuto esortando, in un rapporto reso pubblico all’inizio di Luglio, Israele a rinunciare alla colonizzazione dei Territori palestinesi chiedendo contemporaneamente ai Palestinesi di rinunciare alla violenza. Le conclusioni del Quartetto sono state criticate sia da Israele che dai Palestinesi. La visita di Choukr arriva in un momento di continua violenza nei Territori palestinesi, Israele e Gerusalemme. Da quando sono ripresi lo scorso Ottobre gli attentati e le violenze, sono morti 314 Palestinesi, 34 Israeliani, 2 Americani, un Eritreo e un Sudanese. Secondo Israele la maggior parte dei palestinesi uccisi sono autori, o autori presunti, di attacchi.
Ma non c’è solo la ripresa dei negoziati di Pace tra gli obbiettivi della ripresa dei rapporti tra Israele ed Egitto. Israele avrebbe compiuto dei bombardamenti con l’ausilio dei droni contro i terroristi che operano nella penisola del Sinai, afferma un ex dirigente israeliano, rimasto anonimo, durante un’intervista a Bloomberg. I bombardamenti sarebbero stati compiuti con la benedizione dell’Egitto. Anche se la stretta cooperazione tra Gerusalemme e il Cairo sulle misure di sicurezza nel Sinai e a Gaza sia diventata un segreto di Pulcinella, molte informazioni su questa relazione sono rimaste un segreto ben custodito. L’articolo è stato pubblicato proprio durante la visita del Ministro degli Esteri egiziano a Gerusalemme e illumina un po’ di più lo stato della cooperazione sulle operazioni di sicurezza segrete, arrivate con il riavvicinamento politico dei due Paesi. I terroristi islamici presenti nell’aspro Sinai, che da tempo hanno fatto giuramento di fedeltà al sedicente Stato Islamico, si scontrano continuamente contro le forze egiziane da quando è stato fatto cadere il Presidente Hosni Mubarak nel 2011. I combattimenti si sono intensificati dopo il colpo di Stato dell’attuale Presidente al-Sissi per prendere il potere al Presidente Morsi, legato ai Fratelli Musulmani. Secondo l’Ambasciatore israeliano al Cairo, Haim Coren i due Paesi hanno “nemici comuni in materia di terrorismo, o, se si preferisce, di terrorismo radicale islamico, nato dalla stessa radice, poco importa si tratti di Hamas o dei Fratelli Musulmani, dell’Isis,al-Nosra o Al-Qaida. Sissi ha capito molto presto che siamo sulla stessa barca.”
La relazione speciale tra Israele e l’Egitto di Sissi permetterà di sbloccare il dossier israelo-palestinese? Molte le questioni da risolvere. Se sul piano sicurezza tutto sembra filare liscio e che pare sia in procinto di partire un progetto di cooperazione regionale per la costruzione di infrastrutture per l’export di gas, un dossier delicato e da risolvere è quello della costruzione da parte dell’Etiopia della diga della Rinascita prevista sul Nilo, e per la quale l’Egitto teme essere molto penalizzato. Israele ha da pochissimo firmato un contratto con Addis Abeba per il trasporto dell’elettricità prodotta da questa diga. Altre questione spinosa è capire se l’Egitto di al-Sissi, alleato del monarca saudita, è incaricato di riportare all’ordine del giorno l’iniziativa di Pace araba proposta nel 2002 al Summit della Lega dal defunto Re Abdallah. Qualunque sia lo stato dei fatti, l’opposizione di Netanyahu al Quartetto e alla Francia, l’iniziativa unilaterale dell’Egitto, così come il suo via libera alla costruzione di abitazioni nelle colonie, non portano proprio all’ottimismo.