M5S, se fallisce a Roma come può sperare in Italia?
“Il lavoro non si ferma”. E’ una rassicurazione quella del Sindaco di Roma, Virginia Raggi. “In Campidoglio con i consiglieri per il nuovo assessore al Bilancio”. Lo scrive domenica su Facebook, quasi a placare una crisi che sembra non finire. E’ Raffaele De Dominicis, ex procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio, il sostituto del dimissionario Marcello Minenna. Nel giorno in cui sui giornali si legge della notizia dell’assessore Paola Muraro, indagata per abuso d’ufficio e reati ambientali.
La reazione a catena di dimissioni nella squadra di governo capitolino della Raggi è l’ennesima riprova che governare Roma è difficile. Per il Movimento 5 Stelle, però, lo è di più. Lo avevamo scritto appena eletta: “Il rischio che possa restare ostaggio del direttorio è concreto”. Più che altro è un dramma. Il Sindaco – qualcuno si arrabbierà perché ormai tutti scrivono “la Sindaca” – è sottoposta alle decisioni, ai malumori, ai pensieri del direttorio, del contro direttorio e del direttorino. Gruppi di potere che, in sostanza, altro non fanno che limitare quello del Sindaco.
“Roma non fu costruita in un giorno”, cantava qualcuno. Figuriamoci se tutti i problemi della Capitale si possano risolvere in 70 giorni. Nessuno si aspettava la bacchetta magica della Raggi, sia chiaro. Il problema è che il Movimento è in crisi e la lente d’ingrandimento della faida tra correnti interne è il Campidoglio. Poveri romani. Dopo i rifiuti per le strade si devono sorbire anche una giunta incapace di trovare un equilibrio che possa garantire la governabilità.
Povera Italia, più che a altro. ”Gli errori vanno riconosciuti, se falliamo a Roma, finisce tutto”, ha detto Luigi Di Maio al Corriere. Non solo Roma, la questione è nazionale. Se Virginia Raggi non riuscisse a governare, il Movimento intero fallirebbe. Anche perché, come vai a spiegare agli elettori che non sei stato un grado di gestire l’Urbe, ma vorresti provare a guidare l’Italia?