Ganja Fiction (Film, 2013)

Ganja Fiction di Mirko Virgili è un’opera prima girata in un anno e mezzo, con cinquantamila euro di budget e una co-produzione tra maestranze, nelle suggestive location di Roma e Amsterdam. La scelta della capitale olandese, vista come paese dei balocchi, luogo dove tutto è possibile, dove droga e sesso sono liberi, strizza l’occhio ai giovani. “Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato”, fa dire il regista ai suoi personaggi nelle prime sequenze.

Il film è girato in veri coffee shop e riproduce l’atmosfera tipica di Amsterdam, tra canali solari da Venezia del Nord e postriboli notturni. Una voce narrante guida lo spettatore alla scoperta di un mondo cinico e perverso, dove marijuana e sesso la fanno da padrone, la micro delinquenza imperversa e non esistono personaggi positivi. Il regista e lo sceneggiatore vogliono farci capire che scelte sbagliate portano a compiere sempre altre scelte sbagliate. Nonostante tutto, il tono generale è da black-comedy, che di tanto in tanto si trasforma in thriller cupo dai contorni splatter, ricco di scelte originali come dissolvenze a tendina e rapide caricature a fumetti che immortalano i personaggi. Il film è girato molto bene, il regista ci sa fare, tra piani sequenza e macchina a mano, imprime velocità di movimenti e rapidità esecutiva, intrecciando diverse storie che si uniscono in un convulso finale.

Non entriamo nella descrizione degli eventi, di per sé concitata e intensa, diciamo solo che vediamo imbranati che sognano una donna e si mettono nei guai con gli usurai, poliziotti drogati e corrotti, bari di professione, perfidi mafiosi che si muovono in una Roma notturna e in un’Amsterdam dove tutto è lecito. Fotografia sporca, livida, dai contorni giallo ocra negli intensi notturni, stile Romanzo criminale e Suburra, secondo la lezione di Stefano Sollima. Intravediamo la conoscenza di Caligari (Non essere cattivo, ma anche il vecchio Amore tossico) da molte sequenze, così come lo stile di Tarantino influenza non poco regia e sceneggiatura, ai limiti del citazionismo (scena delle maschere e del ferito che ha bisogno di un medico). Il regista conosce per certo anche Joe D’Amato (evirazione a morsi del bandito) e il noir crudo di Fernando di Leo, che escono fuori con prepotenza da diverse scene. Ganja Fiction (Virgili è tarantiniano sin dal titolo) analizza una serie di esistenze marginali, mette in primo piano un sottobosco di piccoli spacciatori e delinquenti di periferia che cercano invano di cambiare vita ma falliscono sempre.

Certo, la sola cosa che deprime è che per catturare l’attenzione dei giovani si debba parlare di marijuana e inserire nell’opera una colonna sonora a base di pezzi rap alla moda. Ma è un segno dei tempi. Il film resta un ottimo esempio di un cinema di genere ancora possibile in Italia, sulla scorta di successi contemporanei come Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti e Guaglianone.

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Regia: Mirko Virgili. Soggetto: Mirko Virgili. Sceneggiatura: Guido  Ludovici. Fotografia: Samuel Masi. Musiche: Emanuele Bossi. Produzione: Spoilt srl. Produttore: Samuel Masi. Organizzatore Generale: Claudio Caminito. Genere: Commedia thriller. Interpreti: Andrea De Rosa (Becchino), Renato Solpietro (Sasà), Francesco Venditti (Mr. Nice), Eros Barbieri (Mr. Grady), Crisula Stafida (Bianca), Ludmilla Radchenko (Luna), G-Max (Bomba), Claudio Caminito (Spadino), Gianluca Tocci (Conte), Duke Montana (Salvo Rotella), Giorgio Grasselli (Vito Rotella), Francesco Primavera (Bazooka), Marco Mancini (Spettro), Fabrizio Sabatucci (Mago), Francesco Sabino (Geko), Andrea Conte (Ciccio), Gianluca Cortesi (Spillo), Pierfrancesco Botti (Mocio), Gabriele Reale (Baracchetta), Marco Maria Della Vecchia (fidanzato di Mr. Grady), Mario Nicolini (Minkio), Valeria Alessandri (Tania), Flavio Carnevali (Mr. Skunk), Ernesto Maieux (O’ Varano), Remo Remotti (signore anziano), Alfio Sorbello (Chiacchiu), Raffaele Vannoli (Fiato), Edoardo Pesce (ragazzo), Claudio Camilli (ragazzo), Antonio Tallura (capitano), Ciro Petrone (Foglia), Janet De Nardis (moglie baracchetta), Noyz Narcos (nel ruolo di se stesso). Durata: 120’ (Versione YouTube del 2015: 82’).

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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