Cina, verso il Termodinamico italiano
Il Nobel Carlo Rubbia suole ripetere che l’intero fabbisogno mondiale di energia potrebbe essere coperto da impianti ad energia solare pari ad un quadrato di duecento chilometri di lato. A renderlo possibile, una tecnologia sviluppata negli anni Duemila con Enea ed Enel, il Solare Termodinamico a Concentrazione (CSP). E così andrebbero in pensione le centrali a carbone, a gas, a petrolio, e quelle nucleari. Il primo motore di energia naturale, e l’ultima generazione di impianti capaci di sfruttarla, possono realizzare questo risultato straordinario: ne sono convinti i Cinesi, che soffocati dallo smog e visti i risultati di un primo grande impianto sperimentale realizzato con l’italiano CSP, hanno deciso, notizia di questi giorni, di costruirne non un altro, ma ben altri venti. Tutto grazie alla ricerca e alle imprese del nostro Paese: il componente essenziale degli impianti finora messi in cantiere dai Cinesi, ovvero il collettore di calore concentrato dagli specchi, è infatti quello ‘inventato’ dagli Italiani quindici anni fa; che oggi è fornito da un’azienda italiana, la Archimede Solar Energy, di Massa Martana.
Il Solare Termodinamico a Concentrazione italiano, o CSP, sfrutta l’energia solare, ma in modo diverso dal fotovoltaico: non ‘scalda’ direttamente attraverso i pannelli, ma tramite specchi concentra l’energia su un collettore, che a sua volta scalda acqua che alimenta turbine che producono energia elettrica da immettere finalmente in rete. Non è adatto quindi a impianti domestici, ma non è impattante come i grandi impianti termici, o come i solari termodinamici – non stiamo parlando dei fotovoltaici, dei ‘pannelli solari’ – di precedente generazione.
Il CSP è in realtà l’evoluzione di un’evoluzione: fin dalle esperienze del siracusano Archimede era nota alla scienza la possibilità di concentrare con specchi il calore solare verso un ‘focus’ o un accumulatore che vi sia posto. Nel secondo Novecento, molte centrali progettate sulla base di questo principio sono sorte nel mondo, in particolare nel continente americano: negli Stati Uniti sono esemplari quelle di Kramer Juction, Daggett e Harper Lake, nel deserto del Mojave. Nel Duemila però Rubbia, l’Enea e L’Enel hanno riportato la tecnologia nell’Italia del Siracusano Archimede, risolvendo, con un’unica invenzione, quattro grandi problemi che poneva. L’ ‘uovo di Colombo’ è proprio nel collettore: il materiale riscaldato dagli specchi convergenti non è più l’olio utilizzato dagli impianti d’oltreoceano, ma è costituito da sali simili a quelli delle pile elettriche, contenuti in tubi posti frontalmente agli specchi concavi, a pochi metri dal suolo.
Quattro i problemi risolti. Primo, a parità di potenza l’impianto è meno impattante quanto a superficie coperta, perché essendo molto più produttivo può essere di minori dimensioni: i sali ’italiani’ raggiungono infatti temperature fino a 550 gradi, contro i 400 dell’olio. Secondo, l’impatto ambientale sul paesaggio è minore anche perché i collettori con i sali si trovano ‘a terra’, mentre gli specchi degli impianti Usa concentrano il calore verso un alta torre-contenitore di olio posta al centro. Terzo, se accidentalmente dispersi nell’ambiente, i sali non inquinano come l’olio. Gli impianti a CSP italiani hanno quindi un impatto ambientale molto basso rispetto al termodinamico di precedente generazione. Per non parlare, naturalmente, del confronto con le centrali a gas, carbone o petrolio.
Ma il più importante problema risolto dall’innovazione Rubbia-Enea-Enel è stato il superamento della principale obiezione posta, nell’industria dell’energia, agli impianti solari: il fatto che, in assenza di insolazione, non erano produttivi. A differenza dell’olio infatti, i sali utilizzati dal CSP, simili a quelli delle pile, accumulano energia proprio come comuni pile elettriche. Come rese noto nella allora campagna di promozione del CSP, il Solare Termodinamico a Concentrazione ‘produce energia anche di notte’. In pratica, soprattutto se installato in regioni ad alta insolazione, è in grado di immettere energia in rete in modo costante, non richiedendo ‘correttivi’ di tensione da parte delle centrali a energia fossile, costantemente in funzione. Un’invenzione straordinaria: che in Italia portò tuttavia alla realizzazione di un solo piccolo impianto sperimentale a Siracusa, città di Archimede, mentre il nostro CSP sta oggi guadagnando successo nel mondo.
Stanno investendo sulla nostra tecnologia i Paesi Arabi, che grazie al CSP possono risparmiare il petrolio per alimentare il loro consumo interno, il Giappone alle prese con la necessità di sostituire le sue centrali nucleari, e la Cina, che ha affrontato con decisione l’inquinamento atmosferico dovuto alle sue centrali a carbone investendo massicciamente sulle Rinnovabili, a cominciare proprio dal Solare Termodinamico a Concentrazione realizzato con tecnologia italiana. L’Amministrazione Nazionale per l’Energia della Cina ha presentato un piano che prevede venti centrali nelle province di Gansu, Hebei, Mongolia Interna, Qinghai e Xinjiang. Le centrali dovrebbero entrare in funzione entro il 2018, e fornire complessivamente 1,35 gigawatt. Grazie, Italia.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]