Montagna, aziende agricole dimezzate in 20 anni

Nell’arco di vent’anni le giornate di lavoro in agricoltura nelle montagne italiane si sono praticamente dimezzate, passando da 89 milioni a 47 milioni, con un crollo che ha costretto 320mila aziende agricole a chiudere i battenti, togliendo un’opportunità di reddito vitale a dipendenti e familiari che lavoravano all’interno delle imprese montane (dati Coldiretti).

Il 53% degli agricoltori ha abbandonato l’attività, determinando la scomparsa di 2,2 milioni di ettari di superficie agricola, con il territorio esposto al dissesto ed intaccato dai boschi, secondo l’elaborazione sui censimenti Istat.   Il rischio concreto è lo spopolamento della montagna anche dalla presenza degli allevamenti, che fino ad ora hanno garantito la biodiversità, ambiente ed equilibrio socio-economico per le zone più delicate dell’agricoltura italiana, in quanto quando una stalla chiude viene meno un intero sistema fatto di animali, prati, foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere l’abbandono ed il degrado delle zone montane.

Ci sarebbe, però, la possibilità di creare 35mila nuovi posti di lavoro dall’aumento del prelievo di legname dai boschi che, oggi, occupano una superficie record 10,9 milioni di ettari. I boschi si sono impossessati dei terreni abbandonati con una densità che li rende impenetrabili con rischi per l’ambiente, la stabilità idrogeologica e maggior pericolo d’incendi. In Italia si utilizza solo il 30% della nuova superficie boschiva mentre in Europa, in media, se ne preleva almeno il 60%.

Il risultato è che l’Italia importa più dell’80% dall’estero con un importo di 3,7 miliardi nel 2015 ed un incremento del 6% nei primi mesi del 2016. L’Italia è, inoltre, il principale importatore di legna da ardere con 3,4 miliardi di kg nel 2015 e con un aumento del 5% all’inizio del 2016. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma impiega legna che arriva da Austria, Svizzera, Francia e Germania.

I boschi, se valorizzati con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare  non solo il serbatoio naturale di assorbimento del carbonio, ma anche un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’attività produttiva ad esso collegata, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna.

Un obiettivo da raggiungere con l’approvazione del nuovo testo forestale per la semplificazione della gestione attiva dei boschi, dando più valore al ruolo degli imprenditori agricoli per la qualità dell’aria e riconoscimento dei crediti di carbonio per il suolo agricolo, con lo sviluppo della filiera, 100% italiana, attraverso i Piani di sviluppo rurale e con l’incentivazione dell’utilizzo di legno, prodotto in Italia, negli appalti pubblici.

©Futuro Europa®

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