Torno a vivere da solo (Film, 2008)
Torno a vivere da solo di Jerry Calà è un film stroncato da tutti, vituperato da pubblico e critica. Troppo facile parlarne male. Mi sforzerò di non farlo, anche perché non lo merita. Certo Calà, si propone di imitare l’inimitabile, quel Vado a vivere da solo (1982), opera prima di Marco Risi che valse al giovane regista la candidatura al David di Donatello come miglior esordiente. Altri tempi, altra freschezza, Calà era giovane (31 anni), smuoveva folle di ragazzini che impazzivano per i suoi Prova!, Libidine! e altre piccole follie inventate insieme ai Gatti di Vicolo dei Miracoli. Torno a vivere da solo è un sequel tardivo che in parte riunisce i comici veronesi, visto che Umberto Smaila si occupa delle suggestive musiche d’epoca e che nel cast c’è suo figlio Rudy. In tempi recenti Calà ha fatto il miracolo di riunire lo storico gruppo al gran completo nel film 2016-Odissea nell’ospizio, di prossima uscita.
Tornando al nostro film, va da sé che 26 anni dopo, molte gag comiche sono appannate e funzionano meno, ma Calà è abbastanza intelligente da non abusare del vecchio repertorio, impostando un film diverso su tematiche realistiche. Calà è ancora una volta Giacomo (non più Giacomino), ha superato i cinquant’anni, vive a Milano, ha appena divorziato dalla moglie Francesca (D’Aquino) e manda avanti un rapporto difficile con i figli Chiara e Paolo che vede nel fine settimana. Giacomo ha come collega e amico Ivano (Iacchetti) che gli sta molto vicino e non si fa mai i fatti suoi, provocando spesso un po’ di confusione. Un bel giorno, anzi una sera a cena, scopre che l’amico è gay e che sarebbe persino innamorato di lui. Non è la parte migliore del film. Giacomo tenta di portarsi a letto Jessica (Henger), ex moglie di Nico (Johnson), un donnaiolo che finirà per insidiare sua moglie, ma alla fine sarà un transessuale brasiliano (De Natividade) ad aprire gli occhi a tutti e a diventare il compagno di Ivano.
Molte le citazioni da Vado a vivere da solo, soprattutto l’appartamento da scapolo che per l’occasione viene rimodernato da un architetto gay, dove non può mancare la tazza del cesso collegata al juke-box che negli anni Ottanta fece impazzire il pubblico dei teenager. Piero Mazzarella nei panni di un clochard filosofo è straordinario, non sono da meno Paolo Villaggio e Gisella Sofio come genitori di Giacomo. Diligente la D’Acquino, pessime – soltanto belle presenze – la Henger e la Ingerman. Jerry Calà e Gino Capone si propongono di attualizzare la storia di Marco Risi prendendo un ultracinquantenne in crisi coniugale e facendolo tornare a vivere da solo. Parafrasando la mitica frase del primo film rivolta ai genitori (“Intendiamoci, i soldi… me li date voi?”), qui i soldi ce li mette solo il divorziato in crisi, sia per la moglie che per i figli. Il tema è serio, a tratti fa persino pensare, anche se stonano non poco i siparietti televisivi con Don Mazzi e Mara Venier, soprattutto lo stucchevole finale retorico.
Calà è ironico, caustico, poco eccessivo e quasi mai volgare, tratteggia un maschio in crisi d’identità che riscopre la bellezza della vita grazie alla semplicità di una brasiliana conosciuta per caso. Si ride amaro di fronte a eterni bambinoni mai cresciuti, a mogli cinquantenni che se la fanno con ragazzini e a vecchietti presi in giro da prosperose badanti. Si sorride a fatica di fronte al dramma di famiglie sfasciate e prive di ogni valore morale, così come fa persino soffrire la figura del padre caustico (Villaggio) stufo della moglie che vorrebbe cambiar vita dopo cinquant’anni di matrimonio. Si può accusare Calà di essere superficiale, vecchia critica che tocca anche i Vanzina e la scuola è simile. Vero che fa comicità facile, a base di doppi sensi e battute scontate, ma in diverse parti del film mette il dito sulla piaga e riesce a raccontare quel che siamo diventati. Non è un bello spettacolo. Ma non è mica colpa sua. Lui è un comico che cerca di far ridere con la materia che la vita mette a sua disposizione. Dopo il modesto Vita smeralda un buon rientro sulla scena. E ora attendiamo al varco il ritorno dei Gatti!
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Regia: Jerry Calà. Soggetto e Sceneggiatura: Jerry Calà, Gino Capone. Fotografia: Duccio Cimatti. Montaggio: Patrizio Marone. Musiche: Umberto Smaila. Scenografia: Alfonso Rastelli. Costumi: Giovanna Tresoldi. Durata: 104’. Genere: Commedia. Interpreti: Jerry Calà, Enzo Iacchetti, Tosca D’Aquino, Gisella Sofio, Paolo Villaggio, Eva Henger, Don Johnson, Randi Ingerman, Mercedes Henger, Nara De Natividade, Max Parodi, Rudy Smaila, Marco Milano, Don Antonio Mazzi, Mara Venier, Mattia Rovatti, Piero Mazzarella, Giorgio Vignali.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]