Italicum, come potrebbe cambiare
Sono diverse settimane che ormai ad affiancare il dibattito sulle riforme costituzionali c’è quello sulla legge elettorale. In effetti le due cose hanno un destino inevitabilmente intrecciato e le preoccupazioni del premier, a seguito dell’allargamento del fronte del No al referendum , si sono via via fatte più concrete.
Ma adiamo con ordine. Il referendum sembrerebbe definitivamente stabilito per il 27 novembre, dopo la prima approvazione della legge di stabilità. Se dovesse vincere il No a questo punto ci si troverebbe in una situazione paradossale dove il ritorno del vecchio Senato costringerebbe a rivedere la legge elettorale per ricalibrarla anche sul vecchio ramo del Parlamento. La sconfitta renziana porterebbe ad un sicuro ridimensionamento del PD e di conseguenza con l’attuale legge elettorale i 5 stelle potrebbero ottenere, quale partito, il premio di maggioranza monstre salendo di fatto a Palazzo Chigi.
Al di là delle considerazioni di fantapolitica, a pesare come la spada di Damocle sulla Legge elettorale c’è sempre la Consulta che potrebbe avere da ridire sia sui capolista bloccati, che sul premio di maggioranza. Ed ecco che il Premier, cercando anche di strappare una campagna più blanda sul Referendum, ha deciso di aprire alla revisione della legge elettorale coinvolgendo anche il centrodestra. Ma la battaglia più aspra è inaspettatamente con la minoranza interna che tra “Bersanellum e “ Provincellum” vogliono ancora dire la loro all’interno del partito.
Ma quale potrebbe essere il futuro della Legge? Ad oggi è ancora poco chiaro quale possa essere la strada da percorrere ma tra gli addetti circolano possibili linee guida che facciano da punto di partenza per la revisione dell’Italicum. La lunga pausa estiva servirà anche per definire alcune strategie ma sia a destra che a sinistra parlano già di progetti pronti da depositare a settembre. In sostanza però le principali modifiche che si dovrebbero apportare saranno legate sicuramente al premio di maggioranza e alle preferenze.
Tra le varie ipotesi sul tavolo c’è sicuramente lo spostamento del premio dal partito alla coalizione, in modo da annacquarlo su più partiti e poi c’è tutta la partita dei collegi. L’idea potrebbe essere quella di lasciare una piccola lista bloccata e trasformare i collegi ora plurinominali, in uninominali proporzionali, giocando sempre sui partiti delle singole coalizioni. Alzare la soglia d’ingresso e abbassare quella per il premio di maggioranza, potrebbe, in definitiva, evitare possibili bocciature da parte della Consulta.
Di certo le resistenze saranno molte ma i tempi sono strettissimi. Se come tutto fa presagire che il 2017 potrebbe essere l’anno delle elezioni e se la politica vuole essere titolare della legge con cui affronterà le consultazioni, dovrà trovare al più presto un accordo, altrimenti a decidere la futura composizione del parlamento ci penseranno i giudici.