Italia delle Regioni

L’Associazione dei Comuni Italiani ANCI incalza governo e parlamento su materie strategiche per la vita dei cittadini come: 1. il “fondo nazionale per l’inclusione attiva delle persone povere o a rischio povertà”, che è stato approvato dal Parlamento ma è rimasto sulla carta; 2. oltre dal rifinanziamento dei fondi per l’edilizia scolastica; 3. stanziamento di fondi certi per il trasporto pubblico locale; 4  adeguato finanziamento del  bando per il recupero delle periferie; 5. adozione di azioni concrete di riconoscimento pieno dell’autonomia finanziaria, fiscale ed organizzativa dei Comuni,  che ha preso le mosse con la legge 2016.

Il presidente ANCI Piero Fassino: “Proponiamo la sottoscrizione di un patto tra Stato e Comuni che abbia al centro una vera e propria agenda nazionale analoga a quella europea urbana, che individui i fondamentali capisaldi della politica di finanza locale e del ruolo dei Comuni nella vita del Paese. Al centro di questa agenda dovrà esserci la restituzione ai Comuni di una piena e consapevole autonomia, che invece negli anni scorsi è stata fortemente sacrificata e compressa”. Lo ha detto il presidente dell’Anci Piero Fassino parlando con i giornalisti al termine del Comitato direttivo Anci svoltosi questa mattina a Roma, a poche ore dall’incontro che una delegazione di sindaci avrà con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti, sulla prossima legge di stabilità. Tema, quest’ultimo, esaminato nel direttivo insieme a quello dell’avvio di un Piano condiviso di gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza.

Fassino ha spiegato: “i Comuni chiedono che la legge di stabilità 2017 rafforzi e consolidi il riconoscimento pieno dell’autonomia finanziaria, fiscale ed organizzativa, che ha preso le mosse con la legge 2016”. Tutto questo grazie “alla fine dei tagli lineari, alla nuova versione del patto di stabilità, alla revisione della legge sulla contabilità ed anche al rilancio di importanti dì fondi come quello sull’edilizia scolastica e sul contrasto alla povertà”.

Autonomia finanziaria che, secondo il presidente Anci, significa “mettere ogni Comune della condizione di corrispondere alle politiche di spesa sociale e di investimenti necessari”; mentre sul versante fiscale, Fassino ha auspicato che nel confronto con il governo ci siano risorse per i comuni e le città.  Ma anche la chiusura di una serie di partite finanziarie pregresse, “come il riparto dei ristori dei gettiti Imu-Tasi aboliti, la chiusura della vicenda sulle spese degli uffici giudiziari sostenute dai Comuni, l’annosa questione della compensazione delle risorse nel passaggio da Ici ad Imu dopo le sentenze favorevoli del Consiglio di Stato e il risarcimento ai Comuni montani”.

Quanto, invece, all’autonomia organizzativa, Fassino ha indicato il “superamento del blocco del turnover per il personale” e soprattutto che “si proceda ad una vera ed effettiva e non formale semplificazione burocratica che consenta ai Comuni molta maggiore elasticità e flessibilità nella gestione quotidiana delle loro politiche, condizione per la crescita”.

Sul piano delle riforme istituzionali il presidente Anci ha accennato alla necessità di “operare un tagliando alla legge Delrio per colmare lacune e contraddizioni evidenziate nel suo percorso di attuazione”, così come ha sollecitato il governo perché “riprenda la discussione sulla proposta avanzata dall’Anci relativa alle gestione associata e delle unioni di Comuni”.

“Ma tutto questo – ha concluso Fassino – dovrà accompagnarsi con la predisposizione di adeguate risorse”, a partire dal “fondo nazionale per l’inclusione attiva delle persone povere o a rischio povertà, approvato dal Parlamento ma rimasto sulla carta e dal rifinanziamento dei fondi per l’edilizia scolastica, per il trasporto pubblico locale e del bando periferie, oltre a risorse dedicate alle aree interne”.

L’ANCI sollecita la conclusione di “un patto nazionale del’accoglienza sottoscritto da Comuni, Regioni e Stato con il coinvolgimento pieno di tutti gli attori sociali, penso al vasto mondo del volontariato sociale, che fin qui ha contributo alle politiche di accoglienza sul territorio”. Questa la proposta illustrata dal presidente dell’Anci Piero Fassino alla stampa nel corso della conferenza che ha fatto seguito al comitato direttivo ANCI svoltosi recentemente a Roma. “Riteniamo che il tema dei profughi e dei migranti debba essere affrontato superando un approccio emergenziale e abbiamo proposto al governo un piano in sette punti che abbiamo discusso con il ministro Alfano il 6 settembre”, ha poi aggiunto Fassino.

Questo piano parte innanzitutto dalla “necessità di creare degli hub di prima accoglienza in ogni Regione evitando quello che troppo spesso avviene con il passaggio diretto dei profughi ai Comuni al momento dello sbarco”. Importante poi per il presidente Anci che “siano i sindaci l’autorità fondamentale su cui fare leva, superando gradualmente il canale di distribuzione dei profughi attraverso le prefetture”.

Un aspetto fondamentale per Fassino è poi quello di dare il via ad “un sistema diffuso che faccia leva su tutti gli 8 mila Comuni per evitare quell’addensamento sui piccoli Comuni che è spesso la vera fonte di molti problemi con le popolazioni nei singoli territori”. Un sistema diffuso “fondato sul criterio assolutamente cogente di proporzionalità tra profughi e dimensione del comune che li ospita”. Ancora l’Anci ha chiesto che si adotti un sistema di premialità per i Comuni che accolgono i profughi e che i Comuni possano utilizzarli per attività di varia natura, una sorta di impegno a restituire qualcosa alla comunità ospitante”.

Infine, due punti tecnici ma dalla importante ricaduta operativa nella gestione complessiva del fenomeno migratorio: da un lato, la semplificazione delle procedure di esame delle domande di asilo e l’accelerazione dei tempi; e dall’altro l’approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge – fermo da un anno – sui minori non accompagnati, questione che pesa in modo insostenibile sui bilanci dei Comuni”.

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