Terremoto Centro Italia, le risposte dell’Europa
Quello delle catastrofi naturali è un ambito di emergenze che, così come gli attentati terroristici, mette in evidenza la necessità di un coordinamento sempre più serrato tra forze di sicurezza e di soccorso a livello nazionale e internazionale, per rendere efficiente la macchina degli aiuti. Il recente terremoto del 24 agosto che ha colpito l’Italia centrale è l’ultimo esempio di come ogni Stato membro europeo possa chiedere all’UE alcuni servizi di supporto tempestivi per affrontare disastri del genere.
In questi giorni di lavoro incessante per recuperare le persone sotto le macerie, l’Unione europea ha offerto il pieno sostegno all’Italia tramite l’attività del Centro di Coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC): si tratta di un sistema operante 24 ore su 24 atto a coordinare il Meccanismo di Protezione Civile europeo. Ha il compito di coordinare le azioni di assistenza verso paesi colpiti da disastri tramite la fornitura di beni e servizi di soccorso, squadre di intervento, esperti di settore e attrezzature specializzate; tutto ciò grazie a un collegamento costante con le autorità nazionale di protezione civile. Inoltre, l’ERCC fornisce servizi di monitoraggio tramite il Sistema Comune di Informazione e Comunicazione sull’Emergenza (CECIS), basato su di un sistema online di allerta in grado di fornire lo scambio di informazioni in tempo reale.
Per monitorare costantemente lo stato dei territori intorno ad Amatrice ed Accumoli, il nostro paese sta usufruendo del servizio offerto da Copernicus Emergency Management Service (EMS), il sistema satellitare europeo di mappatura dei territori colpiti da disastri naturali o causati dall’uomo. Copernicus è in grado di offrire un quadro sempre aggiornato delle aree colpite, mantenendo costantemente aggiornate le squadre di soccorso. Negli ultimi giorni l’Italia ha ricevuto anche un supporto addizionale, un aereo specializzato che sta circolando sulle aree colpite per produrre immagini ad alta risoluzione: così ha spiegato Alexander Polak, portavoce della Commissione europea per gli Aiuti umanitari.
Il Meccanismo di Protezione Civile dell’Unione europea è stato istituito per rispondere alle emergenze che si verificano negli Stati membri, aumentandone la capacità di pronto intervento. La dotazione finanziaria per il periodo 2014 – 2020 è di 368 milioni di euro, di cui 224 sono rivolti alle catastrofi nel territorio dell’UE e i restanti 145 per il supporto a paesi terzi. Il 112 è stato ufficializzato come numero unico europeo per le chiamate di emergenza.
Nel 2014 la Commissione ha davo il via a un altro braccio di supporto al Meccanismo UE di soccorso: si chiama European Emergency Response Capacity (EERC), un gruppo di lavoro volontario che riunisce squadre di soccorso ed esperti da tutta Europa, messi a disposizione dagli Stati membri per una più rapida risposta cooperativa ai disastri. Quasi una sorta di “esercito europeo degli aiuti”, in grado di assicurare una migliore pianificazione delle operazioni e un supporto ulteriore in caso di imprevisti.
Oltre a usufruire dei servizi di assistenza sul campo, per far fronte agli ingenti costi del terremoto l’Italia potrà richiedere il supporto del Fondo europeo di solidarietà, già utilizzato in passato per i terremoti di Molise, Emilia-Romagna e dell’Aquila. Creato nel 2002 dopo le inondazioni che hanno devastato l’Europa centrale, ha fornito assistenza finanziaria per ben 71 disastri di vario tipo. E’ necessario seguire un iter specifico per accedere al fondo: la richiesta deve essere inviata a Bruxelles dalle autorità nazionali entro 12 settimane dal disastro, e questa verrà accolta se l’impatto è “maggiore” (cioè con danni superiori ai 3,3 miliardi) oppure “regionale” (se superano l’1,5% del Pil regionale). La Commissione Ue avrà sei settimane di tempo per valutare la richiesta e, in caso di accoglimento, proporre una somma da approvare sia in Consiglio che in Parlamento UE.
I fondi europei devono essere utilizzati per le operazioni d’emergenza, dal ripristino delle infrastrutture (acqua, elettricità, strade, ospedali o servizi di telecomunicazione), vitto e alloggio temporaneo per gli sfollati, protezione del patrimonio culturale, operazioni di pulizia.