Terremoto, il MiBACT si rimbocca le maniche
Su un raggio di 20km dall’epicentro tra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, il bilancio approssimativo di 293 edifici di valore storico-artistico danneggiati dal sisma non è più stato aggiornato. All’interno delle unità di crisi, i nuclei regionali del Comando Carabinieri alla Tutela del Patrimonio Culturale hanno avviato i propri interventi di ricognizione a partire dal pomeriggio del 24 agosto, data del cataclisma. Si stanno ora cercando di mettere a punto le prime modalità di soccorso e di ideare le attività di recupero e ricostruzione successive, lì dove il Lazio è la regione più danneggiata.
L’unità di crisi nazionale che vede la partecipazione anche dei Carabinieri del TPC, si è riunita giovedì definendo già le prime operazioni da condurre. Si è pensato fin da subito di prevenire danni antropici, inviando anche i Caschi Blu della Cultura affinché recuperino le opere mobili da depositare in un luogo di ricovero, molto probabilmente l’Archivio di Stato di Rieti. Lì troveranno riparo le opere presenti in spazi colpiti, compresi gli archivi databili delle antiche parrocchie come delle piccole chiese.
Con riferimento agli edifici d’interesse culturale più colpiti, la ricostruzione è possibile, in buona parte con materiale originale; la necessità è quindi quella di raccogliere questi materiali in vista dell’inizio dei lavori, momento previsto per la seconda metà del 2017. La documentazione fotografica e i disegni relativi risulteranno fondamentali. Fondamentale sarà anche il consolidamento delle strutture lesionate.
La precedenza si è sicuramente data alle vite da salvare, tanto che l’entrata in campo del personale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Turismo (tecnici e restauratori) è stata prevista solo alla fine dello sciame sismico, oltre che per ragioni di sicurezza. In seguito ai sopralluoghi condotti dapprima nelle zone meno coinvolte, si è già potuta identificare una linea d’azione in ordine di rilevanza: da lunedì scorso, “Ad ogni bene verrà assegnato un codice, sulla falsa riga di quello sanitario”, ha spiegato il Prefetto del Ministero, Fabio Carapezza Guttuso, “ci saranno beni con il codice giallo e altri con il codice rosso, in modo da dare le giuste priorità di intervento.”
In un’area incastonata tra i Monti Sibillini e quelli della Laga, borghi italiani, musei diffusi a cielo aperto, patrimonio vittima di legislazioni antisismiche non applicate, dove il risparmio del momento si fa pagare moltiplicato per dieci in una unica soluzione, ma che più di tutto stritola vite sotto una valanga di macerie. La volontà è quella di ripartire lì dove è avvenuto il nefasto evento, ripristinando la configurazione urbanistica originaria, con un’ piano pulito che vedano il ritorno dei luoghi significativi per l’identità culturale dei cittadini e a livello turistico.
Ad Amatrice, il Museo Cola Filotesio, già chiesa di Sant’Emidio, che ha perso la propria Direttrice, Floriana Svizzeretto, riaprirà i battenti; il rosone tornerà a capeggiare sulla facciata trecentesca della Basilica di San Francesco; la Porta Romana, e la Porta Ascolana, torneranno ad accogliere e a salutare chiunque vi si rechi. Come ad Arquata del Tronto, la chiesa medievale di Santa Croce alla Torre rivedrà la copia della Sindone di Torino; e ci si augura il meglio anche per il monastero di Santa Chiara a Camerino e la chiesa della Collegiata in provincia di Macerata, due tra i numerosi crolli verificatisi.