Unione Africana, il fascino di Schengen

Sotto la guida dell’Unione Africana, i 54 Stati creeranno nel 2017 uno spazio senza frontiere per dare impulso agli scambi. Sarà molto simile a Schengen.

I negoziati previsti per la creazione della zona di libero scambio continentale (ZLEC) in Africa sono formalmente iniziati nel Giugno del 2015 durante il Summit dell’Unione Africana che si teneva a Johannesburg. Un anno dopo, sembra che sia stata data al procedimento un’accelerazione. Vissuto da molti come una cosa scontata dopo la firma del Trattato di Abuja del 1991, la sua base giuridica, gli Stati membri hanno avuto bisogno di molto tempo per fare finalmente il grande passo. Il 2017 sarà l’anno giusto? In un contesto di crisi economica mondiale, gli Stati africani sono in qualche modo costretti ad accelerare il passo. Un  esempio concreto è la nascita del “tripartito”, il più grande accordo di libero scambio che riunisce il 26 Paesi che fanno parte di tre comunità economiche regionali (CER), Comesa (Mercato Comune dell’Africa orientale e meridionale), CEA (Commissione Economica per l’Africa) e SADC (Sothern Africa Decelopment Community), e che insieme riuniscono 530 milioni di abitanti per un Prodotto Interno Lordo totale di 630 miliardi di dollari, ossia più della metà della produzione economica dell’intera Africa.

Questa iniziativa a ridato vita all’interesse dei leader africani per l’allargamento della zona di libero scambio continentale. In effetti il commercio interafricano non rappresenta che il 10% degli scambi realizzati sul continente quando, nella zona dell’Unione Europea, i Asia o nel Nord America, il commercio interregionale rappresenta rispettivamente il 70%, 52% e 50% degli scambi. Inoltre, la parte di Africa nel commercio mondiale è ancora più esigua, visto che non ne rappresenta che il 2%. Creare un’opera come la ZLE in una dimensione come quella africana potrebbe dopare il commercio interafricano e portarlo fino a 35 miliardi di dollari da qui al 2022.

La ZLEC è un’iniziativa prioritaria dell’Agenda 2063 dell’UA. L’obbiettivo della ZLEC è quello di creare un solo mercato continentale di beni e servizi, stabilire la libera circolazione dei procacciatori d’affari e quindi aprire la strada all’unione doganale prevista per il 2022, per arrivare nel 202 alla comunità economica africana. Questo approccio graduale si giustifica con il fatto che l’integrazione deve innanzitutto essere consolidata al livello regionale, con il rafforzamento delle comunità economiche regionali (CER), che si fonderanno per dar vita alla Comunità economica africana. I Paesi che ne faranno parte saranno i 54 Paesi membri dell’UA con le 8 comunità economiche regionali. In una recente intervista rilasciata a Quartz, un alto funzionario della Banca Mondiale ha rivelato che un camion che porta rifornimenti a dei supermercati in Africa australe ha bisogno di 1600 documenti, tra licenze e permessi, per attraversare le frontiere legalmente. E pensare che la libera circolazione delle persone, il diritto di soggiorno e di permanenza sono i principi fondatori descritti nel capitolo VI del Trattato di Abuja.

In futuro, la zona di libero scambio continentale potrebbe imporre l’eliminazione di ostacoli come l’obbligo di visto che rallenta la circolazione delle persone alle frontiere. Lontano dall’essere risolta, rimane la questione della mobilità dei lavoratori tra Paesi africani, una delle questioni più spinose per i leader africani a causa dei problemi di instabilità politica o securitaria. Per l’Unione Africana il commercio e l’industria sono dei catalizzatori per lo sviluppo del continente e una volta avviata la ZLEC, la competitività dei prodotti industriali crescerà grazie allo sfruttamento del potenziale delle economie in un mercato continentale più ampio. L’iniziativa contribuirà anche a diversificare e trasformare l’economia africana, a migliorare la distribuzione delle risorse, a ridurre i prezzi nei vari Paesi e rendere l’Africa meno vulnerabile agli shock commerciali esterni. Inoltre, l’integrazione regionale del continente dovrà integrare i mercati regionali con delle infrastrutture efficaci che attirino gli investimenti e migliorino l’accesso a prodotti e servizi di migliore qualità

Sono stai ottenuti venti milioni di dollari per finanziare i primi progetti della ZLEC nei campi degli scambi e dei servizi, dell’investimento e della proprietà intellettuale. Sull’importo ottenuto finora da parte dei partner per lo sviluppo, il contributo degli Stati membri dell’UA ha raggiunto i 3 milioni di dollari per il 2016 e 4,9 milioni per il 2017.

Il lancio del passaporto elettronico africano, avvenuto a Kigali (Ruanda) durante la 27esima sessione ordinaria della Conferenza dei Capi di Stato e Governo dell’Unione Africana, è il primo passo verso la libera circolazione dei cittadini dei 54 Paesi membri in tutta l’Africa. Per ora l’iniziativa riguarda solo i Capi di Stato, di Governo e i Ministri degli Esteri. I cittadini africani manterranno il loro passaporto nazionale in attesa di vedersi recapitare un passaporto elettronico direttamente dall’UA. Un evento unico su scala mondiale anche se il miliardo di cittadini africani dovrà aspettare il 2025 per beneficiarne concretamente.

©Futuro Europa®

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