Italia delle Regioni

Il presidente dell’Anci, Piero Fassino, rimarrà alla guida dell’Associazione dei Comuni italiani, fino alla prossima assemblea congressuale che è stata anticipata al 12, 13 e 14 ottobre per evitare che cada in coincidenza con il referendum per la riforma costituzionale. Lo ha annunciato lo stesso Fassino al Consiglio nazionale di Anci svoltosi in Campidoglio.

Ma la sua decisione rischia di suscitare l’ira del M5s che, forte dei successi di Roma e Torino, aveva alzato il tiro sull’Anci, da loro accusata di “essere una succursale del Pd”. E di aver sempre sostenuto, acriticamente, il governo di Matteo Renzi anche quando l’esecutivo, nel corso delle leggi finanziarie, “ha tolto i finanziamenti alle amministrazioni comunali”. Sarà solo un caso, ma la sua avversaria, Chiara Appendino, neo prima cittadina torinese, non partecipa all’assemblea Anci, “per impegni sopraggiunti”, ha fatto sapere. Presente, invece, la sindaca di Roma Virginia Raggi.

Il benvenuto della sindaca di Roma. Virginia Raggi, accolta da un applauso, ha detto alla platea: “Grazie a tutti di essere qui, è un onore avervi nella casa dei romani e oggi casa di tutti i sindaci italiani. È un onore essere tra voi, oggi entro in questo consesso e devo fare i compiti”. “Il ruolo dell’associazione è fondamentale – ha concluso – sono onorata di farne parte e farò tutto quello che mi compete ed è nelle mie facoltà per supportare come posso l’attività dell’associazione”.

Enzo Bianco: “Sarò garante di unità e autonomia”. Enzo Bianco, presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, assicura “che il percorso per arrivare al successore di Fassino sarà condiviso, e troverà l’accordo di tutti”, nonostante la maggioranza comunque ce l’abbia il Pd. “La nostra forza – ha aggiunto Bianco –  è restare uniti, perchè nei prossimi mesi ci attendono appuntamenti importanti, dalla costituzione del Senato delle autonomie, se passa il referendum, alle politiche di sicurezza urbana”. “Non ci saranno primarie all’interno del pd, nè un candidato dem – ha assicurato – il sindaco a capo dell’Anci sarà scelto con un accordo con M5s e Fi basato su un progetto politico”.

La successione dopo la mancata rielezione di Fassino. Fassino era stato eletto nel luglio del 2013 al timone dell’Anci, prendendo il posto di Graziano Delrio, e il suo mandato sarebbe scaduto nel 2018. In termini stretti di regolamento, Fassino potrebbe restare anche da consigliere comunale alla guida della struttura dei via dei Prefetti. Va detto, tuttavia, che il regolamento prevede che resti in carica fino alla prossima assemblea.

Nel caso in cui avesse rassegnato le dimissioni (per motivi di opportunità, vista la mancata rielezione), la palla sarebbe passata nelle mani del vice presidente vicario Paolo Perrone, sindaco di Lecce in quota Pdl, il quale lancia un appello:  “Il nuovo presidente dell’Anci – dice – sia scelto veramente, non formalmente, da tutti i sindaci”. Perrone ha evidenziato poi che “da una parte ci sono le città metropolitane, che hanno una serie di garanzie, dall’altra tutti gli altri, che queste garanzie non hanno”.

La svolta: Fassino resta. Ma l’ex sindaco di Torino ha smentito le attese, annunciando la proroga del suo mandato nel corso del Consiglio nazionale. “Anci – ha spiegato Fassino – ha bisogno di essere guidata da un presidente legittimato dal voto, bisogna nominarlo nelle prossime settimane”. “L’Associazione – ha chiarito Fassino – ha bisogno di un presidente autorevole che deve essere un sindaco eletto, quindi pienamente legittimato. Per questo ho messo a disposizione il mio mandato all’indomani dei ballottaggi del 19 giugno. Per garantire la continuità fino all’assemblea congressuale ho dato la mia disponibilità, a termine, finalizzata proprio a condurre l’Anci ai lavori congressuali”. L’intervento di Fassino è stato preceduto da un lungo, caloroso applauso dei sindaci. I lavori del Consiglio nazionale sono stati aperti con un minuto di silenzio in onore delle vittime dell’incidente ferroviario in Puglia.

