Se devi dire una bugia… (Commedia Tv, 1986)
Se devi dire una bugia dilla grossa è l’adattamento e la traduzione della commedia Two into one di Ray Cooney, curato da Iaia Fiastri. La regia teatrale è di Pietro Garinei, mentre per il passaggio televisivo ha curato la direzione delle riprese Eros Macchi. Si tratta di una commedia inglese, che ha vinto importanti premi in patria e che negli anni ha avuto diverse messe inscena anche nel nostro paese. Debutta allo Shaftesbury Theatre di Londra il 24 ottobre 1984, diretta dall’autore, con interprete principale Donald Sinden (il politico) e nel ruolo del segretario Tom Conti. Da allora è stata rappresentata a Toronto, Berlino, Stoccolma, Tokio e New York. Alcuni testi classificano il lavoro italiano come un film per la televisione ma non è vero, si tratta di teatro, di una farsa teatrale alla Feydeau, molto vicina ai ritmi e alle situazioni che contraddistinguono la pochade. Il sale della commedia sono gli equivoci che si susseguono in maniera incessante, al ritmo di bugie sempre più assurde che scatenano una girandola di situazioni tipiche della commedia sexy e della commedia all’italiana.
Siamo a Roma, al Palace Hotel, con la coppia De Mitri (Quattrini – Garrone) in crisi coniugale, l’uomo (un politico socialista) sta organizzando un appuntamento con la bella segretaria della Fao Susanna Rolandi (Guida), grazie al segretario tuttofare Mario Girini (Dorelli), mentre in Parlamento si deve discutere un progetto di legge contro la pornografia presentato dall’onorevole Merloni. Equivoci a non finire che coinvolgono moglie, marito, segretario, ma anche il marito della Rolandi, il direttore dell’albergo e un buffo cameriere cinese. Alla fine marito e moglie scopriranno i reciproci tentativi di tradimento ma non potranno dire niente.
La commedia è ambientata in un albergo di lusso, con cambi di scena ridotti all’osso (tra reception e camere contigue), basata sul gioco delle porte e dello scambio di camere, su una trama incalzante, densa di equivoci e colpi di scena. Il paradosso è alla base del divertimento, da buona pochade sul tradimento e la difficoltà di portarlo a compimento in un albergo affollato, quando si tratta di personaggi in vista.
Cooney scrive una farsa – ben adattata dalla Fiastri – usando tutti i trucchi, i colpi di scena, le gag, gli equivoci, i battibecchi, i rossori, gli spaventi, gli armadi, i letti e le vestaglie del teatro nato per far ridere, ma anche per mettere alla berlina vizi e ipocrisie della società. Se devi dire una bugia dilla grossa gode della recitazione di tre attori straordinari come Paola Quattrini, Riccardo Garrone e Johnny Dorelli, ma anche di una partecipazione interessante della meno esperta Gloria Guida che si dimostra buona attrice di teatro, dai giusti tempi comici. Garrone è un perfetto politico maneggione coinvolto nelle situazioni più assurde da un segretario pasticcione e brillante come Dorelli. Paola Quattrini è molto brava come moglie insoddisfatta che prova a tradire il marito, Gloria Guida è una credibile amante, svampita quanto basta e molto sexy. Ultima interpretazione della bella attrice prima di lasciare le scene per dedicarsi alla famiglia. Bene Congia nei panni di un cameriere cinese impiccione e Crovetto come impassibile direttore d’albergo.
Molto curato l’allestimento, il solo difetto sta nel ripetersi delle situazioni e in un eccesso di equivoci che alla lunga può mostrare la corda. Commedia leggera, farsa briosa e intelligente che assicura un paio d’ore di sano divertimento, con un pizzico di attenzione all’attualità politica e – grazie all’adattamento italiano – una velata critica al sistema partitocratico della Prima Repubblica. La commedia è stata ripresentata nel 2000, sempre con protagonista femminile Paola Quattrini, con Anna Falchi (al debutto teatrale) nel ruolo della Guida, Fabio Testi in quello di Garrone e Gianfranco Jannuzzo nei panni di Dorelli. In tempi recenti è stato allestito una sorta di sequel: Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa (2012), per la regia di Giancarlo Guidi, interpretata da Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti, Miriam Mesturino, Ninì Salerno, Licinia Lentini e l’intramontabile Raffaele Pisu.
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Regia Teatrale: Pietro Garinei. Soggetto: Ray Cooney. Versione Italiana: Iaia Fiastri. Aiuto Regista: Tony Verner. Assistente alla Regia: Simona Maresti. Costumi: Susanna Soro. Luci: Giancarlo Bottone. Impianto Scenico: Carlo Maresti. Sigla: Vittorio Venezia. Regia Televisiva: Eros Macchi. Interpreti: Johnny Dorelli, Paola Quattrini, Gloria Guida, Riccardo Garrone, Vittorio Congia, Elio Rovetto, Aurora Trampus, Gianna Coletto, Gianni Williams, Stefania Ventura.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]