Nizza, piano ISIS contro l’Unione Europea?

Questa volta è accaduto in maniera inaspettata, con una tecnica del tutto nuova: un camion lanciato tra la folla investe e uccide 84 persone lungo la Promenade des Anglais a Nizza, durante la festa nazionale francese del 14 luglio. Una scia di sangue che, stavolta senza cinture esplosive né kamikaze, ha in ogni caso portato a compimento lo scopo principale dell’ISIS, cioè di spargere morte e incutere terrore in maniera capillare in tutte le parti d’Europa e del mondo.

Unanime la condanna delle istituzioni UE in seguito al tragico evento in Francia, che ha messo in evidenza ancora una volta la difficoltà dei paesi europei di trovare accordi efficaci per far fronte all’emergenza terrorismo, così strettamente legata al tema dell’immigrazione clandestina. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si è detto “Molto toccato e afflitto”, dichiarando che “la Francia può contare sulla Commissione  per continuare ad appoggiarla, così come gli altri Stati dell’UE, per lottare contro il terrorismo mantenendo ferma la nostra unità”. Così anche Manfred Weber, presidente del Gruppo PPE al Parlamento europeo, che ribadisce la necessità di “continuare e accelerare la lotta al terrorismo. Atti barbari come questo sono attacchi alla libertà e al nostro stile di vita europeo”. Tali dichiarazioni ufficiali, ora più di prima, sembrano evidenziare la chiara incapacità del sistema UE di far fronte a una minaccia sempre più incontrollata.

L’autore della strage, ucciso dalla polizia dopo essere anche riuscito a esplodere colpi di arma da fuoco sulla folla inerme e inconsapevole, è un autotrasportatore trentunenne dalla doppia nazionalità franco-tunisina, dunque un uomo europeo che conduceva apparentemente una vita normale. Già conosciuto dalle forze dell’ordine per episodi di violenza e lesioni, non presentava tuttavia alcun precedente che potesse far ricondurre a un percorso di radicalizzazione islamica, tale da farlo schedare come una possibile pedina nelle mani dell’ISIS.

Ma ciò che deve far riflettere è proprio la presenza di questi “cani sciolti” legati al terrorismo, cioè tutte quelle persone di fede islamica che giungono a ideare una strage di questo tipo agendo sul territorio spontaneamente, magari spinti dalle proprie frustrazioni personali o da un assetto psicologico disturbato. E a pensarci bene, questo fenomeno sarebbe ancor più complesso da controllare e arginare, proprio perché slegato dalle reti internazionali di reclutamento dell’ISIS, che spesso operano su internet e per tale motivo rintracciabili nel tempo e nelle diverse aree geografiche.

Si è parlato dunque di “interazioni spontanee”, cioè dell’azione di singoli individui radicalizzati che progettano un attentato senza essere assoldati dai quartieri generali del terrorismo in Siria. Tali soggetti in apparenza dunque “si ispirano” al piano di morte e distruzione così ben diffuso dall’ISIS tramite internet e, con un effetto boomerang, anche da tutti i media nazionali e internazionali. Sarebbe poi estremamente semplice per gli stessi capi dell’ISIS accaparrarsi la paternità di un attentato come quello di Nizza, pubblicando ufficialmente la rivendicazione dopo poche ore dalla strage.

Dove sta dunque la verità? Si tratta davvero di un piano costruito in maniera capillare in tutto il territorio europeo, con una rete di soldati estremisti manovrati a distanza? Oppure piuttosto l’ISIS approfitta della collaborazione inaspettata di perfetti sconosciuti, che si vendicano in questo modo della propria condizione di emarginati o di insoddisfazione personale? Qualunque sia la risposta, il gioco vale la candela: se l’obiettivo dell’organizzazione terroristica è quello di spargere periodicamente sangue tra gli “infedeli occidentali”, non importa a questo punto la ragione di partenza, ma il risultato finale, che contribuisce ad alimentare una spirale di paura e panico sia nella popolazione civile che nei servizi di intelligence, ancora incapaci di avere una visione d’insieme del fenomeno.

In quanto ai ripetuti attentati in Francia, il paese più martoriato, le analisi geopolitiche li considerano come un attacco consapevole all’Unione europea. Il terrorismo islamico sa bene di aver colpito un punto di giuntura fondamentale dell’Europa, uno degli Stati fondatori dell’UE che in questo momento mostra di avere profonde crepe interne nella gestione del radicalismo. E partendo dal pilastro della Francia, l’obiettivo finale potrebbe essere di far crollare l’intero edificio dell’Unione europea. In questo modo, venendo a mancare un caposaldo dell’Occidente e del suo modello democratico, il piano di distruzione dell’ISIS potrebbe avanzare molto più speditamente.

Un disegno politico talmente raffinato che, secondo i fautori di questa ipotesi, spingerebbe i capi dell’ISIS a fomentare l’odio nei cittadini francesi verso l’inefficace gestione del problema immigrazione da parte delle autorità europee, portando così la destra radicale del Front National di Marine Le Pen al vertice dei consensi elettorali, in vista delle prossime presidenziali del 2017. Considerando che il Front National dichiara di voler ritirare la Francia dall’UE, ciò rappresenterebbe per l’Europa un colpo mortale alla propria stabilità e unità.

La domanda che ci poniamo è dunque questa: siamo davvero di fronte a un’organizzazione di terroristi così abile politicamente e strategicamente, tale da rivolgere le sorti dell’Occidente a partire dal suo assetto politico futuro? Lo scopriremo prossimamente, sperando di non dover seguire ancora una volta le cronache di un’ennesima strage annunciata di vittime innocenti.

©Futuro Europa®

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