Stupisco, dunque esisto
«Conoscete Maurizio Cattelan? Non molti sanno chi è. Eppure è un tipetto che da anni cerca di scuotere il mondo dell’arte con le sue estreme interpretazioni. Allora, prima di trarre qualunque conclusione, va raccontato il soggetto: Cattelan è di Padova, ha una cinquantina d’anni; viene considerato un performer per adulti che inventa installazioni permanenti o meno che devono provocare un sorriso, non realizza personalmente nessuna delle sue installazioni, ma le affida alle mani di artigiani esperti di vari materiali.
Le sue opere, che prendono forma da oggetti e persone del mondo reale, sono il frutto di una operazione dissacrante nei confronti di arte e istituzioni. In Senza titolo (1986), considerato dai più una sorta di manifesto del suo lavoro, ha squarciato la tela in tre punti, per poi incidervi una Z di Zorro alla maniera di Fontana; alla Biennale di Venezia nel 1997, ha presentato invece un fachiro sepolto con le sole mani in evidenza. Trasferitosi a New York ha ottenuto popolarità internazionale con Nona ora, una statua di cera raffigurante Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite (pensate che questa sua opera è anche stata esposta alla Royal Academy di Londra nel 1999). Io per molto meno avrei dichiarato guerra all’Inghilterra!
So già che a questo punto a qualche purista amante dell’arte quella vera, quella dei dipinti delle sculture non delle rappresentazioni, è venuta in superficie la domanda: ma come gli è venuto in mente al critico d’arte Renato Barilli di dare il premio Alinovi-Daolio a questo tizio? Intanto che c’è da premiare? Sono all’antica, trovo queste rappresentazioni datate e assolutamente poco moderne in un’epoca dove è la realtà delle cose di tutti i giorni a sorprendere e anche molto!
Maurizio Cattelan non si è presentato a ritirare il premio Alinovi-Daolio che gli doveva essere consegnato nell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Al suo posto, l’artista padovano ha inviato il duo comico composto da Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, in arte “I soliti Idioti” che, vestiti da preti – come in uno dei loro sketch – hanno illustrato alcune immagini inviate da Cattelan (una ritraeva un cristo impiccato, altre lo stesso artista in abiti sacerdotali) condendole con le loro gag. Cattelan si è comportato da Cattelan! Ha ricambiato l’invito con una provocazione: una lezione sketch sul vincitore, facendo interpretare a quei due la sua sceneggiatura. Risultato riportato da tutti i quotidiani e quindi pubblicità a gogò.
E ti credo che Barilli è rimasto senza parole! Ha avuto fiato solo per definire quella andata in scena “una pagliacciata”, spiegando anche come sia stata offesa la memoria di Roberto Daolio , il critico d’arte scomparso lo scorso giugno e cui il premio era per la prima volta co-dedicato.
Ma bisognerebbe prevenire invece che curare. Poteva invitare Teomondo Scrofalo, l’autore dei famosi clowns che troneggiano in tutti i tinelli dei paesi o del più famoso pescatore con la pipa in bocca che spopola nelle case delle cittadine costiere.
Insomma, se si gioca con il fuoco ci si scotta; se invece si vuole seguire la saggezza popolare di certi proverbi, suggerisco l’intramontabile “va con chi è meglio di te, c’è sempre da imparare”!»
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