Ddl cannabis, è già bagarre
Neanche il tempo di arrivare in Parlamento che già scoppia la polemica. Il ddl sulla cannabis, per la prima volta nella storia parlamentare italiana, viene discusso della Camera. “Ci opporremo a questa prova di forza avvallata da governo”, tuona Renato Brunetta. Per Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri e tra i promotori della legge “la partita resta aperta”.
Il ddl è sostenuto da 221 parlamentari che hanno costituito un intergruppo, composto da 87 deputati del Movimento 5Stelle, 85 del Pd, 24 di Sinistra italiana, 16 tra ex Pd e grillini e 7 esponenti di Scelta civica, oltre a due forzisti. La discussione è stata subito rinviata a settembre. “Ma a noi questo va benissimo”, commenta Benedetto Della Vedova, consapevole che l’iter della legge “non sarà una passeggiata”.
Cosa prevede il testo? Tra i tanti punti, c’è la possibilità di detenere lecitamente la marijuana per uso ricreativo fino a 5 grammi, che diventano 15 nella propria abitazione. Non si può però vendere l’erba: il piccolo spaccio resta illecito e punibile. Nel caso ci fosse una prescrizione per uso medico, inoltre, questi limiti possono essere superati. Si può anche coltivare fino a 5 piante, oppure riunirsi con altri consumatori in “cannabis social club”, con la finalità di produrre una maggiore quantità di piante per più persone. La marijuana sarebbe venduta al dettaglio in negozi autorizzati dai Monopoli, resta vietato fumare in luoghi pubblici, compresi parchi e giardini e alla guida dell’auto. Il 5 per cento dei proventi della legalizzazione sarebbero destinati a finanziare progetti del Fondo nazionale per la lotta alla droga.
Il voto sul testo è slittato in autunno per i tantissimi emendamenti che sono stati presentati da Area Popolare: oltre 1.300. “E’ veramente strano che alcuni organi di informazione non prendano atto che FI è decisamente contraria alla proposta di legge”, commenta Renato Brunetta. Dello stesso parere anche il senatore di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. “Anche se la Camera avesse qualche bizzarra tentazione – ha detto Gasparri – il Senato sarebbe la tomba di una dissennata scelta. I Saviano, i Mieli e i loro corifei sono stati sbaragliati”.
Chi preme per il provvedimento sostiene che legalizzando la cannabis si limiterebbero i guadagni delle mafie. Secondo Coldiretti dalla coltivazione verrebbero creati 10mila posti di lavoro. “Quasi due italiani su tre sono favorevoli alla coltivazione della cannabis ad uso terapeutico in Italia, per motivi di salute, ma anche economici e occupazionali”, è quanto emerge dell’ultima Coldiretti/Ixe. “Si potrebbe generare un giro d’affari di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro”. “E’ scandaloso che di fronte alle priorità del Paese il dibattito politico sia incentrato sulla legalizzazione delle droghe”, si lamentano Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinao, capogruppo della Lega Nord di Camera e Senato. Il cammino della Legge sulla cannabis si preannuncia piuttosto complicato.