Roma e le Olimpiadi

Non so quali siano le opinioni dei nostri lettori a proposito della candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, ma suppongo che si dividano tra positive, negative e indifferenti. Io a Roma non vivo, pur essendoci nato e amandola molto, e cerco di vedere il problema con obiettività. E non so se sono controcorrente quando giungo a una conclusione negativa. Lasciamo da parte la polemica pro e contro i Cinque stelle, che hanno ben altre ragioni per essere combattuti.

La questione da porsi è di capire quali vantaggi e svantaggi porterebbero a Roma le Olimpiadi. Certo, sono un evento di grande portata mediatica per l’immagine di chi le ospita. Normale dunque che stimolino l’orgoglio campanilistico presente in tutti. Ma i “ritorni” sul piano economico-finanziario sono in genere negativi (vedi il caso della Grecia). Per alcuni Paesi e Città (come Pechino o Rio de Janeiro), ospitare le Olimpiadi è un modo per mostrarsi al mondo in una luce prestigiosa.  Ma Roma è, per la sua straordinaria ricchezza estetica e storica, una città che non ha alcun bisogno di cercare prestigio. Casomai, se si pensa di promuoverne il turismo, altri sono i problemi da affrontare e che qualsiasi visitatore straniero saprebbe  indicare: rete alberghiera,  viabilità, sicurezza, pulizia, trasporti interni e così via.

Qualcuno può pensare che le Olimpiadi siano un’occasione per ottenere dal Governo larghi mezzi necessari per opere d’infrastruttura, ma a mio avviso è uno sbaglio. Il Governo stanzierebbe miliardi, ma concentrati in qualche grande opera nel settore sportivo. Miliardi che tra l’altro non ha e creerebbero  un maggiore indebitamento.  Se poi lo Stato dispone di risorse, le investa nell’aiutare Roma ad affrontare i suoi veri problemi, senza curarsi di quale parte politica governi il Campidoglio.

Riassumiamo il problema in termini semplici: da una parte, spese ingenti, prevedibile aumento del caos del traffico nella Città, intasamento urbano, effimero aumento della presenza turistica; dall’altro, un’operazione utile non all’immagine di Roma quanto a quella di quei dirigenti politici che potranno vantarsi di aver portato a casa le Olimpiadi (sapendo bene di lasciare i problemi relativi ai successori).  Mi trovo dunque d’accordo con Virginia Raggi, che ha già detto, non senza un certo coraggio politico, un No rotondo, rendendo, come ha ricordato il Presidente del CONI, le prospettive di successo della candidatura pressoché nulle. D’altra parte, i romani che l’hanno votata a maggioranza conoscevano la sua posizione e quindi c’è da pensare che la condividano.

Da ultimo, diciamo che il precedente di Roma 60, spesso invocato, non serve: anche allora la spesa superò il profitto, ma eravamo usciti da non tanto tempo da una guerra perduta e la scelta di Roma come sede olimpica contribuì a reinserirci nel mondo; eravamo in piena ricostruzione e “boom” economico, l’apparato sportivo romano necessitava realmente una modernizzazione. E Roma era una città assai più ordinata e vivibile di ora per i visitatori da fuori. Il No alle Olimpiadi non risolverà i suoi problemi, ma questi hanno bisogno di investimenti mirati  e, soprattutto, di buona amministrazione.

©Futuro Europa®

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Un Commento

  • Perfettamente d’accordo: Roma ha bisogno di manutenzione, non di nuove opere. Manutenzione degli spazi pubblici, a cominciare dalle strade: le buche nell’asfalto. Quelle fra i sampietrini, che una volta venivano curati come dimostrano i lisci pavé delle foto d’epoca. Pulire le strade, e multare chi le sporca: turisti compresi, che ormai, come tutti, vengono a Roma abituati all’idea che vi si possa fare di tutto perché è terra di nessuno. Quanto ai lavori degli Anni ’60, penso all’Olimpica: una delle poche arterie funzionali della città è vero, ma diabolicamente tracciata a tagliare in due il grande polmone verde di Villa Pamphilj. Non credo che oggi la mentalità che porta ad imporre opere moderne su territori antichi sia cambiata.

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