Salvini alla resa dei conti
Con il Congresso federale della Lega Nord alle porte in casa del Carroccio si cominciano ad affilare i coltelli. Già perché la leadership di Matteo Salvini vacilla e l’effetto della Lega 2.0 comincia a perdere d’efficacia, sia in termini di comunicazione che soprattutto elettorali.
Il punto di rottura in Via Bellerio nasce con le Amministrative scorse. Il pessimo risultato nei principali Comuni e il fallimento al Sud del progetto “Noi con Salvini”, hanno mostrato tutti i limiti dell’europarlamentare che ha deciso di accodarsi ai movimenti della destra nazionale europea che troppo distaccano dagli ideali fondanti del leghismo.
Non sono poche le pagine dei giornali che da qualche tempo invitano il Segretario Federale a riconsiderare la propria posizione nei confronti della destra nazionale francese e tedesca (che ha appena mostrato in casa della Merkel la propria forza) perché – come sostiene il Governatore della Lombardia Roberto Maroni – molti nella Lega hanno ancora forte l’idea di federalismo, di una Europa dei popoli e non delle nazioni, modello questo diametralmente opposto a quello Lepenista, populista e nazionalista.
Ed è proprio l’ex Ministro dell’ Interno che ormai da qualche tempo non le manda più a dire a Salvini, contestando ogni singola opinione e facendo una opposizione neanche troppo velata alla sua leadership. A dar manforte a Maroni (anche se non lo ama particolarmente) è Umberto Bossi, il padre nobile della Lega che non ha mai nascosto la propria antipatia nei confronti di Salvinie e che anche lui ha iniziato da qualche tempo una guerra nei confronti di Salvini rispetto alle posizioni avverse a Forza Italia e Silvio Berlusconi.
Insomma in casa Lega le tensioni sono alle stelle. Salvini dal canto suo continua imperterrito a promuovere il suo pensiero ma nelle Regioni che contano le tessere per assicurarsi la conferma alla Segreteria nazionale cominciano a non tornare.
In tutto questo c’è però anche Zaia. Il Governatore veneto negli ultimi tempi ha evitato di schierarsi, evitando il confronto, senza esprimere il proprio pensiero su temi di discordia. Ma anche lui potrebbe essere un pretendente dello scranno salviniano. Sicuramente su posizioni meno intransigenti, potrebbe coalizzarsi con il suo collega lombardo facendo tramontare prematuramente la carriera di Salvini e magari recuperando il Sindaco di Verona da sempre in lotta con il Segretario federale.
Matteo S. ha quindi di che preoccuparsi. I prossimi mesi saranno fondamentali per ricucire i rapporti territoriali evitando di perdere il controllo del partito. Il rischio di essere messo da parte è molto grande ma la voglia di ricostruire un centrodestra italiano, come lo definisce Parisi, liberal-popolare, è molto più forte della linea nazional-popolare lepenista sposata da Salvini.