Anci, standing ovation dei sindaci per Piero Fassino e le proteste dei grillini. La conquista di Roma e Torino ha consentito al movimento di Beppe Grillo di avere maggior peso all’interno dell’associazione che raggruppa oltre settemila comuni in tutto il Paese. L’accusa principale rivolta nei giorni scorsi dai cinquestelle all’Anci è di aver sempre sostenuto, acriticamente, il governo di Matteo Renzi anche quando l’esecutivo, nel corso delle leggi finanziare, “ha tolto i finanziamenti alle amministrazioni comunali”. “Il M5s – ha detto una fonte del Movimento – fa battaglie e gli emendamenti per il ripristino dei fondi per gli enti locali sono puntualmente bocciati dal governo. Mentre l’Anci ci ha sempre sbattuto la porta in faccia. Fassino non ci ha neanche dato le e-mail dei sindaci per contattarli”. Allo stesso tempo, sostengono i pentastellati, “i sindaci del Pd vengono a chiedere ed ottengono fondi speciali”.

Nell’intervento al Consiglio Nazionale dell’Anci di Roma, il presidente uscente Piero Fassino si è espresso chiaramente: “Al  prossimo presidente chiedo di proseguire con quanto fatto in questi tre anni: un’attività di negoziato e di confronto con il governo per rappresentare solo tutti gli ottomila Comuni che l’Anci rappresenta, al di là delle appartenenze politiche. La rappresentazione caricaturale che troppo spesso si fa della nostra associazione può andare bene per le agenzie di stampa ma non per un’associazione che ha per obiettivo non essere a favore o pregiudizialmente contraria a questo o quel governo ma tutelare e rappresentare le esigenze di tutti Comuni italiani”. Così il presidente dell’Anci, Piero Fassino, nella relazione che ha aperto il Consiglio Nazionale Anci, organizzato a Roma nella Sala della Protomoteca in Campidoglio

“Tre anni – ha detto Fassino a lungo applaudito dai sindaci presenti – nei quali ho potuto confidare nel vostro sostegno e solidarietà e se ho potuto assolvere al mio mandato lo devo alla concretezza delle persone che mi hanno sostenuto e affiancato. E affinché Anci assolva alla sua funzione occorre partecipazione attiva e un presidente legittimato e riconosciuto nella sua funzione di sindaco”.

“In questo periodo – ha ricordato il presidente Anci – le decisioni sono state prese all’unanimità, ascoltando tutte le istanze e facendo una ‎sintesi tra le varie posizioni politiche, con l’obiettivo unico di negoziato per il buon funzionamento dei nostri Comuni. Spero che questa linea sia mantenuta perché se nel futuro si prendessero decisioni a maggioranza metterebbe a rischio l’autonomia e l’autorevolezza stessa di Anci”.

Fassino, che rimarrà in carica fino all’assemblea di Bari che si terrà dal 12 al 14 di ottobre, è passato poi a ricordare quale sarà l’azione prossima dell’associazione, partendo dalla “piattaforma di proposte inviate al governo e, contemporaneamente, al Parlamento tramite un ciclo di incontri con parlamentari. Alle spalle ‎abbiamo un lungo negoziato che ci ha portato una legge di stabilità senza tagli dopo tanti anni e al superamento del patto di stabilità. Ma quanto ottenuto non esaurisce le questioni aperte, per questo abbiamo insistito per avere un decreto enti locali che ci dia soluzioni a questioni non risolte.

Prima tra tutte il contenzioso sul ristoro ai Comuni delle spese pregresse sugli uffici giudiziari, un credito nei confronti dello Stato che sfiora i 700 milioni di euro. Chiediamo un ristoro, anche pluriennale, ma ci sia un percorso che consenta a ciascun Comune di potersi avvalere di crediti che gli spettano. ‎Poi il ristoro del gettito mancante sui terreni montani 2015, che presenta un importante divario tra stima e gettito”. E ancora “le addizionali comunali su diritti aeroportuali che valgono circa 70 milioni di euro e che il ministero dell’Interno da tempo trattiene e non ci riconosce più”. Citando altri fronti aperti come la richiesta di una normativa chiara sugli imponibili Imu sulle piattaforme petrolifere, le modalità di riscossione della Tari, le norme su dissesto predissesto e le semplificazioni per i piccoli Comuni.

Fassino ha concluso parlando delle Città metropolitane‎: “Abbiamo ottenuto due misure nella legge di stabilità precedente ovvero la sterilizzazione del taglio di 250 milioni per il 2016 e l’abolizione delle sanzioni economiche per le città che hanno sforato il Patto di stabilità. Ora però serve un provvedimento che consenta alle Città di arrivare senza difficoltà all’equilibrio di bilancio, magari potendo contare su una quota parte tramite le proprie dismissioni immobiliari”.

©Futuro Europa®

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