Vai avanti tu che… (Film, 1982)
Vai avanti tu che mi vien da ridere di Giorgio Capitani è una commedia che ricicla vecchie battute e presenta il sapore della fiction televisiva. Lino Banfi conferisce comicità genuina alla storia, ma non sono più i tempi d’oro della commedia sexy e la sua prima volta con Capitani, alle prese con il cinema di serie A, non è memorabile.
Il film è interessante perché ironizza con intelligenza sul poliziottesco, un genere che ha dato lustro al cinema italiano. Gli sceneggiatori Toscano, Marotta e Nasca imbastiscono una modesta trama gialla che mostra inseguimenti, sgommate, un minimo di vita poliziesca e di indagine, condita da battute da avanspettacolo. La musica di Piero Umiliani conferisce ritmo alla pellicola e sottolinea i momenti più divertenti. Il montaggio di Antonio Siciliano presenta tempi televisivi, ma ha un buon ritmo. Pasquale Bellachioma (Banfi) è un imbranato commissario di polizia che ogni volta combina guai sulla scena del crimine. Pino Colizzi è il superiore, un tipo determinato che porta a termine ogni missione con successo, nemico giurato di Bellachioma, al punto che vorrebbe trasferirlo in provincia di Trento. Il povero commissario è vessato da una ex moglie, da un cane San Bernardo che lo segue ovunque e da un figlio terribile che usa la sua casa per organizzare feste.
Il commissario Bellachioma cerca di riabilitarsi agli occhi dei superiori seguendo la pista di un travestito (Belli), importante testimone in una storia di attentati e utile per smascherare un killer internazionale (Mitchell). Il commissario perde la testa per il bel travestito, va in crisi per un sentimento che giudica contro natura, a un certo punto lei confessa di essere una donna, ma uno spiazzante finale fa capire che non è così vero. Il film si basa su vecchi equivoci già visti in precedenti commedie sexy e su battute abbastanza divertenti ma riciclate. Le trovate sono mediocri, ma resta comunque una discreta commedia sofisticata che evita cattivo gusto e cadute di stile, trattando un argomento spinoso con classe ed eleganza. Il tono è tipico della farsa, anche se lo schema narrativo segue le regole del giallo comico, della commedia poliziesca, basandosi su un interprete sfortunato e su una comprimaria sexy.
Lino Banfi ha tutte le caratteristiche per interpretare un imbranato commissario di polizia colpito da sfortuna e inettitudine. Tra l’altro l’aveva già fatto con buoni risultati comici in Brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia (1973) di Luca Davan (Mario Forges Davanzati) – è un carabiniere ma il senso non cambia – e lo farà di nuovo nel più importante Il commissario Lo Gatto (1986) di Dino Risi. Agostina Belli è molto sensuale, regala alcuni castigati striptease, diverse poste plastiche sul letto matrimoniale, ma si ricorda soprattutto quando Banfi le strappa la gonna e resta in calzamaglia trasparente.
Molte sequenze citano la pochade e la commedia sexy, come la parte che vede Banfi e Belli sul cornicione di una finestra mentre nella stanza si consuma un rapporto sadomasochista tra un uomo e una donna. Immancabile la persiana spalancata che colpisce sul volto il povero commissario che in tale occasione pronuncia la frase fondamentale del film: “Vai avanti tu che mi vien da ridere!”. Il nostro collegamento con la pasta sono alcune battute trash: “Quando la pasta non è al dente il cuoco è un deficiente!”, “La pasta al dente e il commissario non è fetente”, battute ingenue recitate con la tipica inflessione pugliese che fa sorridere. E poi c’è tutta la lunga sequenza della preparazione degli spaghetti con relativa cottura e scomparsa perché c’è sempre chi se li mangia prima dei due fuggiaschi. Infine citiamo la lite in autobus quando un forzuto passeggero tocca il sedere ad Agostina Belli e le sequenze dove Banfi si finge gay sfoderando una serie di movenze effeminate.
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Regia: Giorgio Capitani. Soggetto e Sceneggiatura: Franco Marotta, Marino Onorati, Sergio Nasca, Laura Toscano. Fotografia: Giorgio Di Battista. Montaggio: Antonio Siciliano. Musiche: Piero Umiliani. Scenografie: Elio Micheli. Produttore: Galliano Juso. Casa di Produzione: Titanus. Interpreti: Lino Banfi, Agostina Belli, Gordon Mitchell, Pino Colizzi, Nando Paone, Aldo Massasso, Luca Biagini, Chris Avram, Anna Teresa Rossini, Fabrizia Castagnoli, Stefano Antonucci, Dino Cassio, Diego Verdegiglio, Pietro Ceccarelli, Adriana Giuffrè, Mario Novelli.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]