USA e Cina, una firma per il clima
Il G20 di Hangzou resterà nella storia per l’annuncio della ratifica da parte di USA e Cina dell’accordo di Parigi sul Clima. Dopo la firma dei due maggiori emettitori mondiali di gas serra, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ‘ha auspicato’ che altri Paesi ratifichino l’accordo e si è detto ‘ottimista’ sull’entrata in vigore dell’accordo di Parigi entro la fine dell’anno. Un accordo storico, quello di Parigi sul Clima, che simbolicamente trova luogo in quell’Europa che più di ogni altro attore internazionale ne è stata artefice. Ma della ratifica, complessa per l’istituzione, l’Unione Europea ha solo, per ora, avviato l’iter. E l’Italia? Firmerà entro l’anno, stando alla risposta del ministro dell’Ambiente Galletti ad una interrogazione sul tema del presidente della Commissione Ambiente della Camera Realacci.
Per la ratifica dell’accordo di Parigi esiste una dead-line ideale: è l’inizio della COP22 di Marrakech, previsto per il 7 novembre. E’ a questa data, a questa urgenza, che tutti fanno riferimento, in un contesto che è ‘di svolta’, o di ‘conversione ecologica’ dell’economia come lo ha descritto Papa Francesco, autore della Laudato si’, e nel quale quindi gli aspetti simbolici valgono almeno quanto quelli sostanziali. Anche se rinunciando a strumenti vincolanti per le singole economie, l’accordo di Parigi ha segnato infatti un punto di svolta: ha sancito che l’economia non potrà più intendersi se non come sostenibile. Un concetto che a livello mondiale è già diffuso, grazie soprattutto a quel nucleo di concetti nato e sviluppato nel Vecchio Continente e presente tanto nella cultura dei suoi Paesi quanto, caso unico al mondo, nell’ordinamento e nella legislazione della stessa Unione Europea.
Un concetto, quello di economia ecologica, sostenibile, che da Parigi in poi diverrà irrinunciabile nei programmi politici e nella produzione commerciale, nelle aule scolastiche e nei corsi universitari, e dovrà far breccia soprattutto in quelli che ancora oggi sfornano manager più orientati agli aspetti finanziari che a quelli produttivi dell’economia. Ecco perché è importante che Italia ed Europa, culle del pensiero ecologico, ratifichino al più presto l’accordo del quale sono i principali autori.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]