La buca (Film, 2014)
La buca di Daniele Ciprì è un film che si aggiudica alcuni meritati premi per la suggestiva musica di Pino Donaggio, la fotografia anticata di Ciprì e gli effetti speciali d’epoca curati da Reset VFX. In compenso viene visto soltanto da pochi frequentatori di festival e salette di cineclub, perché la distribuzione risulta carente. Peccato, perché si tratta di un buon prodotto artistico, se paragonato a quanto passa il convento del mediocre cinema italiano contemporaneo. Si nota uno stile d’autore, da sempre rintracciabile nell’opera di Daniele Ciprì, sia che lavori da solo che con il collega Franco Maresco. La fotografia sporca, i suggestivi flashback, le parti oniriche e certe dissolvenze, unite a ispirati piani sequenza portano alla memoria le cose migliori prodotte dalla coppia di autori siciliani. Tra i lavori memorabili: Lo zio di Brooklyn, Come inguaiammo il cinema italiano, passando per i filmati di Cinico Tv e Totò che visse due volte.
Vediamo la trama. Armando (Papaleo) è uscito di galera dopo aver scontato una lunga pena per omicidio e rapina a mano armata, ma si professa innocente. Adotta un cane trovato fuori dal carcere e in tale occasione incontra Oscar (Castellitto), avvocato misantropo e truffaldino, che lo aiuta nella pratica di revisione del processo e chiede un sostanzioso risarcimento. Tra testimoni falsi (un buffo messicano), la scoperta del vero colpevole reo confesso e una storia d’amore che torna dal passato, viene dimostrata l’innocenza di Armando, ma la beffa è che non sussistono i presupposti per il risarcimento danni. Non resta che la truffa, allora. Armando all’uscita dal tribunale viene investito, senza gravi conseguenze, da un autobus, ma sarà compito di Oscar progettare un processo legale per risarcimento.
Un film ben costruito, basato su una solida sceneggiatura e azzeccati colpi di scena, fotografato in maniera perfetta da Ciprì, montato con rapidità e girato con mano ferma e ispirata. Tutto ruota attorno a una buca, dove il legale truffaldino vorrebbe far cadere uno dei tanti falsi invalidi che assiste, buca che al termine del film viene ricoperta. Tra le cose migliori della pellicola sia il registro grottesco – vero e proprio marchio di fabbrica di Ciprì – che i flashback onirici degli eventi passati, senza dimenticare i volti stralunati e la descrizione della follia che ricordano i tempi di Cinico Tv. Musica d’epoca di Pino Donaggio che va a scovare pezzi come Sentimental ricordando melodie del passato. Da rivedere o da scoprire, se ve lo siete lasciato sfuggire al cinema, con l’aiuto di passaggi televisivi e supporti Home Video.
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Regia: Daniele Ciprì. Soggetto e Sceneggiatura: Daniele Ciprì, Massimo Gaudioso, Alessandra Acciai, Miriam Rizzo. Fotografia: Daniele Ciprì. Musiche: Pino Donaggio, Zeno Gabaglio. Scenografia: Marco Dentici, Laura Casalini. Costumi: Grazia Colombini. Durata: 90’. Genere: Commedia Grottesca. Produzione: Passione, RAI Cinema, Imago Film, Reset VFX srl. Paesi di Produzione: Italia, Svizzera. Produttori: Alessandra Acciai, Villi Hermann, Giorgio Magliulo, Michela Pini. Distribuzione: Lucky Red. Interpreti: Sergio Castellitto, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi, Teco Celio, Sonia Gessner, Mauro Spitalieri, Jacopo Cullin, Ivan Franek, Moisè Curia.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]